Sonia, due giorni per fare il governo di Claudio Gallo

Sonia, due giorni per fare il governo Mandato esplorativo alla vedova Gandhi che non dice se sarà lei il premier Sonia, due giorni per fare il governo Claudio Gallo NEW DELHI Con l'allure lieve e compunta di chi sa di essere l'ultima rappresentante della dinastia che ha costruito l'India moderna, Sonia Gandhi ha ieri salito i gradi ni di Rashlrapati Bhavan, il monumentale palazzo nel centro di New Delhi dove al posto dell'impeccabile Lord Mountbatten sta oggi il primo presidente «intoccabile» della storia, Kocheril Raman Narayanan. Sonia, come la chiamano semplicemente gli indiani, ha avuto dal capo dello Stato l'incarico esplorativo per formare un nuovo governo, a pochi giorni dalla caduta della scombiccherata coalizione guidata dal nazionalista hindu Attar Bihari Vajpajee. La vedova italiana di Rajiv Gandhi, la donna che raccolse Indirà Gandhi morente, crivellata dai colpi di pistola delle sue guardie del corpo Sikh, deve ora risolvere in due giorni una crisi politica «all'italiana». Definizione abbastanza banale, se non fosse usata dagli indiani stessi. Sonia ha detto al Presidente di avere il sì di 272 parlamentari su 543: «Siamo pronti a formare un governo, presenterò domani le lettere di adesione al Presidente». Ma la risicata maggioranza del partito del Congresso è per giunta malferma. Sonia ha dovuto ammettere di non avere ancora la conferma dell'appoggio di un alleato cruciale, Mulayam Singh Yadav, già contato però tra i 272. Yadav, uscito anni fa dal Congresso, è un vecchio lupo della procellosa politica indiana che si è fatto un suo partito conservatore, il Samajwadi Party, nell'Uttar Pradesh, 37 seggi nel più popoloso Stato della nazione. I suoi voti sono preziosi, ora lui li soppesa col bilancino e alza il prezzo: una sottile guerra di nervi che potrebbe anche risolversi in nulla, cioè in elezioni anticipate: le terze in tre anni. Soma Gandhi è consapevole della difficoltà del suo compito, infatti glissa abilmente alla prima domanda sulla bocca dei reporter: «Guiderà lei il nuovo governo?». Nulla di meno di una Gandhi accontenterebbe gli alleati. Ma debuttare al vertice del potere con un solo voto di maggioranza e una accozzaglia litigiosa alle spalle non sembrerebbe essere il modo migliore per Sonia di raggiungere il suo appuntamento con la storia. Imperterrito, il portavoce del Congresso Arjun Singh va ripetendo: «Sonia sarà primo ministro nel nuovo governo». I nazionalisti hindu del Bjp (partito del popolo indiano) schiumano di rabbia per aver perso il potere e ieri hanno mandato qualche centinaio di deputati e scherani davanti al Parlamento a gridare: «No al potere di Roma» e «Straniera torna a casa». Un ministro del governo uscente, Murli Manohar Joshi ha chiesto pubblicamente a Sonia di spiegare al Paese chi sono i suoi 272 deputati: «Dove ha preso questo numero, nessun partito le ha assicurato appoggio incondizionato». Arjun Singh, lo zelante portavoce del Congresso, ha risposto che «i problemi sollevati da Mulayam Singh Yadav saranno risolti. Noi crediamo fermamente che tutti partiti laici debbano unirsi nell'interesse della nazione: tutti quelli che hanno votato contro Vajpajee dovrebbero appoggiarci». Singh ha cercato perfino un'immagine poetica per definire il travaso di voti che il suo partito si aspetta: «Gli uccelli migratori arrivano in determinate stagioni. Quando comincia la stagione, arrivano. Sembra che la stagione stia cominciando...». L'instabilità politica sta provocando «danni collaterali» al Paese, come la mancata approvazione della finanziaria ieri, nonostante tutti i partiti si fossero.impegnati a farla passare. Tutto è rinviato a oggi mentre la Borsa di Bombay affonda. Sonia Gandhi, ieri al Parlamento indiano

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