«La Nato continuerà fino alla vittoria» di Francesco Manacorda

«La Nato continuerà fino alla vittoria» Per la prima volta si parla di sospendere i raid aerei se la Serbia darà inizio al ritiro «La Nato continuerà fino alla vittoria» // consiglio di guerra atlantico ribadisce la linea dura Francesco Manacorda inviato a WASHINGTON No alle proposte di Milosevic, sì alla sospensione degli attacchi aerei se da Belgrado arriverà un primo segno di pace. No - per il momento all'invasione con le truppe di terra in Kosovo, si ai bonibardamenti, che saranno anzi sempre più intensi e ai quali si aggiungeranno le sanzioni economiche. La parola d'ordine della Nato ò strangolare Belgrado in una guerra che, dice il premier britannico Tony Blair, «non possiamo e non vogliamo perdere». «Oggi mandiamo un messaggio chiaro di unità e determinazione - dichiara il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton enunciando il programma dell'Alleanza -: sostenere la nostra campagna aerea finché sarà necessario; tenere duro nelle nostre condizioni per sospenderla; sostenere l'iniziativa diplomatica per soddisfare queste condizioni; aumentare la pressione politica ed economica contro il regime di Belgrado, proteggere le nazioni di cordine minacciate dalle azioni di Belgrado». E Javier Solana, segretario generale dell'Alleanza, ha un solo messaggio: «La campagna aerea sarà sempre più intensa e continuerà finche non avremo vinto». Riuniti a Washington per i cinquantanni della Nato, i diciannove Paesi dell'Alleanza celebrano la festa, rovinata proprio da Milosevic, con una posizione sul Kosovo che non fa nessuno sconto al Presidente serbo. Se vuole che i bombardieri tacciano, deve accettare in pieno le cinque condizioni già poste dall'Al¬ leanza. Viene bocciata, insomma, l'opera di mediazione di Viktor Chemomyrdin. Per gelarla bastano i commenti del portavoce Nato sulla «strana idea di Milosevic di scegliere lui stesso i componenti della forza internazionale» e soprattutto una frasetta del comunicato: «Le offerte del presidente Milosevic a tutt'oggi non rispondono» alle esigenze poste dalla comunità internazionale. Ma anche se respingono in blocco e senza esitazioni le presunte aperture di Belgrado, gli Alleati fanno un passo avanti sulla strada del compromesso. «La Nato - dice infatti il comunicato - è pronta a sospendere gli attacchi aerei una volta che Belgrado abbia inequivocabilmente accettato le condizioni menzionate e abbia iniziato in modo esplicito il ri¬ tiro delle sue forze dal Kosovo, secondo un calendario rapido e preciso». E' una novità, visto che dall'inizio dei raid aerei la Nato aveva sempre legato la sospensione dei bombardamenti al ritiro totale delle forze serbe dal Kosovo. Ed è una novità anche il fatto che i partner dell'Alleanza leghino per la prima volta in modo esplicito la loro azione a quella dell'Orni: la sospensione dei bombardamenti «potrebbe seguire il passaggio di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che cercheremo di ottenere, la quale esiga il ritiro delle forze serbe e la demilitarizzazione del Kosovo prevedendo il dispiegamento di una forza militare intemazionale». Una forza di cui da Nato rimane pronta a formare il nucleo principa¬ le», ma che avrà bisogno anche di «contributi ai Paesi non Nato». E una forza il cui scopo sarebbe quello di far tornare in Kosovo tutti ì profughi, stabilendo «un'amministrazione provvisoria internazionale» grazie alla quale i kosovari «possano avere un'autonomia sostanziale nella federazione jugoslava». Tutti elementi - dalla risoluzione Orni al «protettorato» per il Kosovo - che fanno parte del piano già presentato dal ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer il 14 aprile scorso, ma che allora i leader europei avevano preferito non discutere. Ora la Nato rilancia questa iniziativa, anche se il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Samuel Berger smorza gli entusiasmi, dicendo che il passaggio attraverso l'Onu è sono una possibilità, D grande assente del resto con- tinua a essere la Russia, necessaria per far passare una risoluzione Orni, e soprattutto per contribuire a una forza multinazionale che possa essere «digerita» da Belgrado. «Voghamo la Russia a bordo e vorremo che i cinque punti portati avanti dalla Nato e condivisi anche dall'Onu siano difesi anche dalla Russia», dice Solana. Mentre la diplomazia segue la sua strada, la campagna aerea continuerà comunque a essere la sola linea della Nato, è il messaggio che arriva in tutti i modi dall'Alleanza. L'intervento di terra resta ufficialmente un'ipotesi che sta solo sulla carta. Anzi, il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha detto che il loro invio senza l'accordo di Belgrado «non è più all'ordine del giorno. Le decisioni politiche sono chiare e noi non possiamo cambiare continuamente le nostre discussioni». Assieme all'azione militare, i diciannove preparano infatti sanzioni economiche «intensificate» e «un embargo sui prodotti petroliferi su cui accogliamo l'iniziativa presa dall'Unione europea» e vogliono adesso bloccare l'accesso di Belgrado a ogni fornitura militare «anche attraverso il lancio di operazioni navali». Intanto, è l'ultimo messaggio, Milosevic stia attento anche a non destabilizzare più di quanto non abbia fatto finora la regione: «Non tollereremo che il regime di Belgrado minacci la sicurezza dei suoi vicini». La Nato reagirà a tutte le azioni contro Albania e Macedonia, mentre ogni azione contro il Montenegro «avrà delle gravi conseguenze».