Il più segreto dei codici segreti

Il più segreto dei codici segreti STEGANOGRAFIA Il più segreto dei codici segreti C'è ma non si vede. Ideato nel 1499, ora è stato decifrato ACCORGIMENTI per complicare la scrittura, fino a renderla indecifrabile ai più, furono adottati già in epoca remota per i motivi più vari: la protezione di un nome divino o magico, l'occultamento di un'informazione riservata o semplicemente il piacere del gioco. Nelle tombe egizie sono numerosi i casi di scrittura cifrata: il timore di poteri magiche della scrittura ha indotto a scrivere una parola ritenuta pericolosa con geroglifici volutamente mutilati, allo scopo di renderla innocua. Nell'antichità greca la crittografia viene invece usata prevalentemente per il fine pratico di nascondere informazioni di interesse militare. A Polibio, politico militare e storico del II secolo a.C, si attribuisce l'invenzione di un sistema crittografico di una certa complessità. Tutti i cifrari anteriori all'avvento dei calcolatori dovevano confrontarsi con la difficoltà di gestire la massa di dati e le elaborazioni necessarie in tempi ragionevoli. Viene quindi spontaneo pensare che per noi, giunti a un passo dal terzo millennio, sia cosa semplice rompere un codice crittografico antico, vista la potenza di calcolo di cui disponiamo. Bene, come vedremo, non è così, almeno non con certi sistemi, Il primo testo stampato di crittografia fu scritto da Johannes Trithemius (1462-1516) con il titolo «Polygraphiae libri sex» e usci postumo nel 1518. In esso vi era sostanzialmente l'idea dei codici polialfabetici descritti da Blaise de Vigenère (1523-1596) nel suo «Traiti; des Chiffres» del 1586, utilizzati poi nella famosa macchina Enigma, con la quale i tedeschi codificavano i messaggi segreti durante la seconda guerra mondiale. Mittente e destinatario devono condividere una parola chiave: supponiamo che sia «aldo». Questa parola viene ripetuta quanto basta per colmare la lunghezza del testo da mettere in cifra e ogni lettera viene corrispondentemente sostituita. Se il testo è «guerriglia», poiché le posizioni nell'alfabeto italiano delle lettere a, 1, d, o sono rispettivamente 1, 10, 4, 13, le lettere di «guerriglia» saranno spostate (ciclicamente) di 1, 10, 4, 13, 1,.. posti; dunque g diventa h, u diventa h„„, e alla fine guerriglia si trasforma in hhihsumblm. Trithemius, nome italianizzato dell'umanista e teologo tedesco Johannes von Heidenberg, dotto Tritheim, fu un personag- Sio molto interessante. Monaco enedettino, abate a Sponheim, vi fondò una famosa biblioteca passata in seguito a quella vaticana. Le sue opere principali trattano tutte di teologia e di storia e forniscono insegnamenti religiosi; ma egli si occupò anche di alchimia, di medicina e di parecchie altre cose. Nel 1499-1500, scrisse il libro «Steganographia» (scrittura nascosta), che circolò a lungo in forma manoscritta. Stampato nel 1606, venne poco dopo iscritto nell'Index Librorum Prohibitorum in quanto «pericoloso e colmo di superstizioni». La controversia fu in gran parte dovuta alle differenti interpretazioni sulla natura e sui fini dell'opera: se dovesse conside¬ rarsi un'esposizione di tecniche crittografiche presentate in un ambito magico con il coinvolgimento degli spiriti angelici, oppure un trattato di magia camuffato come crittografia. Apparentemente il libro espone come impiegare gli angeli per inviare a distanza messaggi segreti. Mentre i primi due volumi contengono dozzine di esempi di codici crittografici abbastanza semplici, dei quali l'autore fornisce una spiegazione, il terzo è costituito da lunghe tavole di numeri, precedute da simboli zodiacali e planetari che fanno pensare a dati astrologici. Per secoli gli studiosi hanno discusso sulla possibilità che in questo volume non vi fosse alcun codice cifrato, ma venissero invece rappresentate operazioni alchemiche di interesse per gli occultisti. Eppure la prefazione del libro annuncia in modo provocatorio - anche se oscuro - la presenza di un messaggio nascosto. Il dilemma è stato risolto nel marzo del 1998 da Jim Reeds della AT&T Labs. In realtà, Thomas Ernst, un professore di tedesco, aveva risolto il problema, o almeno parte di esso, alcuni anni prima, quando era ancora studente. Ernst descrisse la sua soluzione in un articolo apparso in tedesco sulla rivista olandese «Daphnis» nel 1996, ma evidentemente non riscosse la dovuta attenzione. Con ingegno e perseveranza, Ernst e Reeds sono riusciti a scoprire la chiave nascosta e a rivelare il messaggio. Si tratta invero di un testo abbastanza confuso, come se alcune parti si fossero perdute; quello che rimane è formato da frasi comuni in latino e tedesco della quali, per esempio, una suona più o meno così: «il latore di questa lettera è un brutto furfante e un ladro». Ciò che è interessante è che il testo in questione è nascosto in un documento che ha un contenuto di informazione del tutto diverso. Peraltro il contenuto astrologico è stato preso sul serio da molti, tanto che alcuni siti su Internet dedicati al soprannaturale contengono interpretazioni occultistiche del terzo libro della Steganographia. La steganografia è oggi scienza sorella della crittografia; il suo scopò è quello di nascondere un messaggio segreto dentro un messaggio palese, in modo tale che passi del tutto inosservato. Questa possibilità è molto importante, ad esempio, per la protezione del copyright. Se catturate dalla rete, senza autorizzazione, una foto che vi piace e la pubblicate, state attenti: abilmente occultato in essa può esservi il nome, o il logo, dell'autore. Per ottenere questo risultato si cambia il colore di una piccola per¬ centuale di pixel, in modo tale che l'immagine ritoccata risulta indistinguibile dall'originale per l'occhio umano; trattando però l'immagine ritoccata con un apposito programma, ecco che da essa scaturiscono, come per miracolo, il testo o la figura nascosti. Si può ottenere questo risultato con qualsiasi trasmissione digitale di dati. Pettegoli dicono che negli anni '80, Margaret Thatcher, preoccupata per la fuga di notizie riservate, lasciate filtrare alla stampa da parte di suoi non troppo fedeli collaboratori, fece programmare i loro word processor in modo che il nome dello scrivente fosse codificato nella spaziatura delle parole. Stando alle quotidiane polemiche sulla fuga di notizie nel nostro bel paese, l'idea potrebbe essere presa in considerazione, anche se le «informazioni ottenute da fonte autorevole ma coperta da segreto professionale» sembra siano generalmente sussurrate all'orecchio. Umberto Cerniti Università di Torino

Persone citate: Jim Reeds, Johannes Trithemius, Margaret Thatcher, Thomas Ernst

Luoghi citati: Polibio, Torino