A Pristina come a Kuwait City

A Pristina come a Kuwait City LA STRATEGIA DELLA NATO PER SPIANARE LA STRADA Al SOLDATI A Pristina come a Kuwait City «Due settimane per stroncare l'esercito serbo» analisi Maurizio Molinai-I ROMA .__ OLI specialisti dello Stato Maggiore della Difesa che seguono sin dal 24 marzo ogni sviluppo dell'operazione «Forza Alleata» ritengono che siamo prossimi ad una svolta nell'intervento militare in Kosovo. Lo scenario di cui si discute prevede per gli alleati una «caccia al blindato serbo» di almeno due settimane con l'obiettivo di entrare a Pristina come avvenne a Kuwait City nel 1991 : senza incontrare resistenza nemica. ornami nu * usa quota rat due settimane, Gli aerei anticarro «A-10» impiegati da poco più di una settimana dagli Stati Uniti hanno già «dimostrato una notevole efficacia». Il numero dei blindati eliminati è top secret ma viene definito «significativo». L'arrivo in Albania degli elicotteri «Apache» e il loro imminenti' impiego rafforza lo schieramento di velivoli che darà vita ad ima nuova fase dell'offensiva aerea: quella a bassa quota, possibile dopo «il raggiunto azzeramento delle difeso antiaeree» che consente alla Nato il controllo dei cieli ad alta quota. «Gli attacchi al terreno potrebbero durare due, massimo tre settimane - dicono i militari - e i mezzi corazzati serbi avranno vita molto difficile». L'intenzione è quella di dare letteralmente la caccia ad ogni blindato o pezzo di artiglieria presente in Kosovo grazie ai satelliti, ai velivoli senza pilota da osservazione e, soprattutto, alle informazioni raccolte sul torreno dalla guerriglia dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) e dalle forze speciali anglo-americane. «Sappiamo però che andiamo incontro a delle perdite di asrei ed elicotteri - ammettono i militari - perché la minaccia più seria viene dai missili Stinger o Sam-7 che possono essere lanciati da qualsiasi fante ad occhio nudo». La «campagna intensa di bassa quota a rischio perdite» potrebbe iniziare subito dopo il vertice della Nato a Washington. COIITI0M0SSI DI NUtOSNK. Tutti gli occhi sono puntati sui confini serbi, a cominciare dal Montenegro: «La Nato non ha piani di intervento in caso di colpo di mano dì Belgrado a Podgorica ma Milosevic e stato chiaramente ammonito che una simile escalation avrebbe conseguenze molto serie». Por la nostra Difesa il casoMontenegro e la provocazione contro la Croazia, con l'invasione di una zona neutrale di confine sull'Adriatico, dimostrano che «Milosevic è in difficoltà ed è indebolito». «La sua strategia - aggiungono le fonti - non cambia: minaccia l'allargamento del conflitto ed usa Tanna dei profughi per saggiare la compattezza dell'Alleanza ma è una strada che non paga perché, in sede politica, il Consiglio Atlantico ò sempre stato unanime». ATTACCO Di TERRA «SENZA RESISTENZA». «Durante la Guerra del Golfo il generale Norman Schwarzkopf protrasse l'offensiva aerea fino all'abbattimento delle difese terrestri irachene, che consentì alla coalizione di liberare il Kuwait praticamente senza incontrare resistenza». Questo è «l'esempio possibile di un intervento terrestre» che ritiene «possibile» il generale Vincenzo Camporini, capo dell'Ufficio Generale di Politica Militare dello Stato Maggiore. «Grazie all'offensiva a bassa quota si arriverà al punto in cui le forze di Milosevic non saranno più in grado di opporre resistenza sul terreno e allindi l'azione terrestre coinciderà con lo spiegamento di un contingente di protezione militare per i profughi in Kosovo» aggiunge Camporini. A questo «contingente» l'Italia è pronta a contribuire con 2500 uomini, di cui già 1100 in Macedonia. C0INV0LC1MENTO DEI RUSSI. Il con tingente di protezione per gli analisti italiani «non potrà fare a meno del contributo dei russi sul modello della Bosnia». Ma c'è una condizione: la linea di comando dovrà essere «chiara ed univoca» e garantita dalla struttura della Nato, Tunica in grado essere efficiente. «La Nato non chiede il comando della forza di protezione ma l'efficienza della linea di comando» sottolineano i militari. L'incubo per tutti è che si ripeta il sistema a «doppia chiave» sperimentato fra mille difficoltà in Bosnia quando l'Orni e la Nato si sovrapponevano provocando ritardi e mettendo a rischio la si¬ curezza del continengente. IL RISCHIO. Un alto consulente del Cremlino in visita in questi giorni in Italia ha avvertito i suoi interlocutori sul rischio che «Milosevic voglia spingere la Nato all'intervento di terra». Ma non per arrendersi. «La sua intenzione - ha spiegato il russo - è quella di impantanare l'Alleanza in Kosovo ed è convinto di poter infliggere alle truppe terrestri un numero alto di perdite, in grado di scompaginare la coalizione e far fallire l'intera offensiva militare». Il rischio esiste, ammettono alla Difesa, ribadendo però che «bisogna rispettare i tempi» e non «arrivare a frettolose conclusioni»; quindi «prima di tutto attendiamo i risultati dell'impiego massiccio di A-10 ed Apache». La campagna potrebbe iniziare dopo il vertice di Washington: forte il rischio di perdere aerei ed elicotteri Soldati americani sbarcano a Tirana. Sotto il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio

Persone citate: Camporini, Carlo Scognamiglio, Maurizio Molinai-i, Milosevic, Norman Schwarzkopf, Vincenzo Camporini