Volta, pioniere dell'elettricità

Volta, pioniere dell'elettricità ANNIVERSARIO Volta, pioniere dell'elettricità La sua celebre pila compie due secoli, e continua a rinnovarsi FOSSE nato in un altro periodo, probabilmente Alessandro Volta non sarebbe mai comparso nei testi della storia della fisica. Nato a Como il 18 febbraio 1745, il giovane Alessandro, considerato dai suoi genitori un ritardato mentale perché cominciò a parlare soltanto a sette anni, fu mdirizzato agli studi umanistici e i Gesuiti presso i quali studiava filosofia fecero di tutto perché entrasse nel loro ordine. Ma il ragazzo Alessandro si sentiva particolarmente attratto da certe problematiche che a quei tempi, è proprio il caso di dirlo con un facile gioco di parole, stavano elettrizzando il mondo delle fisica. L'invenzione del parafulmine da parte dell'americano Benjamin Franklin, la bottiglia di Leida e le vivaci discussioni intorno al «fluido elettrico» incuriosirono il giovane Alessandro Volta fino al punto da indurlo a dedicarsi, senza l'aiuto di nessun maestro, allo studio di questi fenomeni allora quasi del tutto misteriosi. Ben presto Volta entrò anche in contatto epistolare con i maggiori esperti del tempo, dal Beccaria ali abate Nollet, che lo incoraggiarono a proseguire ne- fli studi e nella pratica deiesperimento. Volta ha poco più di ventanni quando trasmette a Beccaria una lettera a stampa, considerata la sua prima memoria scientifica. In essa sono contenuti in nuce molte delle più importanti idee che avrebbe sviluppato più tardi. I primi frutti dei suoi studi si concretizzano nel 1775 con l'invenzione dell'eZettro/oro, il capostipite delle macchine elettrostatiche a induzione che ancora oggi non può mancare in un laboratorio scolastico di fisica che si rispetti. L'elettroforo fruttò al suo inventore fama, denaro e un posto di insegnante di fisica nelle scuole pubbliche della sua città natale. Successivamente gli aprì anche le porte dell'Università di Pavia, dove insegnò per 35 anni, dimostrandosi un insegnante molto attento alla didattica. Dopo una parentesi durante la quale si interessa del «gas delle paludi» scoprendone l'origine organica, Volta riprende gli studi nel campo dell'elettricità che lo conducono alla scoperta del «condensatore», del quale formula la famosa legge che stabilisce la proporzionalità della sua quantità di elettrici¬ tà Q alla capacità C e alla tensione V. In una memoria del 1793, Alessandro Volta, basandosi su generali metodi empirici, stabilisce alcune leggi sulla dilatazione dell'aria che nel 1802 verranno successivamente riprese ed estese a tutti i gas da Gay-Lussac. Nel 1801, inoltre, scoprì e formulò indipendentemente da John Dalton la legge secondo la quale la pressione di un miscuglio gassoso è uguale alla somma della pressioni dei singoli gas. Famosissima è la sua polemica con Luigi Galvani. Il fisico bolognese attraverso i suoi famosi esperimenti con le rane scorticate aveva annunciato l'esistenza di una «elettricità animale» e la cosa in un primo tempo fu accertata con entusiasmo dallo stesso Volta. Ripetendo accuratamente gli esperimenti, però, Volta si rese conto che questi avevano un maggiore effetto quando i muscoli della rana erano toccati da un conduttore formato da due metalli diversi. L'elettricità animale, dunque, non c'entrava affatto perché la contrazione della rana era causata dalla corrente generata dall'arco formato da due metalli. La polemica si protrasse per diversi anni ed ebbe indiscutibili risvolti positivi perché Volta, proprio per contestare le argomentazioni di Galvani, approfondì la teoria del contatto che lo avrebbe condotto alla invenzione della famosissima «pila», da lui chiamata «elettromotore», primo strumento in grado di produrre una corrente elettrica continua. La «pila», che venne annunciata in una lettera del 20 marzo 1800, interessò anche Napoleone, che invitò il fisico all'Institut de France affinché esponesse la sua scoperta. E l'Institut de France, grazie a Napoleone, conferì a Volta la medaglia d'oro e una cospicua somma. Napoleone, infine, gli assegnerà addirittura una pensione annua e lo nominerà senatore del regno d'Italia e conte. Volta, che può essere considerato uno dei più grandi fisici sperimentali che abbia avuto l'Italia, mori nella sua città natale, dove si era ritirato a vita privata, il 5 marzo 1827. Un aspetto poco conosciuto di Volta fu la sua abilità nel manipolare le parole, con le quali formava giochi verbali e sciarade. Una volta, però, durante una festa, ci fu qualcuno che non sopportò le sue freddure e tutto stizzito se ne andò dicendo: «Non resisto!». E Volta, che anche in quell'occasione non aveva perduto il senso dell'humour, gli rispose che aveva proprio ragione. Sisto, infatti, non era un «re», ma un «papa»! Franco Gàbici Planetario di Ravenna Da bambino mentalmente ritardato a genio della fìsica ammirato e premiato da Napoleone LA STAMPA Numero 870. Mereoledì 21 Aprile A destra, Alessandro Volta in una incisione del 1828 di Luigi Radios. A destra, la pila realizzata con dischi di metalli diversi e in un disegno voltiano (dal volume «Alessandro Volta, entra In scena la luce» edito da Enzo Pifferi) A destra, Alessandro Volta in una incisione del 1828 di Luigi Radios. A destra, la pila realizzata con dischi di metalli diversi e in un disegno voltiano (dal volume «Alessandro Volta, entra In scena la luce» edito da Enzo Pifferi)

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