Cannes, il festival dell'ironia di Enrico Benedetto

Cannes, il festival dell'ironia All'insegna della leggerezza la 52a edizione, al via il 12 maggio con «Il barbiere di Siberia» di Mikhalkov Cannes, il festival dell'ironia Ma l'Italia è dimenticata: Bellocchio unico in gara Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Bellocchio, e dietro il vuoto. Presentando ieri la selezione per Cannes, Gilles Jacob non ftrova neanche a consolare 'Italia. 'Definisce sì «La balia» (da Pirandello, con la Tedeschi e Bentivoglio) un «film molto bello», ma poi spiega che in definitiva il panorama italiano è povero. E la concorrenza tra i festival non gli pare l'unica ragione che giustifichi l'attuale penuria. «Pensiamo all'Italia degli Anni '70, così ricca di grandi registi. E oggi, nemmeno cinque». Quali, non dice. Tornatore, per esempio? L'intramontabile patron del Festival se la cava in corner. «La sua opera era disponibile solo in versione lunga. Non abbiamo potuto quindi giudicare quella per resterò, più concisa». Aggiunge che «La leggenda del pianista sull'oceano» era un «beau film». Ma escludendolo per l'eccessiva lunghezza (fatale a Tornatore, che espugnò Cannes proprio tagliando «Nuovo cinema Paradiso»), testimonia che in definitiva non lo convinceva troppo. La «splendida solitudine» di Bellocchio è dunque, a suo modo, un «j'accuse». Oltretutto, premiando un classico italiano Cannes è in controtendenza sulla filosofia «innovativa» - Jacob dixit - che domina l'edizione '99. La definisce «moderna, uno sguardo nuovo su temi contemporanei. Meno violenza, più emozioni, ironia e humour, anche sulla coppia». Cannes vorrebbe concludere il secondo millennio con un tocco sbarazzino, veritiero, fuori moda. E strizza l'occhio - inaudito I - ai creatori Usa che operano in margine ai grandi studios. Gilles Jacob rileva la «rarefazione» nelle «pellicole ambiziose» che escono da Hollywood. E allora vai con il mezzo-underground. John Sayles, araldo del cinema indipendente, esordisce a Cannes vendicando la categoria. Nella complessa geopolitica festivaliera (qualcuno dirà che paghiamo l'exploit Benigni) fa in somma capolino la perestrqjka. Su 22 film (la cuvée '99 è risparmiosa) l'Europa ne ottiene 11, l'America 6, il Medio ed estremo Oriente 5. Duello euroamericano, dunque, con l'Asia per arbitro. Se aggiungiamo la rassegna «Un certain regard», in genere anticipatrice sulle tendenze del concorso, ci accorgeremo che tra India, Cina, Taiwan e Giappone il suo peso specifico è in pieno boom. Ma non citate a monsieur Jacob Zhang Yimou. «Vorrei qualcuno mi spiegasse come fa a ritirare dalla rassegna un filli: che non figurava tra le candidature». Non va giù, al direttore artistico, che il registu ci- nese denunci la «censura» sul taglio politico - negli ultimi tempi, filoregime - della sua cinematografia. «Cannes applica solo criteri artistici» martella. E Zhang Yimou n'esulerebbe malgrado i capolavori passati. In compenso, guarda chi si rivede: Israele, dopo 25 anni. Ecco «Kadosh» firmato Amos Gitai, sull'esistenza femminile nel talora misogino universo religioso ebraico. Chi si rassegna da sempre a vedere negli angloamerica¬ ni i «pigliatutto» di Cannes rimarrà infine deluso. Sui Ventidue in corsa per la Palma, appena 7 opere. E paradossalmente, quella di John Sayles è l'unica ad aver come sponsor un big (la Columbia). Gilles Jacob sottolinea se non la rottura un significativo passo per allontanarsi dalle convenzioni. «Ma per le vere sorprese, aspettate il 23 maggio» soggiunge. La serie di proiezioni si annuncia, almeno in qualche caso, sulfurea. Prendia¬ mo «Moloch» del russo Alexander Sokurov. Racconta gli ultimi giorni di Hitler ed Eva Braun nel bunker più celebre che la storia ricordi. Il titolo non fa temere un revisionismo cinematografico. Ma il Fuhrer «privato» è comunque a rischio: l'uomo che annaspa dopo i trionfi, l'amore, la morte. Altro squarcio icastico: «Gracile Will Rock». Tim Robbins ci propone un episodio movimentato nell'esistenza già parecchio mossa di Orson Welles. E non dimentichiamo, tra le varie categorie, il cileno Ruiz con un proustiano «Il tempo ritrovato». Che Bellocchio non se la prenda: ci sono lunghezze eccessive apprezzabili dalle giurie, anzi doverose.. La Francia, che gioca in casa, può esultare. Quattro selezionati (di cui 3 «giovani», è già una vittoria). I palmologi danno in pole position «Pola X» a firma Lèos Carax, con Depardieu junior (Guillaume) e 1 intramontabile Deneuve. Jacob: «Il film di Tornatore? Bello, purtroppo non era ancora pronto» Dal 12 al 23 maggio il Festival di Cannes torna ad animare la Crotone: sono ventidue quest'anno i film in concorso