Dopo il grattacielo, cosa Milosevic

Dopo il grattacielo, cosa Milosevic Dopo il grattacielo, cosa Milosevic Missili Nato devastano il numero 13 di via Ulicka Giovanni Cerrutl invialo a BELGRADO I traccianti tentano di proteggere la collina di Dedinje, un'esplosione in cielo la illumina a giorno, poi due colpi, un altro, e tre puntini rossi che tornano nel buio lasciando una scia veloce. Cosa succede alle 3,20 della notte sulla collina preferita dal Maresciallo Tito, dove aveva la residenza nel Palazzo Bianco e ha voluto la tomba e il Mausoleo? Le sirene dei pompieri attraversano il ponte di Uranicov, passano le Audi e le Bmw nere della nomenklatura. Non è successo niente, diranno all'alba. E bisognerà aspettare la tv serba, alle dieci del mattino, che interrompe i programmi e annuncia mesta: «Colpita la residenza del presidente Milosevic». Proprio il Palazzo Bianco, il Bela Palata, al numero 13/15 di strada Uzicka, alle spalle della tomba e della «Casa dei Fiori», il Mausoleo di Tito. Dopo il grattacielo di Milosevic, la residenza ufficiale. Sempre alle 3,15. La caccia aerea della Nato all'imprendibile Slobo continua. Il taxi sale verso la collina lento e prudente. Poliziotti in mimetica blu, cani lupo, blindati. E' il quartiere residenziale, le ville di ambasciatori, ministri, alti gradi militari. Una volta era la collina della famiglia reale, un grande parco di robinie o faggi. Poi l'avevano requisito i partigiani titilli. Collina Tito. Il Palazzo Bianco sembra una villa in stile veneziano, bianco, due piani, quindici stanze, salotti, sala conferenze, mobili Luigi XTV, nel parco la casupola che Tito s'era costruito per i suoi hobby, lavori in legno e ferro. Da fuori il Palazzo à invisibile, le due cancellate di ferro blu gono ando nostro hanno resistito. Si vedono appena un tetto crollato, le finestre delle residenze vicine con i vetri incrinati. Il' perimetro è sorvegliato da poliziotti e cani al guinzaglio. Milosevic e famiglia non c'erano, da* due mesi non frequentano il Palazzo Bianco né la residenza privata sulla Tolstqjeva, le notti le passano nei bunker. Mezzogiorno, Milosevic risponde ai tre missili con la voce di due ministri. L'attacco della notte è uno sfregio personale. Un missile intelligente è arrivato davanti alla porta d'ingresso e come una palla da biliardo ha carambolato all'interno fino alla camera da letto dei coniugi Milosevic. «Solo uno come Clinton può pensare che una camera da letto sia un centro di comando. Questo è un atto di terrorismo», accusa Goran Ma tic, ministro per la Comunicazione. E Milan Komnecic, ministro per l'Informazione: «Il Palazzo Bianco ò soltanto una delle cinque milioni di case serbe e tutte ci sono ugualmente care. Il presidente Milosevic e la sua famiglia non c'erano, ma se il comando Nato sperava di colpirli allora questo attacco non è altro che un atten- tato». La Nato risponderà da Washington con il portavoce del Pentagono Ken Bacon: «Milosevic non è un nostro bersaglio specifico, noi colpiamo i centri del regime». ' Ci vuole un quarto d'ora per scendere da Dedinje al centro di Belgrado. La notizia dell'attacco al Palazzo Bianco e già nei cori del palco di Piazza Libertà: «Assassini, assassini», cantano su ome o ndo» una mazurka. Come il Grattacielo, anche il Palazzo Bianco .ò un simbolo che lega Tito a Milosevic. Un simbolo del potere. E' quello che sostengono alla Nato, ma nel descrivere il Palazzo Bianco il portavoce Bacon lo racconta come un modernissimo bunker, un centro di comando e di controllo». Prepararsi per la notte che viene: «Continueremo a colpire i centri vitali del sistema nervoso del regime di Milosevic, il sistema di comando e controllo che gestisce le forze militari e le forze di sicurezza serbe - avverte Bacon -. Molte delle loro attività sono gestite da una serie di residenze e uffici, tutti collegati tra loro». Come il Grattacielo, come il Palazzo Bianco. Che sia vero lo dice la Nato, certo non il Press Center dell'Armata serba. Qui, al contrario, si possono trovare i comunicati dei partiti serbi, le proteste, la rabbia che cresce, le accuse «alla signora ALb righi che persiste nell'inviare macabri messaggi». Il partito di Milosevic diffonde questa nota «Possiamo capire che un matto sia alla guida dell'America e possa corrompere i miserabili o trovare altri matti come lui per raggiungere l'obiettivo della dominazione del mondo. Ma non possiamo comprendere né giustificare i popoli che subiscono senza rendersi conto che la minaccia ò quella di distruggerci tutti». La rabbia sale quando viene diffusa la nota del governo che conta 500 morti e 400 feriti in 28 giorni. Tutti civili. Da mercoledì, dopo la notte del Grattacielo bombardato, gli allarmi aerei suonano anche cu pomeriggio. Ieri altre due ore su Belgrado, colpiti ancora una volta la raffineria di Pancevo, l'aeroporto militare, i ponti della Vojvodina, le città di KraJjevo e Kursumli ja nella Serbia centrale e giù in Kosovo. Gli attacchi mirano soprattutto alle raffinerie e ai depositi di carburante, la « J ugopetrol» degli amici di Milosevic e la «Beopetrol» della moglie Mira Markovic. La benzina è merce rara, in un mese è passata da mille a 10 mila lire al litro. Ed è razionata, 40 litri al mese, Ieri mattina, quando la tv serba non aveva ancora dato la notizia dell'attacco al Palazzo Bianco, i sindacati avevano chiamato i lavoratori in piazza. Diecimila bandiere contro la Nato. Il portavoce del Pentagono «Era un centro di comando Il Presidente non è un nostro bersaglio specifico» Belgrado: «Solo uno come Clinton può pensare che una camera da letto sia un centro di comando»

Luoghi citati: America, Belgrado, Dedinje, Kosovo, Serbia, Washington