Vertova: «lo, direttrice cattiva ma fragile»
Vertova: «lo, direttrice cattiva ma fragile» Vertova: «lo, direttrice cattiva ma fragile» ROMA Anche Francesca ha un'anima e lo dimostrerà sempre di più, nell'arco della saga di «Commesse» in cui è apparsa all'inizio sotto le spoglie della direttrice gelida-cattiva per poi trasformarsi, nella seconda puntata, in madre devastata dal dolore di un figlio drogato. «E' un ruolo complesso - spiega l'interprete Caterina Vertova - ma mi è subito piaciuto perché racconta le difficoltà delle donne di oggi che spesso si trovano a svolgere lavori di responsabilità e, nello stesso tempo, devono vedersela con i problemi della vita privata. Per gli uomini è diverso: escono di casa e possono anche riuscire a dimenticare tutto il resto, per noi è impossibile scindere le cose». Francesca, racconta ancora Ver¬ tova, «non è fredda come appare nella prima puntata, piuttosto è trincerata dietro una posizione che le impone di essere in un certo modo. In realtà lei ha una vita molto piena, in cui, man mano che la storia va avanti, succederà di tutto. E toccherà proprio a lei entrare in contatto profondo con ognuno dei personaggi della storia. Alla fine ci sarà un capovolgimento della sua immagine in cui i legami tra lei e le persone che lavorano nel negozio diventeranno saldi». Milanese, con un cognome che evoca radici slave e che invece viene dall'omonimo paese lombardo, Vertova sta vivendo in questi giorni, dopo anni e anni di teatro e vari moli in cinema e in tv, il bagno di popolarità die solo i programmi televisivi di grande ascolto riescono a dare: «Con la televisione si arriva veramente dappertutto, si entra nel cuore e nella vita delle persone, oltre che direttamente nelle loro case. 11 teatro è molto diverso: il rapporto che si stabilisce con il pubblico è più elitario, basato su una precisa scelta reciproca. In Italia, poi, non è ovvio fare tutte e due le cose e io devo ringraziare il regista Capitani dell'op- portunità che mi ha offerto». Dopo aver preso il diploma alla scuola del «Piccolo Teatro di Mila no» e aver partecipato a stages di Lindsay Kemp a Londra, Vertova si è gettata a capofitto nell'esperienza del teatro: «Il cinema è arrivato piano piano, e solo in una seconda fase ho sentito l'esigenza forte di esplorare l'occhio nero della cinepresa». Dei piimi passi fa parte anche l'incontro con Fellini che le diede l'occasione di apparire in «Ginger 6Fred»: «Ero andata a Cinecittà con la mia foto nella borsa, pronta anche a fare la comparsa. Fellini ini vide e mi bloccò». Con il lavoro d'attrice Vertova ha sempre dovuto conciliare il molo di mamma di una bambina avuto a vent'anni: «Vivo a L'Aquila proprio per questo motivo, perché in una città più piccola è stato meno difficile tirar su una figlia. Ci sono riuscita con grande fatica, facendo sempre avanti e indietro con Roma, ma è anche bello poter tornare, tra un lavoro e l'altro, in una realtà più tranquilla». Sono in tanti a notare la somiglianza di Vertova con Fanny Ardont e a lei non dispiace: «E' un'attrice che mi piace moltissimo». [f. c.j
Persone citate: Caterina Vertova, Fanny Ardont, Fellini, Lindsay Kemp, Milanese
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