SITI: AUTOBIOGRAFIA DI FATTI INVENTATI
SITI: AUTOBIOGRAFIA DI FATTI INVENTATI SITI: AUTOBIOGRAFIA DI FATTI INVENTATI UN DOLORE NORMALE Walter Siti Einaudi pp. 216 L. 26.000 INTERPRETAZIONE della parola in letteratura non sta nel suo significato, ma in un altro significato che determina quindi l'inautenticità del primo: il protagonista di Un dolore normale seconda tappa delle Recherche di Walter Siti, dopo il denso pluristratificato Scuola di nudo di cinque anni fa - piange a dirotto perché l'editore gli ha rifiutato il romanzo, nel quale racconta la nascita, il crescere e il rifluire di un amore, il suo, di intellettuale maturo e contorto per un giovane salernitano di primitiva spontaneità. Non è che la prima di una serie di programmatiche contraffazioni: il libro è stampato. In realtà, quello che leggiamo, è un remake, dal titolo Rettifica d' II h il f h d'amore II, che il professore ha integrato di cattiverie, evidenziate da un altro carattere tipografico e dirette all'amico in modo che si renda conto che dell'amore non è rimasto che l'involucro, che la diversità culturale tra loro ha innalzato un muro di compromessi. Il testo narrativo, quasi epistolare con il tu ossessivo della recriminazione e del rammarico, un infratesto diaristico in corsivo, le perfide aggiunte in lettere Courier e un commento Urico puntuale che trasferisce il pathos in strategie ironico-grottescho compongono un insieme carcerato e implosivo che è l'antifrasi strutturale di Scuola di nudo, a cui pur sempre questa controconfessione rinvia per assonanze e riferimenti. Ma qui, il discorso si complica, come se una storia d'amore non potesse, come fa la musica, rinviare a sé stessa; così una vertigine di aberrazioni psichiche e referenziali uccide la passione e fisicamente anche il suo oggetto, perché l'equazione amore e morte possa sussistere a confermare la forza retorica della letteratura. Che poi Siti sia bravo a descrivere la subdola rivolta dei sensi, i voltafaccia del sentimento, dimostra che un sostrato di incidenze fattuali governa l'inflessibile elucubrare del protagonista, perfino contro le trappole che 1 autore interpone a impedirne una lettu- ra privilegiata; così come è abile a delineare sequenze di realismo minuto, dialettale, al limite del bozzettismo neoveristico, come quelle che concernono la colorita ingombrante famiglia di Mimmo; o smodato nello spingere il pedale narrativo verso scene talmente eccessive da generare qualche sospetto di post-modernismo, forse non del tutto pertinente in siffatto contesto; e alludo agli episodi che riguardano il traffico di trapianti d'organo, che immettono nella vicenda alla sua conclusione una nota di iperrealismo comics stonata. Sembra quasi che l'autore voglia rimarcare enfatizzando che si tratta di un'autobiografia di fatti non accaduti, come se questa non fosse, come di fatto è, per lui la letteratura: un'espropriazione di realtà o una professione di fede sempre rinnegata, per un'altra. Inoltre Siti è uno scrittore buUmico, eccessivo, detesta la pausa e la linearità. Il suo primo romanzo, di romanzi ne conteneva tre o quattro, come gli affluenti anarchici di un fiume incontenibile, intrecciando abilmente, ingordamente, ossessioni porno e satira d'ambiente, cronaca sentimentale e vagotonie politiche. In tal senso, Ito dolore nopnale rappresenta quasi la mise en abime del precedente, focalizzan- do una relazione d'amore nel suo ambiguo ma non insolito evolversi: una sartriana porta chiusa delimita lo spazio, t'abbuia, l'altro diventa tensione e ingombro, ma anche piacere e odio, quindi ragione di vita. Ma lo scontro non è mai esistenziale, i fingimenti del rapporto non nascono dall'assurda condizione umana, come in Sartre o Moravia, perché è la scrittura qui che predetermina lo schizoide atteggiamento del protagonista, ne guida i passi verso l'unica soluzione possibile: la fortunosa morte del partner, per poi affermare magari così: «Mi manca non quello che era, ma quello che rappresentava». Che non vuole essere un'affermazione cinica, se le pagine finali descrivono un dolore sia pure normale, come lo sguardo immoto e velato della fanciulla di Pellizza da Volpe do e evocano un sogno o un fantasma sia pure da film. Tra letteratura come finzione e autoanalisi come letteratura, tra lirica e impudica confessione, Siti si conferma con questo suo avvincente falso narrativo, uno scrittore di primo ordino, mentre sussurra l'ultima forse sua menzogna: «Non sono un romanziere, non so parlare che di me». Piero Golii ditmB6m:.r Walter Siti UN DOLORE NORMALE Walter Siti Einaudi pp. 216 L. 26.000
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