«Se è vero, Milosevic fa un pus» avanti»

«Se è vero, Milosevic fa un pus» avanti» La mediazione di Cernomyrdin apre uno spiraglio a poche ore dal vertice della Nato «Se è vero, Milosevic fa un pus» avanti» Clinton: si prepari l'attacco di terra, ma non subito Andrea di Robilant WASHINGTON «Un passo avanti». Bill Clinton esce sul prato della Casa Bianca pochi attimi dopo aver sentito della proposta Cernomyrdin fiancheggiato dal segretario generale della Nato Javier Solana, e dice: «Se davvero Milosevic accetta una forza di sicurezza genuina, sarebbe la prima volta. E in questo senso costituirebbe un passo avanti». Una soluzione diplomatica con Milosevic è dunque ancora possibile. «Se lui accetta le nostre condizioni - ha aggiunto il Presidente - e il popolo serbo è disposto a lasciarlo al potere, uno scenario del genere non è da escludere. Anche se poi bisognerà vedere cosa farà il Tribunale sui crimini di guerra». Ma nonostante la cauta apertura di Clinton la Casa Bianca rimane molto guardinga. La forza internazionale che dovrà essere introdotto in Kosovo potrebbe anche avere un «cappello» Onu, dicono, ma dovrà essere una forza credibile, con una forte componente Nato. Mentre dalle prime in¬ discrezioni arrivate da Belgrado non è nemmeno chiaro se Milosevic accetti l'idea di una robusta presenza militare in Kosovo. E cosi, in attesa di studiare i dettagli della proposta russa, Clinton ha precisato che la campagna di bombardamenti proseguirà intensamente. Ed ha colto l'occasione per esprimere il suo «sostegno» alla decisione «prudente e saggia» di Solana di aggiornare i piani per l'invio di truppe di terra. L'uscita del segretario generale alla vigilia del vertice Nato - che si apre stamane con un «consiglio di guerra» sul Kosovo ha finito per portare il tema di un'invasione di terra al centro della discussione, anche se formalmente la questione non è neppure iscritta sull'agenda dei lavori. L'Amministrazione Clinton non ha alcun appetito per una discussione sull'invio di una forza di terra. Ed ha fatto il possibile per tenere la questione lontana dall'agenda del vertice. Il Congresso è diviso su questo punto, l'opinione pubblica incerta e i sondaggi registrano un calo preoccupante della popolarità di Clinton, scesa da 66 a 56 da quando sono cominciati i bombardamenti (dati Cnn). Ma su pressione della Gran Bretagna, della Francia e di una parte del Congresso americano, l'Amministrazione ha deciso che i piani per un'invasione del Kosovo con una forza di circa 80 mila uomini vanno quantomeno aggiornati. Così la Casa Bianca ha fatto trapelare che se Solana avesse chiesto di pianificare un intervento di terra, avrebbe avuto il sostegno americano. Poi ha chiamato Solana e gli ha chiesto di comunicare a due redattori del Washington Post la nuova posizione della Nato. Ma senza fare dichiarazioni ufficiali e parlando solo «on background». Perché tanta prudenza? «Perché non c'è ancora alcun consenso» sull'invio di una forza di terra in Kosovo, ha spiegato schiettamente il segretario alla Difesa William Cohen. «Ci sono forti dissensi su questo punto nell'Alleanza». E l'incubo dell'Amministrazione è che una discussione sfilacciata, inconcludente e acrimoniosa sulle truppe di terra qui a Washington fini¬ sca per appannare l'immagine della Nato proprio nel momento in cui il suo futuro appare in bilico. Ma ignorare del tutto la questione sarebbe stato imprudente. E così l'Aniministrazione ha orchestrato il «via libera» di Solana all'aggiornamento dei piani in quanto non comporta una mutamento sostanziale della posizione Nato e riflette un minimo comun denominatore nell'Alleanza. Ma come ha detto ieri il ministro degli Esteri britannico Robin Cook, arriverà il giorno in cui una forza di terra dovrà essere per forza introdotta in Kosovo per proteggere i profughi albanesi che torneranno a casa. Il punto sta nel decidere in che momento introdurre quella forza. Da settimane ormai è in corso uno strano balletto semantico per definire le condizioni in cui truppe Nato entrerebbero in Kosovo: si è parlato di «ambiente non ostile», di «ambiente permissivo» e da ieri il Pentagono parla anche di «ambiente semi-permissivo». Che cosa significhi esattamente nessuno sembra saperlo.