L'ANARCHICO RITROVATO
L'ANARCHICO RITROVATO L'ANARCHICO RITROVATO Molto pensiero, poche biografie UGLI anarchici pesano molte maledizioni: eterni sconfitti della storia non hanno mai goduto di buona stampa, e anche la storiografia si è occupata poco e malvolentieri di loro. Eppure l'anarchismo vanta un background di tutto rispetto, e ora questo serio e documentarissimo lavoro ci fornisce una preziosa occasione per rivisitare un filone di pensiero che dagli albori della contemporaneità, sull'onda lunga della critica radicale dell'Illuminismo, giunge sino a noi. Pensiero anarchico, precisa puntigliosamente 1autore, non dell'anarchia (termine con cui Berti intende la raffigurazione della società anarchica), non dell'anarchismo (il complessivo movimento storico-culturale che dall'Illuminismo giunge sino ai nostri giorni), né del movimento anarchico (ossia la vicenda della concreta milizia degli anarchici, che si realizza essenzialmente tra fine Ottocento e Guerra di Spagna). Coerentemente a questa im- postazione - peraltro discutibile - l'autore affronta soltanto il pensiero anarchico, ossia la tra dizione teorica a partire da una sorta di idealtipo. Anarchia è uguale assenza di governo, rifiuto di autorità, da quella politica (l'autorità per antonomasia), su cui tutti gli anarchici concordano, a quella economica (la proprietà, la ricchezza, la sperequazione sociale) in cui si riconoscono solo taluni filoni e teorie anarchiche, legati specificamente al socialismo e al comunismo, fino a quella religiosa (una posizione diffusa, che va dallo spirito contrario alle istituzioni religiose all'affermazione dell'ateismo). Per amore di chiarezza, e anzi di didascalicità, Berti costruisce una specie di gabbia teorica e cerca di parlare di tutto ciò che in essa si contiene, escludendo il resto,-anche quando provenga dal sacco dogli stessi autori. Dunque quando si tratta di pensatori che non sono del tutto etichettabili come anarchici (per esempio Proudhon, Stirner, Tolstoj) l'autore si limita a tratteggiare gli aspetti del loro pensiero che rientrano nel suo modello teorico. Un'operazione metodologicamente lecita ma gravida di pericoli, come i risultati stessi dimostrano: l'autore si sforza di recare al lettore una sorta di pacchetto teorico-ideologico compiuto e compatto, assai di più di quel che la realtà magmatica dell'anarchismo riveli lungo il suo percorso bisecolare. Storia non di pensatori questa, dunque, né dei rapporti che tra essi si stabiliscono e la vita vera dela società, dei movimenti politici, degli Stati. Storia, piuttosto, di una configurazione toorica avulsa da qualsivoglia contesto che sia estraneo al mondo delle idee. Certo, se l'autore avesse voluto parlare della teoria e della pratica anarchica, se avesse voluto raccontarci la biografia politico-intellettuale dei tanti personaggi che entrano nel suo indice, le mille pagine avrebbero potuto raddoppiare. E' anche vero che il libro mostra ridondanze e ripetizioni che nulla aggiungono alla chiarezza dell'esposizione (l'autore si rivolge a un pubblico soprattutto di studenti), ma al contrario appesantiscono l'opera sia in fatto di contenuti che di forma: c'è comunque da apprezzare la scelta editoriale di contenere il prezzo entro limiti assai ragionevoli. E, infine, da incalliti storicisti, ci ostiniamo a pen¬ sare che di gran vantaggio per il risultato finale sarebbe stata una ricostruzione che non rinunciasse deliberatamente a qualsiasi sforzo di contestualizzazione. Pensiamo che specie per un lettore non professionale sarebbe stato più utile e, aggiungiamo noi, più piacevole, conoscere non solo il pensiero pensato ma anche la biografia, i legami umani e intellettuali, gli ambienti culturali attraversati, le letture fatte, gli odi e gli amori esistenziali e politici di uomini in carne ed ossa. Inve.ce dobbiamo accontentarci di una analisi, approfondita quanto si vuole, dalla teoria elaborata da questa lunga serie di nomi (che rimangono tali, appunto, non apparendo mai nella loro complessità di figure di letterati, di filosofi, di pensatori e di militanti politici). Ciò detto dobbiamo ribadire, a scan¬ so d'equivoci, che d'ora in poi chiunque voglia dedicarsi a qualcuno di questi nomi, nella loro specificità anarchica, da William Godwin a Bruno Rizzi, da Bakunin a Malatesta, da Kropotkin ad Armando Borghi, oppure intenda affacciarsi sull'universo del pensiero anarchico in termini complessivi, non potrà prescindere dal manuale di Berti. Al quale dobbiamo muovere un'ultima osservazione: perché in un lavoro dal taglio prevalentemente manualistico si paga un pegno così alto ad una storiografia giudicante, e, talora, un po' sentenziosa? Forse solo in tal senso può trovare una giustificazione - che ai nostri occhi però non regge - la digressione su «Marx totalitario» di cui non si sentiva affatto l'esigenza, meno che mai in questa sede. Angelo d'Orsi Da William Godwin a Bruno Rizzi, da Bakunin a Malatesla, da Kropotkin a Borghi: un buon manuale che paga pegno ad una storiografia un po'sentenziosa Bakunin, Il primo ideologo del movimento anarchico ■LA STORIA IL PENSIERO ANARCHICO DAL'600 AL'900 Giampietro Berti Lacaita pp. I030.L. 60.000
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