Rushdie: con me Orfeo è una rockstar di Maria Giulia Minetti

Rushdie: con me Orfeo è una rockstar Lo scrittore racconta il nuovo romanzo «La terra sotto i suoi piedi» Rushdie: con me Orfeo è una rockstar «L'amore è la cosa più solida che io conosca» Maria Giulia Minetti ROMA J'E' un'aria di eccitazione attorno a Salman Rushdie quando finalmente arriva nella sala dell'albergo fuori città (segreto fino a un momento prima che i giornalisti vi siano scaricati da due pullman) dove terrà la conferenza stampa per presentare La terra sotto i suoi piedi, il romanzo che in questi giorni sta uscendo contemporaneamente in tutto il mondo. Più che un'eccitazione, una vibrazione, un buonumore, la sorta di radiosità che accompagna «la nascita di un bambino e la contemplazione di un'opera d'arte», due tra le poche chiavi che noi esseri umani - scrive lui nel libro - «abbiamo a disposizione per gettare un'occhiata sui misteri nascosti dell'universo». Racconta Rushdie felice che mettendo al mondo questo figlio, questo romanzo, ha ritrovato la sua più intima voce, «quella che parlava attraverso Salini, il protagonista dei Figli della mezzanottet. Vent'anni dopo, quella voce è tornata a parlare per bocca di Rai, il narratore della Terra sotto i suoi piedi, «e mi ha dato lo stesso senso di liberazione del vecchio ragazzo precedente». Ma «il ragazzo precedente» che il nuovo romanzo recupera è soprattutto il ragazzo Rushdie, «quello che la gente in questi anni s'era dimenticato», un ragazzo quasi come noi, che amava i Beatles e i Rolling Stones (tutto il romanzo è una grande celebrazione del rock and ioli, mitologia contemporanea) ma non è mai più potuto andare a un concerto da quando, nel 1989, la mano del fanatismo religioso ha firmato la sua condanna a morte. Proprio nel 1989, con un catastrofico terremoto, incomincia il nuovo romanzo, perché «volevo rendere esplicita l'immagine dello sconvolgimento, della costante possibilità che la terra ti si apra sotto i piedi, dell'incertezza e provvisorietà estreme del mondo in cui viviamo». Contro la provvisorietà del mondo «ho costruito una storia d'amore. Oh, lo so, anche il terreno dell'amore è provvisorio, ma è comunque il più solido su cui poggiare i piedi». Anche quel terreno si rompe, e tuttavia: «Ho scritto il libro seguendo il filo del mito di Orfeo e Euridice. I due amanti al centro della storia sono Vina e Ormus, celeberrime star del rock Lei muore, sprofonda durante il terremoto che apre il romanzo, e lui non riesce a riportarla sulla terra. Eppure...». Eppure? «Ricordate il mito di Orfeo? Alla fine, perduta Euridice, viene sbranato dalle Baccanti. Ma la sua testa staccata dal corpo continua a cantare. La canzone è immortale. 0 cantore più fragile. Così, forse, il modo in cui l'amore vince la morte è il canto, la poesia». Così Rushdie ha sconfitto la fatwa. Salman Rushdie: il suo romanzo esce contemporaneamente in tutto il mondo «Per me è come la nascita di un bambino»

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