Ciampi: dobbiamo metterci l'anima
Ciampi: dobbiamo metterci l'anima II ministro delle Finanze ha invitato tutti alla coesione «come quando eravamo di fronte al baratro» Ciampi: dobbiamo metterci l'anima I sindacati: la nostra parte la stiamo già facendo ROMA Al Patto sociale manca un'anima, ha avvertito il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi rivolgendosi a tutte le parti sociali che lo hanno firmato al termine della sessione di verifica dell'accordo che si è tenuta ieri al Cnel. E' necessario un impegno più forte, ha aggiunto il ministro perché «i progressi si hanno se nei propositi e nei progotti si mette l'anima. Per farlo prima di tutto bisogna averla e l'entrata in Europa ha dimostrato che ce l'abbiamo. Secondo, bisogna volerla mettere. E' questo che forse ancora manca nell'attuazione del Patto sociale. Dobbiamo mettercela tutti quanti insieme». Nonostante la premessa, il ministro ha poi spiegato di aver trovato «l'incontro positivo» poiché vi sono state «poche recriminazioni». E' necessario però che tutti, governo per primo, facciano un esame di coscienza per «chiederci se stiamo facendo tutto quello che sta a noi di fare». Il ministro ha quindi invitato tutti a trovare «un altro momento di coesione» come quelli avuti «di fronte ai baratri» degli anni passati. Ma l'invito non sembra aver incontrato il favore delle associazioni di categoria che si sono dette «deluse» ed ormai convinte che spetti al governo innestare la marcia. Sergio D'Antoni, leader della Cisl, al termine della sessione ha innanzitutto denunciato l'oscuramento del circuito interno del Cnel. I giornalisti presenti a Villa Lubin, infatti, hanno potuto seguire sul sistema televisivo a circuito chiuso soltanto l'intervento d'apertura del presidente del Consiglio Massimo D'Alema e, dopo una pausa di tre ore circa, le conclusioni dei ministri del Tesoro Ciampi e del Lavoro Bassolino. Nel frattempo erano intervenuti tutti i rappresentanti delle forze sociali. «La prossima volta - ha sollecitato D'Antoni a Giuseppe De Rita, presidente del Cnel - evitiamo questa cosa sgradevole». Ai giornalisti ha rivelato che la decisione era stata presa dalla Presidenza del consiglio. Al di là delle questioni tecniche, le critiche di D'Antoni sono ondate anche alla sostanza della posizione del governo. «Le parole del premier sono insufficienti», ha affermato mentre il leader della Cgil, Sergio Cofferati, chiede che «ciascuno faccia la sua parte» perché, ricorda, «il Patto Sociale si sta già applicando ma c'è un problema delle risorse che sono state già predisposte, ci sono poi norme che sono in discussione in Parlamento che vanno varate al più presto possibile, ogni rinvio sarebbe pericoloso m particolare per il Sud». Pietro Larizza, leader della Uil, ha invece avvertito che «la concertazione non va, per i modi con cui è gestita da questo governo» e che «si sta scadendo in una concezione consociativa dell'economia italiana che non porta da nessuna porte». Critiche anche delle altre associazioni di categoria. «Il petto por lo sviluppo deve essere accelerato», ha commentato Ivano Spallanzani, presidente delle Confertigionoto. La Confesercenti ha chiesto l'apertura del «confronto sul prossimo Dpef valorizzando settori come commercio e turismo che producono più di altri sviluppo ed occupazione. La Cokliretti ha rilevato che «non si può accettare il principio che esistano livelli diversi di coinvolgimento e gestione del patto» e chiesto una politica di «concertazione globale». La Confagricoltura ha chiesto «interventi mirati olio riduzione dei carichi fiscali diretti e indiretti» mentre la Confeommercio ha sottolineato come servano provvedimenti concreti per accelerare le spese per infrastrutture previste nella Finanziaria 1998 e abbassare la pressione fiscale su imprese e famiglie». Un tentativo di conciliare le due posizioni è giunto da Giuseppe De Rita che Ita spiegato che «occorre ricreare una motivazione collettiva allo sviluppo del Paese». [r.r.l Ma le associazioni di categoria sono insoddisfatte e chiedono all'esecutivo provvedimenti urgenti e mirati per i loro settori I leader sindacali della Triplice Cofferati D'Antoni e Larizza
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