Branagh; ho fatto scoprire Shakespeare a Hollywood
Branagh; ho fatto scoprire Shakespeare a Hollywood Incontro con il regista che ha appena finito di girare il musical «Pene d'amor perdute» Branagh; ho fatto scoprire Shakespeare a Hollywood «Gli artisti oggi hanno voglia di misurarsi con i grandi temi» Simonetta Roblony Inviata a SALERNO Kenneth Branagh sta pensando a un «Macbeth» cinematografico, ma non può parlarne perché è superstizioso. Sta anche progettando di lavorare di nuovo ih Italia, ma non dice di più: porta male. E sta decidendo se tornare o no a recitare a teatro, dopo anni di assenza, ma anche su questo vuole il silenzio, teme la iella. Ma lei, Branagh, crede alla mala sorte più di un uomo del profondo Sud? «Io sono irlandese e sono un uomo di spettacolo: dei progetti non si deve dire nulla se no svaniscono». Ospite del festival cinematografico Linea d'ombra che, dopo Ken Loach e Peter Cattaneo quest'anno ha voluto premiare lui come simbolo della buona salute della cinematografia britannica, Branagh è a Ravello per qualche giorno con un gruppetto di compagni di lavoro: Jimmy Yuill e Richard Clifford, protagonisti con lui e con Stefania Rocca, unica italiana dal cast, di «Pene d'amor perdute» che ha appena finito di girare; nonché Gerard Lloran, interprete del suo «Molto rumore per nulla» e di «Nel bel mezzo di un gelido inverno». Insieme sul palco del teatro Verdi, i quattro rispondono alle domande di un pubblico di giovani. E sono domande di gioventù: come ha cominciato, come ce l'ha fatta, come ha trovato il coraggio, dieci anni fa, di sfidare Lawrence Olivier portando sullo schermo a soli trentanni 1'«Enrico V». Lui racconta dell'infanzia in Irlanda davanti alla tv a guardare i film degli Anni Quaranta, dell'adolescenza a Londra a tentare di spiare dietro delle quinte la gente di spettacolo, della gioventù sul palco a recitare uno Shakespeare che per lui non aveva più sapore, della prima compagnia fondata da capocomico. «A teatro», dice, «viene poca gente: il biglietto costa troppo. Il cinema, invece, è un mezzo popolare e io avevo voglia di far vedere a tutti cosa ero riuscito a fare con Shakespeare». Dopo di lei, però, a portare Shake- Kenneth Branagh speare al cinema sono arrivati in tanti. «Sì, ho anticipato una tendenza. A fine millennio gli artisti hanno bisogno di misurarsi con i grandi, di classifiche. E Shakespeare ha un linguaggio universale». Le è piaciuto il film-Oscar «Shakespeare in love»? «Moltissimo. Ha una sceneggiatura perfetta. Illustra bene la Londra di quei tempi. Trasuda passione per il teatro. E ha il merito, immenso, di mostrarci che Shakeaspere era un uomo e non una icona». Di «Pene d'amore perdute» ha scelto di farne un musical: «Non so perché ma ho avuto l'impressione che, in questo momento storico, la gente avesse voglia di svagarsi, come per dimenticare una segreta malinconia. Come avveniva negli Anni Trenta, quelli della grande depressione, quando il musical trionfava e il mondo correva senza saperlo verso una guerra disastrosa». Quanto alla guerra che è in corso, «ne sono sconvolto», ammette Branagh, «c'ò una violenza di fronte alla quale mi sento disperato. Forse la verità è che, come racconto in "Pene d'amor perdute", il nostro dovere sarebbe quello di far felici gli altri». Non teme che lavorare tanto ad Hollywood possa snaturarla? «Mah. Io scelgo le persone più che i copioni Doppiare il cartone "Eldorado" con Kevin Bine è stato un bel confronto, così come di grande impatto potrebbe essere "Wilde, wilde west" che uscirà in Usa a luglio. E' stato un set incredibile, quello, pieno di effetti speciali mai visti, per raccontare la storia di un folle che vuole dominare l'umanità. Non posso negare, però, di aver pensato, girandolo, che con quella stessa somma avrei fatto dieci dei miai Shakespeare». enneth Branagh
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