D'Alema: meno tasse già nel '99 di Stefano Lepri

D'Alema: meno tasse già nel '99 Gli sgravi fiscali alle famiglie promessi per il 2000 potrebbero essere anticipati nel conguaglio di fine anno D'Alema: meno tasse già nel '99 «Ma il patto sociale per ora è insufficiente» Stefano Lepri ROMA Sulla discordia di voci del giorno dedicato alla «verifica» del patto sociale, aleggia l'ipotesi che lo sgravio fiscale alle famiglie, da tempo promesso per il 2000, sia anticipato al 99, magari nel conguaglio di fine anno. Servirebbe a rilanciare i consumi, a contrastare la stagnazione dell'economia, questo ribasso dal 27% al 26% della aliquota sul secondo scaglione Irpef. Ieri mattina, parlando al Cnel, il presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha detto che il governo «sta valutando diverse alternative». Preme il ministro del Lavoro Antonio Mascolino, mentre Tesoro e Finanze, al momento, sostengono che quei tremila miliardi non ci sono. A4 mesi dalla firma, il patto sociale non ha ancora raggiunto il suo scopo, dinamizzare l'economia. Due mesi fa, il governo era sembrato fin troppo prudente quando ridimensionò all'1,5% la previsione di crescita nel '99; ora D'Alema annuncia che «non sarà facile superare» l'I,4% del '98. Entrata nell'euro, l'Italia «sembra meno capace di accettare le sfide dello sviluppo», secondo il presidente del Cnel Giuseppe De Rita; i suoi handicap storici, prima accettati con fatalismo, diventano all'improvviso intollerabili. E se, come ha detto sempre De Rita, mancano le «motivazioni collettive», la verifico tra governo e parti sociali rischia di trasformarsi in scaricabarile. Che cos'è che non va? Uno scambio frontale di accuse tra imprese e sindacati è stato evitato; compaiono altri spun- ti. La burocrazia rema contro, hanno sostenuto tra gli altri gli agricoltori, gli artigiani, le cooperative. Il Parlamento è lento e talvolta peggiora in senso dirigistico le iniziative del governo, insistono gli industriali. «Ho sentito poche recriminazioni», tranquillizza, chiudendo il dibattito, il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi; eppure invita ciascuno ad approfondire l'«esame di coscienza»; se si vuole «mettere l'anima» nel patto sociale, tutti, governo per primo, «dobbiamo chiederci se stia ino facendo tutto quello che sta in noi di fare». «In aride cifre», D'Alema ha reso noto che a 4 mesi dall'intesa, e a 3 dalla firma, «risultano attuati 80 degli adempimenti previsti dal patto, un terzo del totale»; mentre «dei 44 adempimenti in scadenza entro il 31 marzo ne risultavano attuati 35». In sé sarebbe «un bilancio sostanzialmente positivo»; è la «difficile congiuntura attraversata dall'economia nazionale» a renderlo «ancora insufficiente». Per ricreare fiducia nel futuro «c'è bisogno di uno scatto; ma il governo - secondo il presidente del Consiglio - da solo non può determinarlo. O arriverà dal profondo della società o le istituzioni per quanto autorevoli non potranno riuscirci». «La società ha una guida che viene dalla politica, e quindi è la politica a dover fare lo scatto necessario - ha ribattuto il presidente della Confindustria, Giorgio Fossa -. Il governo ha dimostrato di avere polso nel gestire la crisi del Kosovo, deve dimostrare la stessa decisione sul fronte dell'economia, che si trova in uno staio di emergenza tale da aver bisogno di comportamenti di¬ versi da quelli tenuti finora». Il dibattito nel Cnel, organo istituzionale di dialogo tra le parti sociali, è avvenuto a porte chiuse, scelta di cui si è lamentato il segretario della Cisl Sergio D'Antoni. Malignano alcuni .dei partecipanti, tuttavia, che i leader sindacali sono stati assai più battaglieri fuori dalla porta che dentro. D'Antoni, al termine dei lavori, si è dichiarato «totalmente insoddisfatto». Il leader della Cgil Sergio Cofferati, a sua volta, ha risposto a D'Alema che «le parti sociali hanno talvolta supplito ai compiti della politica», ma che «questo può essere l'eccezione, non la regola». Ciampi ha fatto presente ai. sindacati che 1 au- mento dell'occupazione registrato nel '98 nonostante la bassa crescita economico si deve olla maggior flessibilità introdotta nel mercato del lavoro; e nello stesso tempo ha rimproverato agli industriali «lentezza nell'innovazione, nell'adeguamento del prodotto e ancor più nel modo di produrre». Non che D'Alema volesse scusare del tutto le istituzioni politiche. Tra le righe, il presidente del Consiglio ha riconosciuto che alcune critiche al Parlamento sono fondate, e ammette di trovarsi tra due fuochi, la difficoltà di produrre buone leggi e l'ostilità delle opposizioni alle frequenti richieste di deleghe. Le deleghe, dice, hanno un senso quando si tratta di «riformare meccanismi complessi»; l'uso di un normale disegno di legge «comporterebbe tempi e rischi enormi, perché quando si toccano pluralità di interessi costituiti, è comprensibile che il Parlamento sia permeabile a mille sollecitazioni». La Confmdustria: il Parlamento è lento e talvolta peggiora in senso dirigistico le iniziative adottate dal governo D'Alema con il presidente di Confindustria Giorgio Fossa Sotto, Ciampi

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