«La Cassazione è al collasso» di Giovanni Bianconi

«La Cassazione è al collasso» I giudici della Suprema Corte chiedono l'intervento del Parlamento «La Cassazione è al collasso» //presidente a Scalfaro: troppi ricorsi Giovanni Bianconi ROMA _ : Ciascuno di loro, dicono le statistiche, redige in media un provvedimento al giorno per ogni giorno lavorativo, e in un anno partecipa alla definizione di 1500 processi. Di più, assicurano, non possono fare, eppure il cumulo di lavora aumenta, E allora? Allora si riuniscono in assemblea - parola che suona un po' fuori luogo nei corridoi altissimi e stantii del «palazzaccio» di piazza Cavour - e chiedono a governo e Parlamento di intervenire in fretta per salvare ciò che sono e rappresentano: la Corte Suprema di Cassazione, massimo custode del diritto e della corretta applicazione della legge- A chiamarli a raccolta è stato il primo presidente Ferdinando Zucconi Galli Fonsoca, un signore che a meno di tre mesi dalla pensione (e a sette dalla nomina, avvenuta a ottobre '98) sta tentando una piccola rivoluzione, di cui l'assemblea generale degli «ermellini» - la prima dopo diciotto anni - è uno dei segnali. Di fronte al capo dello Stato, ai presidenti delle Camere e al ministro della Giustizia, Zucconi lancia il suo grido d'allarme: lo '(stai o insoddisfacente della Corte», dice, è sotto gli occhi di tutti, e «si riversa sull'intero sistema giudiziario italiano». E se finora, bene o male, l'istituzione ha comunque retto, adesso «si è giunti a una soglia critica». Il lavoro è troppo, «a causa dell'ammissione generalizzata dei ricorsi e del flusso incessante di una legislazione ambigua e mai consolidati!». E' mai possibile, chiede il primo presidente, che ad intasare gli uffici del «palazzaccio» debbano arrivare perfino i ricorsi contro gli ordini dei Questori che vietano l'ingresso degli ultras violenti ne- gli stadi, o le lamentele di ogni detenuto al quale viene negato un permesso? A pensarla così sono praticamente tutti i giudici (anche il ministro dà loro ragione), e al primo punto del documento fmale finisce la richiesta di riformare l'articolo 111 della Costituzione, che oggi non pone limiti alla proponibilità dei ricorsi. Gli «ermellini» vorrebbero «un sistema di filtri che consenta alla Corte di decidere in pubblica udienza soltanto i ricorsi che pongano questioni di diritto e di particolare rilevanza». L'auspicio è che l'accordo trovato nella commissione Bicamerale per una riscrittura di quell'articolo (ricorsi possibili «solo nei casi previsti dalla legge») possa essere recuperato nella discussione per l'inserimen¬ to nella Costituzione dei princìpi del «giusto processo». Ma anche altre riforme di sostanza vengono chieste al potere esecutivo e legislativo, mentre l'idea di rendere esecutive le sentenze conformi dopo due soli gradi di giudizio viene bocciata nella votazione per alzata di mano, ripetuta due volte per non sbagliare i conti. Ascoltate le quattro relazioni volute dal primo presidente, i giudici si susseguono al microfono per interventi che Zucconi limita inderogabilmente ai cinque minuti previsti, e ritornano anche i temi «caldi» sollevati dalle recenti sentenze che hanno destato polemiche o scandalo: dallo stupro in blue jeans ai video porno mostrati ai bambini, fino alla violenza sulla donna incinta. I magistrati che hanno materialmente redatto quei verdetti difendono il loro operato - «con le leggi vigenti non potevamo fare altro» - ma c'è pure qualcuno che dalla tribuna dell'aula magna denuncia «un certo scollamento della Cassazione dalla società». A dirlo forte e chiaro è Gabriella Luccioli, uno dei ventidue giudici con la gonna che lavorano alla Corte suprema, prima donna a sedere su uno scranno del «palazzaccio», nel 1990. Quando Zucconi, inesorabile, le toghe la parola perché i cinque minuti sono scaduti, la signora giudice fa in tempo ad auspicare «uno sforzo di riflessione che metta in discussione i nostri schemi culturali, talvolta superati». La platea, fatta in gran parte di grisaglie e teste canute o calve, applaude. La «riflessione collettiva e pubblica» voluta dal primo presidente significa pure necessità di autocritica; proprio Zucconi, qualche settimana fa, aveva scritto ai giudici lamentando che troppo spesso le loro sentenze entrano nel merito dei processi, mentre compito della Cassazione è quello di limitarsi al giudizio di legittimità. Rilievo (e non era il solo) che aveva suscitato qualche malumore tra i giudici di piazza Cavour. Nel documento finale vengono inserite nuove «misure organizzative» per razionalizzare e sveltire il lavoro, come quella che prevede la «redazione di motivazioni concise». Al Csm viene poi raccomandato di «privilegiare i requisiti attitudinali e di merito» nella nomina dei giudici di Cassazione, che significa non tenere conto solo dell'anzianità dei candidati e non trasformare la Corte nel «rifugio» di magistrati sottoposti a trasferimento d'ufficio. Anche questa sarebbe una rivoluzione, e nemmeno tanto piccola.

Persone citate: Gabriella Luccioli, Scalfaro, Zucconi

Luoghi citati: Roma