Dalle «Lettere» di Leo Valiani

Dalle «Lettere» Dalle «Lettere» «In Italia si approfitta degli aiuti Usa» «Salvemini e le sue asine di studentesse» i Due stralci dalle Lettere 1943-1979 di Leo Valiani e Franco Venturi (La Nuova Italia). Mosca, 10 novembre 1947 L tuo libro ci ha tenuto di nuovo compagnia, ce lo siamo riletto tutt'e due. Effettivamente, come dice Giorgio [Agosti], sei veramente riu¬ scito a dare un aspetto cinematografico violento e rapido della guerra partigiana. (...] Ma quale era la terribile mancanza di coscienza in proposito di tanti e tanti altri, me compreso. E ora in Italia il peso di questa mancanza continua evidentemente a farsi sentire enormemente. Siamo, dal punto di vista psicologico, di fronte ai problemi internazionali veramente in una situazione difficile, mi pare. C'è tutto uno strato di gente che semplicemente tenta di approffìttare per sé e per i propri dell'aiuto americano. C'è l'enorme massa di quelli che considerano che l'aiuto americano è indispensabile ma si mettono a posto la coscienza dicendo che in ogni modo ce lo devono e che non possono lasciarci morire di fame ecc. e non hanno né gratitudine né ingratitudine né un senso di simpatia o antipatia, ma semplicemente di adattamento. C'è poi imo scontento evidente che è tipico del povero che è pagato e che però mugugna, pur sapendo che non può far altrimenti. Come riuscirete ad incidere su questa situazione psicologica non vedo bene. Tentare di suscitare un puro sentimento nazionalistico è evidentemente dare una forma al mugugno, ma non cambiarlo. In realtà avete ragióne, soltanto una trasformazione delle cose e cioè di quella parte della struttura economica italiana che è toccata e che è a diretto contatto con l'economia intemazionale può veramente cambiar la situazione. Franco Venturi s Milano, 7 dicembre 1950 ONO stato a Firenze e ne sono tornato molto malinconico. Ho visto Sai vernini, molto giù, non riesce più a camminare; è stato 15 giorni a Sorrento, ma non sapeva che Tu stai a Posit ano ; non si è rimesso però dall'asma bronchiale; o smette l'insegnamento o rischia grossi guai fisici e naturalmente sceglie Suest'ultimo rischio. Ho cercato di persuaerlo di fare il contrario, lasciar stare le sue asine di studentesse, e scriver un libro su Mazzini o su Cattaneo, che sono i suoi problemi di sempre e dei quali c'è ancora da fare la storia esauriente, non agiografica. Ne abbiamo discusso a lungo, ma non si dà per vinto, vuol insegnare ancora. Ho visto la signora Amelia [Rosselli], anch'essa malata di asma bronchiale [...]. Basta dirTi che alla Nazionale di Firenze non ci sono i «Quaderni di Giustizia e Libertà», né quelli di Parigi, né i nostri del '44-46; nessuno ve li ha mai spediti, eppure la direttrice della Nazionale è una del partito d'azione. Ed io che mi arrabbio, se non trovo un giornaletto anarchico ravennate del 1872! I compagni di Firenze, poi, sconcertati per i fatti mondiali e le camorre nazionali; Calamandrei che oscilla verso i comunisti e Luigi Russo che fa l'apologia della libertà che ha visto in Russia. Non parliamo di Roma, dove Silone è riuscito a disgregare il Psu, iniziando sciocche trattative con Saragat, e squagliandosi nel momento in cui bisognava concludere o, preferibilmente, troncarle con ingiurie. D'altra parte, neppure Aldo [Garosci], che si è sistemato alla Radio, ed avrebbe dunque qualche tempo disponibile, vuole occuparsene; è disgustato eli tutto che non sia federalismo; tuttavia; è ancora di gran lunga il migliore di noi. Leo Valiani