L'Europa ha bisogno di un'anima Prodi pronto alla sfida con i banchieri di Mario Deaglio
L'Europa ha bisogno di un'anima Prodi pronto alla sfida con i banchieri JW. L'Europa ha bisogno di un'anima Prodi pronto alla sfida con i banchieri Mario Deaglio L« ATTUALE generazione di politici italiani non sarà certo ricordata per la sua cultura. Molti leader non sanno usare il congiuntivo e ignorano la storia, la geografia, la contabilità e le lingue straniere. Scarseggiano i dibattiti seri e l'UlivoTl'unico movimento che ha davvero provato a scrivere un manifesto politico, non è andato molto oltre un'elencazione non troppo coordinata di istanze. In questo panorama grigio, Romano Prodi rappresenta un'eccezione. In primo luogo perché usa il congiuntivo, si esprime correttamente in inglese e scrive saggi non banali. Forse è stato scelto quale presidente della Commissione europea anche per questo; in ogni caso, la sua «idea del- l'Europa» non è una minestrina scipita, buona per tutti i palati, ma un abbozzo dal profilo alto, perfino spigoloso. Secondo Prodi, non si può immaginare un'Europa slegata dalle sue radici cristiane; senza l'ispirazione cristiana, che è transnazionale, transculturale e pluralista, al posto del vecchio Muro di Berlino, abbattuto nel 1989, ne sorgeranno altri; e la guerra jugoslava sembra dargli ragione. Secondo Prodi va quindi rifiutata la concezione di un'Unione Europea «senza anima», semplice frutto di necessità o convenienza. Per ridare un'anima all'Europa, Prodi auspica innanzitutto un'apertura al Mediterraneo, da realizzarsi mediante l'istituzione di una grande area di libero scambio, che curerebbe l'Europa dalla tenta- zione di diventare una «fortezza» e capovolgerebbe la recente tendenza a espandersi a Nord e a Est. Tale apertura viene giustificata con motivi non solo ideali: è l'unico modo di evitare che il forte aumento di popolazione dei nostri vicini meridionali ci porti migrazioni eccessive, devastazioni ambientali e terrorismo. A quella verso il Mediterraneo dovrebbe far seguito un'altra grande apertura, verso l'Asia, una parte del mondo che non possiamo ignorare culturalmente e i cui scambi con l'Europa sono aumentati più velocemente di quelli con gli Stati Uniti. L'Europa, del resto, si potrebbe aggiungere, sta soffrendo più degli Stati Uniti le conseguenze della crisi asiatica. Cooperazione con l'Asia, competizione con gli Stati Uniti: ecco la ricetta di Prodi per un'Europa divenuta grande potenza senza ancora rendersene conto. E questa competizione va condotta con uno Stato «leggero» che continui però a realizzare, valorizzando le matrici cristiane, un proficuo compromesso tra solidarietà e sussidiarietà, senza trasformare le democrazie europee «in una sorta di equilibrio strumentale di egoismi». Occorre riformare il Welfare State in maniera coordinata tra i vari Paesi, raccogliere la sfida tecnologica, puntare su ricerca e istruzione, espandere la domanda in maniera accuratamente dosata per creare lavoro senza inflazione. E anche rendere meno rigida la politica monetaria, un'affermazione che i banchieri centrali di Francoforte, con i quali tra pochi mesi sarà chiamato a confrontarsi, leggeranno con orrore. «Non vi sarà Europa», scrive Prodi se «pulizia etnica, nazionalismo e superiorità razziale saranno di nuovo parole pronunciate e pronunciabili». L'Europa di Prodi, insomma, oggi si gioca nel Kosovo. E il suo saggio non è il semplice compitino d'esame di un futuro presidente della Commissione. Roma rio Prodi Un'idea dell'Europa Romano Prodi Un'idea dell'Europa Il Mulino 147pagine, IS.OOOIire «Merda d'artista»
Persone citate: Prodi, Romano Prodi, Secondo Prodi
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