Milosevic promette a Bossi «Inviterò Annan in Serbia»

Milosevic promette a Bossi «Inviterò Annan in Serbia» Il leader della Lega e il Presidente un'ora e mezzo faccia a faccia nel castello di Belgrado Milosevic promette a Bossi «Inviterò Annan in Serbia» Giovanni Cerniti inviato a BELGRADO Benvenuto onorevole, una sigaretta? Slobo Milosevic offre una Dunhill. Questo strano tipo che arriva dalla Padania in camicia verde stinto va trattato bene, almeno non è un nemico e non bombarda. «Grazie, ma fumo il sigaro», risponde Umberto Bossi davanti al primo caffè turco della sua vita, «che broda». Dieci e trenta del mattino al Castello Bianco. Milosevic e il ministro degli Esteri Jovanovic incontrano Bossi, Domenico Cornino e Alberto Morandi, pure loro in verdolino. Novanta minuti di fumo e caffè. Sostanza? A sentire Bossi ce n'è. Chi ha pessima considerazione del personaggio può fermarsi qui e giocare col Bossi che va alla guerra, l'avventura di un padano strambo in gita sotto le bombe. Chi lo vuol prendere sul serio deve riconoscere che un incontro con Slobo, e proprio in queste ore, può aiutare a capire cosa meditano nelle stanze e nei bunker del Castello Bianco. Una svolta è vicina oppure no? «Vedo uno sprazzo, un barlume. Forse questa guerra si può fermare», dirà Bossi. Come? In una conferenza stampa all'Intercontinental Hotel, serissimo, prudente, in versione diplomatico, Bossi ha spiegato che un obiettivo l'avrebbe raggiunto: «Milosevic, su nostra richiesta, ha dichiarato che inviterà il segretario generale dell'Onu a Belgrado». Il Padano che ferma la guerra, e si potrebbe ironizzare. Ma Bossi, mentre sta per ripartire diretto al confine con l'Ungheria, aggiunge dell'altro: «Io sono venuto qui per spiegare a Milosevic che non possono continuare a chiudersi nel loro grande orgoglio di piccolo Paese attaccato dalla potentissima Nato. Si debbono muovere. Il pericolo, per loro, non sono solo le bombe Nato. Il vero missile puntato contro i serbi sono i profughi: in Europa, nel mondo, basta un telegiornale con i profughi in fila e per loro è finita. Avessero pure mille ragioni hanno già perso». Quando arriva al Castello Bianco, Bossi sa delle interpretazioni contrastanti sull'incontro di giovedì tra Milosevic e Cer- nomyrdin. Sa del missile sulla Tv serba e chissà quanti morti. Per una buona mezz'ora Milosevic si sfoga contro la Nato, l'aggressione e le bombe che cadono su fabbriche, ospedali, le sue case e i suoi serbi. «Ecco, presidente - lo interrompe - il problema è proprio questo. Se guarda al futuro deve mettere nel conto che quelli continueranno, andranno avanti a bombardarvi per mesi perché l'attacco via terra sarebbe un massacro che non potrebbero reggere. Se lei rimane in una posizione di isolamento, se non fa qualcosa, le distruggeranno tutto il Paese». E' a questo punto che Bossi gioca la carta Kofi Annan. «Va bene, lo inviterò», risponde Milosevic. Bossi gioca anche la carta Rugova, leader dei moderati del Kosovo. «Lo lasci andare all'estero, così non diranno che è suo ostaggio». Cornino offre una Philip Morris, Milosevic ringrazia, accende e risponde: «Ma certo che Rugo¬ va può andare all'estero». E noi, chiede adesso Bossi, lo potremmo incontrare? «Se Rugova è d'accordo non vedo il problema». Poi, e sarà la parte più delicata, ancora sulla possibile svolta. Bossi non vuol riferire le parole di Milosevic. «Da quel che ho sentito si rende conto della necessità di uscire dai bombardamenti, non può lasciare che il Paese venga distrutto. L'invito ad Annan è la strada giusta, è il ritorno alle regole del diritto internazionale. Potrebbe condurre all'intervento di una forza Onu, e mi rendo contò che bisognerà intendersi sul termine "forza". Milosevic tratterà con Annan, ma sa benissimo che una qualsiasi presenza dell'Onu comporta armi, se non altro per difesa...». Ben consapevole di non essere a Pontida, Bossi in grisaglia e verdolino pare un diplomatico prudente e soddisfatto. Un padano come lui non può incontrare Milosevic e parlare a nome dell'Italia. «Ho fatto presente che la nostra missione è autonoma, la prima delegazione di un partito che sta all'opposizione in un Paese Nato». Slobo già sapeva e ha gradito. «Mi ha detto che il governo italiano può avere un ruolo decisivo per fermare le bombe». E forse per questo, mezz'ora dopo la conferenza stampa, Bossi è in un angolo dell'Intercontinental attaccato al suo telefonino con carrozzeria dipinta di verde. Prima di raggiungere Belgrado aveva avuto contatti con Palazzo Chigi e la Farnesina. E adesso, onorevole Bossi, con chi? «Governo», risponde vago, e non sarà stato per riferire che il caffè turco non gli piace. Poi l'attesa. Incontra Rugova? Riparte? E che fine avrà fatto Andreas Kockis, l'operatore italo-ungherese di TelePadania che ha avuto la geniale idea di filmare il Castello Bianco ed è stato fermato dai militari? Bossi riparte via Budapest e dice che tornerà presto. «Forse già lunedì incontro Rugova e poi dovrei andare in Kosovo», dice. Forse un altro incontro con Milosevic. «Il suo governo è per la parità di tutte le etnie in Kosovo ed è favorevole al ritorno dei profughi», e per Bossi è un altro passettino in più. «Bisogna rimediare all'errore madornale di sostituire un giudice sopra le parti come l'Onu con i missili della Nato. Bisogna assolutamente fermare le bombe, e Milosevic l'ha capito». Bombe che nella notte anche Bossi ha ben sentito: l'allarme aereo, i traccianti, il missile contro la tv, le immagini di morte in diretta dalle altre tv di Belgrado. «Arrivi qui e di giorno non ti rendi conto che è guerra. Ma l'avverti di notte e te ne accorgi al mattino. Per fermarla non resta che sperare nell'Onu». E in Milosevic. Perché, se l'invito per Annan non parte, il Padano che va alla guerra i missili li eviterà. Le pernacchie forse no. fi fi Gli ho spiegato che non possono continuare a chiudersi nel loro orgoglio di piccolo Paese attaccato. E adesso voglio incontrare Rugova, forse lunedì e poi tenterò di andare in Kosovo ip j £ fi Dopo questa visita ho una speranza in più per la fine del conflitto Slobodan su nostra richiesta ha dichiarato che inviterà il segretario dell'Onu in Serbia p j Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi e il presidente della federazione jugoslava Milosevic