CIVILTÀ E BARBARIE: I GEMELLI PARTORITI DAL MAR NERO

CIVILTÀ E BARBARIE: I GEMELLI PARTORITI DAL MAR NERO CIVILTÀ E BARBARIE: I GEMELLI PARTORITI DAL MAR NERO Viaggio storico e geopolitico tra fede, etnia e panslavismo MAR NERO Neal Ascherson Einaudi pp. 300 L 36.000 I presenta come «resoconto sul Mar Nero» - nelle parole dell'autore, lo scozzese Neal Ascherson - il Black Sea tradotto da Roberto Serrai e ora apparso nei saggi Einaudi. Definizione nobilmente dimessa e sicuramente infedele per un'opera così stratificata e lontana dagli effetti di superficie cui spesso indulgono i brillanti «resocontisti». Sarebbe più giusto parlare di travagliato, ellittico viaggio geopolitico, tenendo per ferma la vocazione di Asherson a comprovare sul terreno lunghi studi i n te rdisciplin ari che lo hanno appassionato fin dall'adolescenza, a partire da un classico di Michail Rostovtzeff: Greci e Iranici nella Russia meridionale. La gravità dei temi e la mole dei riferimenti non mortificano tuttavia il fascino del percorso in sé - dalla Crimea all'estuario del Dnepr, da Odessa alla Polonia, al Bosforo: e l'immediatezza della scena, la testimonianza diretta (Ascherson, ad esempio, si trova a Mosca nel drammatico agosto del 1991 ) sono sempre sostenute da solido analisi storiche: fenomeni degenerativi di fedi religiose ed etnie, fragilità di accorpamenti nei vari regimi nazionalisti e panslavisti, resistenza, mai forse altrettanto sanguinosa, ad accettare un graduale, naturale prò- cesso di assimilazione. Si legga pure il «resoconto» adesso che stanno rimpatriando Si legga pure il «resoconto» scritto in data anteriore al 1995 tenendo d'occhio gli scenari a noi prossimi. Si scopriranno analogie, certo impressionanti. Una per tutte, la condizione dei Tatari di Crimea. Tatari che in gran numero si erano battuti nelle forze armate sovietiche contro i fratelli musulmani, erroneamente ritenuti collaboratori dei nazisti e quindi giustiziati, nell'aprile del 1994, o deportati a migliaia di chilometri dalle loro case. I Tatari di Crimea - ci documenta Ascherson - sono stati la prima minoranza etnica a subire la deportazione totale. «Stipati nei carri bestiame, cacciati in una terra selvaggia, dannati a sopravvivere senza cibo e senza rifugi». E anche adesso che stanno rimpatriando, sono continuamente angariati, assaliti da genti contigue, e il corrotto governo di Simferopol li tratta come stranieri. L'autore, per nulla incline a visioni catastrofiche, e anzi do minato da un'idea positiva delle risorse umane, cerca comunque a ritroso le fonti di un dissidio che la sorte ha voluto ingigantire sulle sponde del Mar Nero. «Civiltà» e «barbarie»: due gemelli portati in grembo e partoriti dall'immaginario greco: ovvero l'incontro-scontro dei'coloni greci, delle piccole città-stato marinare con gli Sciti, i nomadi della steppa. Un archetipo dei violenti riverberi che si protrae fino ai nostri giorni nella mentalità occidentale. E si sofferma con sguardo severo sulla cultura ateniese, sui pregiudizi che sottilmente corrono nelle Storie del «relativista» Erodoto o esplicitamente si colgono nei «discriminatori» Euripide ed Eschilo. Il ricorso alla letteratura è costante ma intrinseco alla centralità antropologica del Mar Nero. Si vedano i richiami agli Argonauti nel racconto di Apollonio Rodio, o alle Amazzoni che giungono dall'Anatolia e seducono i guerrieri Sciti; al romanziere turco Kemal che descrive, inorridito, gli scarichi delle fogne nel Corno d'oro, o all'«esasperante» Ovidio (c'è chi considera i Tristìa «un'opera assurda, un infinito lamento») all'Armata a cavallo di Isaak Babel' o al Danubio di Claudio Magris. Si vedano, in specie, le pagine in cui viene ritessuta la vicenda messianica del poeta Adam Mikiewicz, il suo «orientalismo» - una moda che accomunava parecchi scrittori della generazione di Goethe e Byron; il suo impegno etico-civile nel raccordare il rispetto dell'Islam al proprio fervore cattolico; il suo «sarmatismo» (una curiosa ideologia affermatasi nel diciassettesimo secolo: derivazione di un'antica razza di pastori indo-iranici: i Sarmati, appunto). E il sarmatismo diventa atteggiamento, costume, talvolta stravagante, pr il gentiluomo sarmatico. Si radeva la testa, portava baffi pendenti, ■ indossava un caffettano/ «a somiglianza di un turco, o meglio di un tataro "turchificato"...». Abbiamo per caso a Pira qualche erede sarmatico da inserire nell'album novecentesco? E' pronta la risposta di Ascherson: Lech Walesa. «11 sarmatismo dei suoi baffi e dei uoi favoriti ha fatto miracoli per Solidarnoscnel 1980». La friabile struttura delle popolazioni che gravitano sul Mar Nero non può farci uascurare lo stato fisico, la sofferenza di «questo immenso lago a forma di fagiolo», bacino di potenziali disastri ecologici. Fino all'Ottocento sembrava un luogo di ricchezza ittica pressoché mostruosa: rombi e spratti, palamud, ghiozzi e merlanghi, salmoni e storioni (il caviale nella Bisanzio del XIV secolo era il cibo dei poveri). Il veleno si nascondeva perfidamente al di sotto delle cento braccia. Una realtà ieri sconosciuta e oggi conclamata: il Mar Nero, quasi interamente, è sterile; il Mar Nero è il più grande serbatoio di idrogeno solforato al mondo. Il killer si annida nella formula H2S (un solo respiro del pestifero gas residuale è sufficiente a uccidere una persona) e non è l'unico. C'è l'insidia della lumaca marina Rapana, c'è il terribile Mnemiopsis, un microorganismo che nel biennio 1987-1988 si è diffuso all'improvviso cibandosi voracemente di zooplancton; e c'è l'oscura, paventatissima «rotazione» che comporta l'inversione degli strati d'acqua, per la quale rimando, con poco sollievo, ai parametri tecnici di Ascherson. In definitiva, un incubo polivalente da cui • par di capire - la scienza potrebbe liberarci, se non fosse distratta da nemici più subdoli in lotta fra di loro in terraferma. Giuseppe Cassieri MAR NERO Neal Ascherson Einaudi pp. 300 L 36.000

Luoghi citati: Crimea, Mosca, Odessa, Polonia, Russia