SHABTAI, TOUR DE FORCE VERSO L'ADDIO ALLA VITA

SHABTAI, TOUR DE FORCE VERSO L'ADDIO ALLA VITA SHABTAI, TOUR DE FORCE VERSO L'ADDIO ALLA VITA L'estremo romanzo dello scrittore israeliano scomparso neW81 IN FINE Yaakov Shabtai trad. di Elena Loewcnthal Feltrinelli pp. 265 L. 30.000 UESTO è il libro di commiato del grande scrittore israeliano, frutto del lavoro della moglie Edna - alla quale è dedicato su un materiale pressoché definitivo lasciatole da Shabtai prima della morte, avvenuta nel 1931. L'eccezionale compattezza del romanzo, frutto di un'incessante lavorazione e di tre stesure successive, è stata evidentemente preservata dalla moglie, e da chi l'ha aiutata, nella piena consapevolezza di ciò che Shabtai intendeva fare. Così oggi abbiamo questo stupendo racconto che organizza in sé una quantità di strati di significato alla maniera che è concessa solo ai classici di grande statura, e nemmeno a tutti. E' la storia di Meir, un quarantenne di Tel Aviv, dal momento in cui percepisce come una verità indiscutibile che la propria esistenza ha imboccato la fase declinante, fino al termine del suo arco vitale. Ce la racconta un narratore che nei confronti di Meir è persino più che onnisciente, se così si può dire: come un sismografo di sensibilità infinita descrive le oscillazioni della è persino più che onnisciente,sismografo di sensibilità infinicoscienza di Meir con una pre¬ cisione talmente perfetta da chiudere Meir stesso, e noi con lui, in uno spazio sigillato nel quale ogni possibile movimento non può che condurre verso una parete impenetrabile. All'inizio questo bozzolo imperforabile non appare in piena evidenza, e anzi la voce che racconta la storia di Meir dall'esterno è come se tenesse aperta, in qualche modo obliquo, una via d'uscita. Ma a poco a poco - eccezionale tour de force di Shabtai - anche la voce del narratore entra a far parte dell'universo chiuso che è la coscienza di sé e del mondo che ha Meir. Quando il mero dato anagrafico convince Meir di avere ormai doppiato l'apice della propria vita, a strati vengono sovrapposti altri elementi di conferma, come una forma di ipertensione diagnosticatagli dal medico. Come il declino dei genitori, culminato con la morte della madre. Meir naturalmente oscilla fra i poli dell'estremo sconforto e della reazione vitale, ma a ogni battito del pendolo e tutto il sistema-Meir a compiere un passo in direzione del tracollo. Tutto questo, però non sarebbe che una delle varianti di uno schema collaudato di racconto, quello della progressiva e inarrestabile discesa verso il nulla, reso monumentale quantomeno da Kafka e Tolstoj. Ma la variante di Shabtai non è certo una fra le tante. Presenta alcuni elementi originali, e non sono elementi secondari. Il principale probabilmente è la forza centripeta che si origina dallo sprofondare di Meir, un vortice che in fine ha ragione anche del narratore - che in questo collasso viene a fondersi sia con il protagonista, sia con l'autore (Shabtai sapeva di non avere davanti molto tempo di vita) - e di noi lettori. Infatti il dibattersi disperato di Meir, dapprima all'interno dei propri pensieri, poi nelle proprie percezioni del mondo esterno, poi nella realtà positiva, e quindi in quella simbolica e allegori¬ ca, non può che convincerci: credevamo all'inizio che si trattasse della debolezza di carattere di Meir, ma sappiamo in fine che è ben altra cosa. E' la condizione comune a tutti, ma non solo (questa potrebbe essere in fondo una consolazione). E' la conseguenza logica di un fatto. E' il risultato esistenziale di un calcolo matematico. Ciò che corrode la volontà di Meir è il fatto incontrovertibile che non esiste una decisione che possiamo prendere per evitare questo esito della nostra esistenza. E' qui che si sfalda Meir, a partire dalla volontà, che nulla può contro l'intelligenza. Come non si può decidere di cambiare il passato, così non si può decidere nulla per il futuro. Questo è il fulcro in cui fissa l'occhio Shabtai, senza mai distogliere lo sguardo. Un tour de force molto più che solamente stilistico. Ma c'è un capolavoro incapsulato nel capolavoro, cioè il finale. E' impossibile riassumerlo rendendogli giustizia. Si può solo dire che c è un punto nel racconto, un punto preciso, in cui questo finale comincia a decollare e questo cambio di situazione, che il lettore avverte con una di quelle facoltà sepolte che presiedono all'atto della lettura, è uno di quei piaceri il cui segreto nessun'altre arte è finora riuscita a rubare alla scrittura. Dario Voltolini La storia di Meir, un quarantenne di Tel Aviv, dd momento in cui percepisce che ha imboccato la fase declinante: un sismografo di sensibilità infinita registra le oscillazioni della coscienza A 11 U ,.ik-; . Yaakov Shabtai IN FINE Yaakov Shabtai trad. di Elena Loewcnthal Feltrinelli pp. 265 L. 30.000 LE Pi wmm

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