E' PIÙ' PERICOLOSO IL DIAVOLO O IL FANATISMO DELLE IDEOLOGIE? di Anacleto Verrecchia

E' PIÙ' PERICOLOSO IL DIAVOLO O IL FANATISMO DELLE IDEOLOGIE? E' PIÙ' PERICOLOSO IL DIAVOLO O IL FANATISMO DELLE IDEOLOGIE? IL DIAVOLO Biografia non autorizzata Peter Stanford Piemme pp.320 L 3S.000 UTORIZZATA o no, questa biografia è la riprova che il mondo lo ha fatto e lo dirige proprio lui, il Diavolo. I chierici, veri e di complemento, vorrebbero detronizzarlo e mettere al suo posto un Dio infinitamente buono; ma non ci riusciranno mai, neppure con i trucchi dialettici, perché lui sa come difendere ciò che gli appartiene. Guardiamoci intorno e ammettiamolo : il mondo, così com è poteva essere concepito solo dallo spirito del Male e non da quello del Bene. E Leibniz vada a farsi benedire con la sua Teodicea. Meglio Aristotele, il quale riconosce onestamente che la natura è demoniaca, non divina. Meglio ancora Schopenhauer: «Se un Dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere al suo posto, perché l'estrema miseria dello creature mi dilanierebbe il cuore». Ma il Diavolo non ha di questi scrupoli ed è giusto che sia lui a prendersi la responsabilità del creato. Peter Stanford non deve aver fatto molta fatica per scrivere una biografia del Diavolo, sia perché ha la penna sciolta, sia perché la matoria non gli mancava davvero. I) libro va dalla nascita del Diavolo in Persia alla sua maturità nel «Medioevo cristiano», quando egli, con l'Inquisizione, tocca l'apice della sua potenza. Qui ci si riferisce solo all'ambito religioso, s'intende; ma il potere del Male è infinito. Dunque anche il Diavolo, come tante altre cose entrate nel cristianesimo, proviene dall'Iran. Nello zoroastrismo si chiama Ahriman e non è inferiore, per grado, ad Altura Mazda, il Dio del bene. Sono tutd e due spiriti eterni, ma contrapposti in una lotta cosmica. In questo dualismo c'è della logica, perché si riconosce che il male è etemo e quindi insito nella vita stessa. Ma come giustificare il male con l'idea di un Dio unico, onnipotente, onnisciente e per giunta sommamente buono? Stanford riporta un passo di David H urne, che a proposito di Dio scrive: «Vorrebbe prevenire il male, senza esserne in grado? Allora è impotente. Ne avrebbe la capacità, ma non vuole? Allora è malevolo. Oltre alle capacità ne possiede anche la volontà f Di donde, allora, sorge il male?». Le pagine più intense del libro sono quelle centrali e riguardano il Medioevo cristiano. Qui il Diavolo supera se stesso, o meglio egli viene superato da quelli che dicono di combatterlo. Mai l'uomo è tanto malvagio come quando dice di agire in nome di una fede, non importa se di natura religiosa o politica. E' quello che pensa anche Cioran: «1 veri criminali sono coloro che instaurano un'ortodossia sul piano religioso o politico, che distinguono tra U fedele e lo scismatico (...). Io mi sento più al sicuro accanto a un Pirrone che a un San Paolo, per il motivo che una saggezza arguta è più mite di una santità scatenata». Il fanatico è sempre pericoloso, perché non sa vivere senza il Nemico. E se il nemico non c'è, lui se lo inventa. Nella nostra epoca il fanatismo religioso del Medioevo si è secolarizzato e si chiama ideologia. E' cambiato qualche cosa? Sì, è aumentato il numero delle vittime! Certe superstizioni degradano il Diavolo e ne fanno una caricatura. E' forse per questo che egli digrigna i denti e fa la faccia feroce. Nel 1230, scrive Stanford, il vescovo di Parigi avanzò una tesi sicuramente ispiratagli dal Cielo: «A Lucifero viene concesso (da Dio) di apparire ai suoi fedeli e adoratori nella sembianza di una gatto nero o di un rospo, con la pretesa di essere da loro baciato; se gatto, abominevolmente sotto la coda; se rospo, orribilmente sulla bocca». Io non m'intendo di teologia, ma son sicuro che Dio abbia per Lucifero maggior rispetto di quanto non ne abbiano i teologi. Resta il fatto che l'illuminata tesi del vescovo fece scuola. Sono molti i poeti che hanno subito il fascino di Lucifero; ma nessuno, neppure Milton, ha reso merito alla sua grandezza come Byron nel Caino. In questo dramma metafisico risuona alta la protesta di chi è costretto a errare, senza averlo chiesto, su questa povera Terra. A Caino che gli chiede se sia felice almeno lui. Lucifero risponde di essere eterno e potente, ma felice no. Forse dipende proprio da questa sua infelicità metafìsica il fascino che egli ha sempre esercitato sui poeti. Infatti l'infelicità si lascia mettere facilmente in versi, il che non si può certo dire della felicità. Per questo l'Inferno di Dante è molto più bello e poetico del Paradiso, così come Mefistofele è più affascinante di Faust. Ma ora che viviamo all'insegna del buonismo e del perdonismo, che cosa starà mai facendo il Diavolo? Io penso che si sia ritirato pieno di disgusto nel suo Inferno, perché non ci sono più antagonisti degni di lui. Egli è possibile solo dove ci sono forti passioni o tensioni morali, magari anche di segno negativo; ma detesta le commedie lacrimose. Meglio la grandezza del suo Inferno che il Limbo delle comari. Anacleto Verrecchia IL DIAVOLO Biografia non autorizzata Peter Stanford Piemme pp.320 L 3S.000

Persone citate: Cioran, David H, Faust, Peter Stanford, Pirrone, Schopenhauer, Stanford

Luoghi citati: Iran, Parigi, Persia, San Paolo