Il loro idolo
Il loro idolo Il loro idolo Marilyn Manson rock maledetto inviato a LITTLETON Il poliziotto che esce da casa di Eric Harris si porta via in un sacco di plastica trasparente tutta la sottocultura della «Trench Coat Mafia». Butta nel cofano qualche straccio nero, una svastica, una bandiera confederata, i dischi di Marilyn Manson, un dizionario tedesco-inglese, il «Mein Kampf», qualche libro sui vampiri, riviste di armi e una montagna di cdrom per giocare ai «Dungeons 6- dragons» o immergersi in qualche altro scenario di battaglia medievale. Adesso, fuori tempo massimo, studieranno che cosa finiva nella testa di questi ragazzi improbabili come la sigla che si erano dati. La «mafia del soprabito nero» non può essere che figlia di una cattiva cinematografia, dove «Men in block» si mescola alle parodie delle gang criminali. Se c'è un riferimento filmico che li fotografa è «American History X», con cui Edward Norton ha concorso all'Oscar, ma a loro non piacerebbe, perché il personaggio alla fine si redime. Dire che sono nazisti è una semplificazione. Sostengono di amare Hitler, parlano tra loro in tedesco, rivisitano la seconda guerra mondiale dalla parte del terzo Reich, ma buttano il tutto in una miscela confusa, dove affiorano stendardi confederati e spille con la falce e il martello. Il look ne risente, incerto tra la rasatura skinhead, il taglio a spazzola dei malines e il capello lungo alla Marilyn Manson. Quest'ultimo rischia la criminalizzazione. Veste di nero, porta il rossetto scuro e il mascara. Canta: «Sono soltanto un ragazzo che g^ioca ai "suicide kings"». Era l'idolo musicale degli studenti con il soprabito nero. I suoi fans si sono affrettati a prendere le distanze con dichiarazioni su Internet. La cosa più giusta la disse lui stesso, tempo fa, quando fu accusato di istigazione al suicidio nel caso di un giovane che si era sparato sotto il suo poster: «Se qualcuno si ammazza per le mie canzoni, significa che al mondo c'è un imbecille di meno». Incapaci di essere almeno decenti in qualunque sport i «soprabiti neri» odiavano i «jocks», gli atleti. Un tempo si sarebbero tramutati in «nerds», secchioni cibernetici e studiato fredde rivincite nella carriera. Impazienti, hanno trasformato la loro frustrazione in odio, l'hanno corroborata con qualche dottrina a buon mercato e creato un pasticcio esplosivo. Cari Rashke, professore di scienze religiose all'università di Denver e autore di «Painted black», studio delle sottoculture giovanili, dice che l'eroe emergente è Kipland Kinkel, responsabile della strage nella scuola di Springfield, Oregon, e che la comunicazione via Internet ha facilitato la diffusione di concezioni e informazioni letali, creando una sorta di setta adolescenziale assassina. Questi ragazzi hanno soprannomi buffi (Grunt e Vodka), screen names ridicoli mutuati da personaggi del «Saturday Night Live», ma agitano una miscela a rìschio. Soprattutto perché non vengono creduti. Per il prossimo massacro c'è già una data e un luogo: Baltimora, 4 luglio. Tutti pronti? [g. rom.] Marilyn Manson Marilyn Manson
Persone citate: Edward Norton, Eric Harris, Hitler, Kinkel, Marilyn Manson
Luoghi citati: Baltimora, Denver, Oregon, Springfield
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