NATO, IL PREZZO CHE L'EUROPA DEVE PAGARE di Boris Biancheri
NATO, IL PREZZO CHE L'EUROPA DEVE PAGARE NATO, IL PREZZO CHE L'EUROPA DEVE PAGARE Boris Biancheri E, opinione comune che momento peggiore di questo per celebrare i 50 anni della Nato non poteva esserci: un'azione bellica faticosa e apparentemente inadeguata agli obiettivi, divergenze tra gli alleati e, in più, dopo il bombardamento della tv serba, un senso di disorientamento generale dal quale sembra immune solo Blair. Credo invece che momento migliore non potesse esserci, non già per decidere sulla condotta della guerra nei Balcani ma per ripensare la Nato. Tale era già l'intenzione americana: proporre iniziative per mantenere unita la comunità atlantica ora che non c'è più la minaccia ma si sono invece moltiplicati i rischi. Sembrava destinato ad essere un esercizio puramente retorico. Il Kosovo dà ad esso una drammatica concretezza e mette in luce quesiti da non ignorare. E' giusto che l'Occidente si faccia garante del diritto di altri popoli di vivere in condizioni di libertà e di democrazia simili a quelle dell'Occidente stesso? Quando ad aspirarvi erano popoli soggetti al dominio sovietico come i cecoslovacchi o gli ungheresi la Nato non intervenne. Oppure: la crisi balcanica conferma l'impreparazione politica, militare, tecnologica e perfino psicologica dell'Europa ad affrontare un conflitto moderno. Non basta auspicare a parole una maggiore presenza dell'Europa. Chi è pronto a pagarne il prezzo politico e finanziario? Esiste in Italia, per esempio, una base di consenso su questo punto? Porsi queste domande non significa interferire nell'azione che la Nato ha intrapreso, può però servire a ricordare che adattare l'alleanza ai suoi nuovi compiti non è un'operazione retorica né possiamo rimetterla ad altri perché comporta scelte decisive per il futuro del nostro Paese.
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