Juve, l'Europa se ne va dopo la grande illusione

Juve, l'Europa se ne va dopo la grande illusione Champions League: subito due gol dei bianconeri, poi l'incredibile rimonta del Manchester United che va in finale Juve, l'Europa se ne va dopo la grande illusione Roberto Beccantlnl TORINO Addio Europa. La Juventus cade da cavallo dopo quattro finali e 55 partite, sbalzatavi da un Manchester United capace di assorbire la doppietta di Inzaghi come se niente fosse, realizzare tre gol, colpire due pali. Saranno, dunque, le guarnigioni di Alex Ferguson à contendere la Champions League al Bayern, il 26 maggio a Barcellona. Ecco qua la risposta, e che risposta, alla Juve guerriera di Old Trafford. Due settimane fa, i campioni d'Italia si erano spinti al di là dei propri limiti. Tutti, ma i centrocampisti di più: da Conte a Davids. il rientro sulla terra è stato malinconico e sconvolgente. Non è da Juve portarsi fulmineamente sul 2-0 e pagarne il fio, invece di ricavarne ulteriore benzina., In compenso, è da grande squadra non fare una piega e ribellarsi al destino, agli avversari, a tutto: questo è stato il Manchester United. Non ricordiamo un avvio più tambureggiante e ingannevole. La Juventus azzanna la partita. Due gol in cinque minuti: il pri¬ mo al 6', lungo l'asse Zidane-Inzaghi, con Gary Neville annichilito dallo scatto del veltro bianconero; il secondo all'IT, ancora di Inzaghi, rifornito da Pessotto, complice una carambola, decisiva, di Stam. Per un quarto d'ora, è la Juve di lassù, famelica e compatta. Un quarto d'ora: troppo poco. Piano piano, il Manchester United la stratta dal centrocampo. Blomqvist non è Giggs, ma copre di più la fascia sinistra. Butt non è Scholes, ma affianca Keane, straordinario, nell'alzare solide barriere. Beckham può, cosi, sottrarsi all'ardore del generoso Di Livio. Paga, Ancelotti, l'assenza del radar-Montero. E, più in generale, la squadra sconta un atteggiamento titubante, il pressing flebile, le distanze, esagerate, fra reparto e reparto. Ferrara, lui, non riesce a tenere «alta» la difesa bianconera. La Juve rincula attorno a Deschamps, gli inglesi guadagnano metri e occasioni: 18', Irwin-ColG-Yorice, alto; 23', contatto Ferrara-Yorke: a noi, in piccionaia, sembra proprio rigore. All'andata, Peruzzi effettuò la prima parata al 13' della ripre¬ sa. Questa volta, dopo 24' è già a sedere: angolo di Beckham, testa di Keane, alla Mancini. I campioni d'Italia procedono per impulsi. Alla mezz'ora, Stam spazza dalla linea un «campanile» di Conte. Un episodio. Birindelli non vale Mirkovic; uno contro uno, Ferrara e Iuliano soffrono Yorke e Cole. Non a caso, il pareggio è roba loro: cross di Cole, testa di Yorke, in anticipo su Ferrara. A seconda dei sentieri che batte, Zidane ne ha sempre uno addosso: Ferguson ha capito la lezione. Ecco, Inzaghi, al 38': Schmeichel è lì. Un minuto, e, su liscio di Iuliano, Cole scuote il palo. Soffre a tal punto, la Juve, che Ancelotti non può non correre ai ripari: fuori iuliano e Birindelli, dentro Monterò e Amoruso. Ripresa a due punte. O la va o la spacca. Di Livio scivola a destra. Schemichel sventa su Inzaghi, imbeccato da Fessotto. Il Manchester non rinuncia al contropiede: Cole, al 9', spreca un sontuoso invito di Beckham. L'arma del fuorigioco cancella un gol di Inzaghi (18') e, più in generale, frustra il macchinoso incedere degli juventini, quasi mai all'al¬ tezza delle esigenze. Sul piano atletico, il Manchester non porge l'altra guancia, anzi. Assorbe, riparte, non ricorre a volgari imboscate, palesa nervi d'acciaio. Sbaglia, la Juve, nel cedere alla tentazione del cross: Stam e Johnsen governano le traiettorie e domimano i «grappoli». Scholes avvicenda Blomqvist. Conte, Davids, Deschamps sono in riserva. Gli inglesi ribattono colpo su colpo e, al 27', con Irwin, timbrano un altro palo. Zidane cerca spazio sulle fasce. Così facendo, non incide, non illumina. La Juve si aggrappa a un improbabile tridente, quando, al 35', Fonseca rimpiazza Di Livio. Il suo cuore, però, ormai non batte più. Al Manchester United, quantum mutatus ab ilio, riesce addirittura il sorpasso: 39', errore di Monterò, rigore di Peruzzi su Yorke, vantaggio, gol di Cole, a porta vuota. Tre reti, due pali: giù il cappello. Cole e Yorke letteralmente trasfigurati. Dopo l'Inter, la Juventus: il Manchester United prende a calci la tradizione. Alla fine, applausi per tutti: per chi ha scritto la storia e per chi, con pieno merito, si appresta ad aggiornarla. prTTT m rrrgi ■ ISS e tSftS nr c |jg——3 |fmf??^TaTrT BTO|PJP^BpB Arbitro: MEIER (Svizzera) 7 Roti: p.t: 6' e IV inzaghi F.; 24' Keane; 35' Yorke; s.t. 39' Cole. Ammoniti: Keane, Davids, Scholes. Spettatori: pagami 60 806, Incasso 5.468.450.000. La rate, importantissima, di Yorke che anticipa Ferrara e realizza di testa il secondo gol del Manchester