UN EDITORE ALMESE: di Giovanni Tesio
UN EDITORE ALMESE: UN EDITORE ALMESE: UNO struzzo elegantemente piumato - come lo volle lo scomparso Giulio Einaudi che digerisce anche i chiodi, un catalogo storico di prestigiosa costruzione, una sede che è significativamente rimasta nei pressi dell'antica officina. Insomma, le ragioni della memoria in dialogo serrato con quelle del marketing. Nel passaggio dei tempi l'Einaudi resta, nonostante qualche mugugno, una sigla che fa blasone. A parlarne è Vittorio Bo, l'arnministratore delegato che ha guidato il passaggio dalla vecchia alla nuova dirigenza, alla nuova politica editoriale. Quali le linee guida? «Sostanzialmente due. In primo luogo intervenire su parti del catalogo che si erano venute un po' indebolendo, come ad esempio la narrativa straniera, bilanciando innovazione e qualità. Di fronte ad una competizione sempre più forte e accelerata, abbiamo dovuto lavorare a questo settore in modo molto più organico. In secondo luogo investire sul futuro andando in cerca dei nuovi lettori, non solo giovani ma prevalentemente giovani. Una priorità di qualsiasi editore, che nel caso dell'Einaudi, cioè di un'editrice un po' fuori target, si poneva con urgenza». La collana «Stile libero» ha creato qualche sconcerto? «Cercavamo sbocchi che ci aiutassero ad uscire dal recinto, ma senza forzature. Del resto "Stile libero" è nato dalle idee di persone die sono sempre state vicine all'editrice. Non si è trattato di trovare semplicemente dei nuovi titoli, ma di far fronte ad un'idea più generale di ricerca che in un serrato confronto intemo ha finito per rappresentare una maggiore offerta al pubblico». Qualcuno continua a rimpiangere la vecchia Einaudi radicata nei caratteri di una «torinesità» di larghe vedute culturali «Ma a me pare che di torinesità ne sia rimasta molta. Vivo a Torino da 9 anni e per me Torino ha rappresentato una grandissima scuola di apprendistato, di etica di lavoro. Ciò premesso, credo che nel cambiare dei tempi esistano modulazioni diverse di confronto intellettuale e di produzione culturale». Investimenti multimediali? «Gli esperimenti di Cd-Rom si sono molto raffreddati in tutto il mondo. Per parte nostra posso dire che almeno per ora non facciamo che progetti di libri». Il libro recente in cui la casa editrice crede di più? «Sicuramente "Underwold", il romanzo di Don De Lillo appena pubblicato». Il più venduto? «"Se questo è un uomo" di Primo Levi». Il libro di maggior prestigio? «Invece di dire im libro singolo preferirei indicare la collana dei "Tascabili". Perché sposa la grande tradizione con tante tante tante idee nuove». Giovanni Tesio
Persone citate: De Lillo, Giulio Einaudi, Primo Levi, Vittorio Bo
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