LA CULTURA DEL GUSTO DA SCOPRIRE di Paolo Massobrio
LA CULTURA DEL GUSTO DA SCOPRIRE LA CULTURA DEL GUSTO DA SCOPRIRE IL Vinitaly ha chiuso da poco i battenti e già si parla di vino in quel di Alba, capitale del tartufo e dei grandi vini rossi. A Verona, gli addetti ai lavori scuotevano la testa perché il vino che avevano portato in fiera «non era ancora pronto», ma già qualcuno era propenso, dopo pochi giorni, a chiudere lo stand ed a tornare a casa: gli avevano ordinato tutto. Si, tutta la produzione di un'intera annata: un giapponese, un americano, un tedesco. Il che, nell'agricoltura piemontese ed itabana è un mondo a sé. I vecchi langhetti non si capaci '"vano ancora d'essere in una terra baciata dalla fortuna. Fanno il vino e diventano, loro malgrado, dei personaggi. Le riviste di settore fanno a gara per decretare la miglior Barbera dell'annata e giù elenchi con i bei nomi di Langa e Monferato in prima fila. Giudizi centrati, a volte, sorprese, classifiche opinabili. Va tutto bene. Eh si, purché il bello di questo momento magico per il vino italiano è proprio la generalizzata buona qualità dei vini. Se qualcuno aveva delle resistenze o dei dubbi, Vinum ad Alba è l'occasione buona per buttarsi dentro a un mondo pieno di sensazioni. Leggi sui manuali che il tal vino, del massimo della sua espressione, sa di pipì di gatto (il Sauvignon ndr) e nelle annate 1996-1997-1998 lo puoi verificare di persona. Che il Barolo alibia i sentori di pelliccia o d'asfalto al sole (goudron), o la Barbera si auna rosa, isomma, lo può capire chiunque. Ma dei vini che portano la data 1997, 1998 abbiamo sentito anche il cioccolato e la mandorla, per non parlar del glicine o dell'arancio nei Moscato, che è prerogativa solo di grandi annate. Trenta giornalisti provenienti da ogni paite del mondo hanno già prenotato «Alba Wines Exhibition LA CUDEL GDA SCO LTURA USTO OPRIRE 1999; una degustazione comparata di Barolo 1995, Barbaresco 1996 e Roero tutte le mattine dal 26 al 30 maggio. Ma chi non fa il giornalista può ugualmente contare su una serie di iniziative e di degustazioni che avranno come centro di raccolta il Palazzo delle Mostre e dei Congressi della cittadina. Dal 24 aprile al 2 maggio tutti potranno dire al loro assaggiando secondo la tecnologia «Strartus Tasting»: una scheda codificata che permetterà - assistiti dai ragazzi della Scuola Enologica Albese - di dare giudizi su Dolcetto, Barbera e Arnes, i produttori che si metteranno in mostra saranno più di 200. E' la 23a edizione di un evento che senza cadere nella banalizzazione possiamo definire «popolare. E la popolarità sta proprio nel fatto che non sono più di cinque, dieci i produttori cui ambire, m:i 100, 200, da scoprire. Tutte le cascine, con questi vini eccelsi, possono dire la loro, riaprendo il gioco di un rapporto tra città e campagna, produttore e consumatore. E non a caso, per ampliare l'idea, o meglio, per affermare ciò che da sempre il farmacista Giacomo Oddera, presidente dell'Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero ha nel cuore ossia che il vino è cultura, ci saranno cinque itinerari emblematici: i castelli, i trekking, il turismo equestre, le strade dei vini e dei formaggi, gli itinerari della fede. Altro che Milano da bere, altro che il vino che nuoce gravemente alla salute. Qui si fa cultura del gusto a 360° magari brindando con un vino dal nome straripante (le annate esagerate hanno anche prodotto una serie di battesimi inusitati) che nasce a Castiglione Tinella, è rosso e si chiama «Pafoi»: robe da matti. Paolo Massobrio
Persone citate: Barbera, Giacomo Oddera, Moscato
Luoghi citati: Alba, Barolo, Castiglione Tinella, Milano, Verona
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