La base di An: no al patio con Segni di Aldo Cazzullo

La base di An: no al patio con Segni L'alleanza col leader referendario per le Europee suscita diffidenza nelle sezioni «storiche» romane La base di An: no al patio con Segni «Ci fidiamo di Fini, ma arrivano troppi ex de» Aldo Cazzullo ROMA «Sogni? Dobbiamo imbarcare un altro de senza fissa dimora, che ci tradirà, come ha fatto questo qui?». 11 ragionier Michele Caresani indica i ricciolini di Angelo Sanza che ondeggiano dalla foto sulla parete. «E' il parlamentare di questo collegio. Eletto da noi di An. Ora sostiene D'Alema. Chi ci dice che Mariotto non si comporterà come lui?». Altre voci: «Nel '93 appoggiò Rutelli». «Per colpa sua, l'anno dopo Berlusconi scese in campo». «E' stato lui a...» <E basta! Gianfranco sa quel che fa. Abbiamo preso con noi Palmella. Possiamo digerire Segni, che almeno è contro l'aborto e la droga libera», taglia corto Mario Mariella, il segretario della sezione, anzi, presidente di circolo, come si dice adesso. Siamo al Tiburtino-Portonaccio, V circoscrizione, già feudo rosso (il pei era al 50%). «Cui abbiamo combattuto per anni in difesa dell'identità missina - spiega Mariella -. Non sarà certo un'alleanza elettorale con l'Elefante a incrinarla». In effetti. Alle pareti, accanto alle foto di Fini in visita e della rivolta di Bucarest contro Ceausescu, l'effigie di Leon Dcgrelle, di Ezra Pound, di Francesco Cecchin «ucciso nel '79, a 17 anni, dall'odio comunista», firmato «1 camerati», un calendario 1997 dell'Aeronautica aperto sull'illustrazione della trasvolala di Italo Balbo, primo piano della mascella del Duce con citazione del discorso del Lirico, il ed con l'ultimo comizio di Abiurante, il simbolo della X Mas, un fascio littorio cimelio della marcia su Roma. «Non diventeremo mai libcraldomocratici - riconosce un altro militante, Marcello Massa -. Siamo pronti a un'alleanza tattica con loro, però». Non è d'accordo il cicerone del nostro viaggio tra le sezioni di An, Teodoro Buontempo, il dirigente che meglio incarna l'identità missina: «Andare oltre il Polo non significa riunire gli Stati Generali dei vecchi partiti». (mingono le novità di giornata: Eini <; Segni si sono visti per discu¬ tere di candidature e simboli. Ma l'Elefante, per ora, non gode di grande popolarità nella base di An. «E ci credo - sbotta Buontempo -: nel '96 perdemmo le elezioni perché il nostro simbolo sfumò in quello comune del Polo, e tanti per sbaglio votarono la Fiamma Tricolore». Forza Italia fa sapere che Fini e Berlusconi hanno fatto pace. Nelle sezioni, la popolarità del Cavaliere è ai minimi storici. «E' an¬ dato a Londra dalla Thatcher. Ma noi non siamo liberisti». «Al referendum ci ha ingannati». «Per il Quirinale è già d'accordo con D'Alema e Marini». «E poi quei 160 processi... - mormora Antonio Falconi, vigile urbano alla vigilia della pensione -. Possibile che i giudici ce l'abbiano tutti con lui?». Buontempo, però, lo difende: «Silvio ò sempre stato leale con noi. Non sfogate su di lui le frustrazio¬ ni che vi procura la nostra dirigenza». Alla sezione di Casalbertone, verso la Prenestina, frustrati non sono affatto. Qui la dirigenza, anzi, il dirigente, sorride a tutti denti dal ritratto sopra il tavolo delle riunioni. Di fronte alla foto di Fini, l'immagine di Mussolini. Alessandra, però. Questo circolo non ha combattuto battaglie, né difeso identità: inaugurato nel '97 («dal presidente in persona»), è guidato da un ex democristiano come Segni, Mario Majore: «Avere i pattimi con noi è un ottimo risultato. Non ho ancora discusso con gli iscritti, ma sono convinto che la maggioranza la pensa come me». Attorno a uomini come Mariotto la tradizione missina si salda (evaporando) con la borghesia moderata, che votava de in funzione anticomunista e ora cerca alleanze contro l'Ulivo. «La sinistra ha sottratto al Polo Dini, Cossiga, lo stesso Bossi - ragiona Fabrizio Ghera, capogruppo di An in questa circoscrizione -. Anche noi dobbiamo essere capaci di attrarre uomini che condividono, se non la nostra storia, almeno molti nostri valori». «Nella speranza - aggiunge Salvatore Landolina, un negozio di abbigliamento sulla Tiburtina - che dopo arrivi pure Di Pietro». Non c'è Di Pietro ma Borsellino, sul poster all'ingresso della sezione di piazza Bologna, storico quartiere nero, dove Fini fu segretario (ed è tuttora iscritto). E' rimasto una roccaforte dei ragazzi di destra, come attestano gli striscioni firmati Azione Giovani, ex Fronte della Gioventù: «Da Ustica si Cermis ancora una strage impunita, grazie Usa»; «Ribellione, antagonismo, dissenso». Non dal capo, però. «In un sistema bipolare è giusto allargare le coalizioni - argomenta Fabrizio Pastore, dirigente provinciale -. E Segni è certo più vicino a noi di quanto non siano tra loro Di Pietro e Cacciari». Fabrizio porta una felpa con versi di D'Annunzio, il suo amico Francesco Filini, che discetta di alleanze con malizia da Transatlantico, una maglietta con citazione di Pound. Alle pareti manifesti commemorativi della strage di Acca Larenzio (gennaio 1978, due missini uccisi da terroristi rossi e uno dalla polizia), appelli ai cittadini perché «denuncino le illegalità nel quartiere», foto di Ernst Juenger in diviso dello Gronde Guerra e di Domenico Gramazio detto Er Pinguino sul palco della Festa tricolore. Si chiama fuori Roberto, ex para della Folgore (di cui porta il distintivo all'occhiello): «Noi dello zoccolo durissimo siamo disamorati dei capi. Ci sembrano uguali a D'Alema». «Dicessero ogni tanto qualcosa di destra», aggiunge, parafrasando Nanni Moretti, Cristina Simeone, «31 anni, militante da 12». E non sa di ripetere l'invito che, qualche mese fa, una cronista rivolse celiando a uno dei leader della «destra sociale», oro neo-segniano. Ottenendo in risposta un tonante: «A' frocil». Sembra essere ai minimi storici anche la popolarità di Berlusconi «Al referendum ci ha ingannati» Teodoro Buontempo «Andare oltre il Polo non significa dover riunire gli Stati Generali dei vecchi partiti» A sinistra Mario Segni A destra il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini Il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Bucarest, Londra, Roma, Usa, Ustica