Kosovo, verso Fazione di terra

Kosovo, verso Fazione di terra Tony Blair ieri alla Casa Bianca: preme perché si cominci almeno a preparare un'invasione Kosovo, verso Fazione di terra Washington: siamo pronti, se la Nato lo chiede fc Andrea di Robllant corrispondente da WASHINGTON Dopo aver esitato per settimane, la Casa Bianca ha finalmente deciso di dare il via libera alla pianificazione di un'invasione di terra da parte della Nato. «Se i vertici militari e il segretario generale Javier Sol a na ci diranno che è prudente rivedere le nostre valutazioni alla luce delle nuove circostanze sul terreno», ha spiegato in maniera involuta il portavoce della Casa Bianca Joe Lockhart, «allora, appoggeremmo la loro richiesta». Per il momento, ha precisato Lockhart, si tratta solo di aggiornare i vecchi piani già preparati l'autunno scorso. Ma la decisione rappresenta un importante passo avanti nell'escalation contro Milosevic, alla vigilia di un vertice Nato che ogni giorno di più assume i contorni di un vero consiglio di guerra sul Kosovo. Per tutta la mattinata le parole di Lockart erano state precedute da una serie di «rumori» preparatori da parte di fonti anonime della Casa Bianca. Un alto funzionario americano aveva tra l'altro dichiarato alla Reuters: «E' possibile che il generale Wesley Clark chieda di aggiornare i piani sul dispiegamento delle truppe. Abbiamo l'impressione che i militari stiano per chiedercelo». Altre fonti parlavano di una ira min en te richiesta da parte di Solana. Quando la Casa Bianca decise di sostituire la sfarzosa cerimonia celebrativa d'apertura prevista per venerdì mattina con un «consiglio di guerra» di tre ore sul Kosovo, sperava di poter tenere la delicata questione delle truppe di terra ai margini della discussione per non creare divisioni tra gli alleati. Ora anche gli americani riconoscono che il tema si è già spostato dai margini al centro della discussione all'interno della Nato, e che non ha più senso tenere cocciutamente la testa nella sabbia. Anche perché all'interno dell'Alleanza le resistenze all'ipotesi di un intervento di terra cominciano a cadere. ' E' dunque venuto il momento di spolverare quei famosi piani elaborati lo scorso autunno per un'invasione di terra e che a quanto pare sono rimasti sugli scaffali per tutti questi mesi (furono elaborati due piani: uno per l'invasione del Kosovo, che prevedeva una forza di circa 80 mila uomini, e l'altro per l'invasione della Jugoslavia, che prevedeva una forza di 200 mila uomini). In risposta alla pressione di una parte cospicua del Congresso, oltre che a quelle molto specifiche del premier britannico Tony Blair e di altri leader alleati, la Casa Bianca ha dunque cominciato a mettere le mani avanti, anche per evitare che la questione semini zizzania prim'ancora di essere affrontata. Una richiesta di Clark - questo lo scenario attualmente più probabile - sarebbe seguita da una dichiarazione pubblica del segretario generale della Nato Javier Solana sulla necessità di «aggiornare» i vecchi piani. E' il minimo comun denominatore tra gli alleati. E la Casa Bianca spera che una dichiarazione di questo tenore, possibilmente prima dell'avvio formale del vertice, rimuova il pericolo che un'accesa discussione sulle truppe di terra domini la riunione e mostri al mondo una Nato incerta e divisa. Tony Blair si è recato alla Casa Bianca ieri sera anche per coordinare meglio con Bill Clinton le rispettive posizioni dopo le dissonanze emerse nei giorni scorsi tra i due maggior alleati sull'uso eventuale di truppe di terra. La posizione di Blair appare in effetti molto più avanzata di quella di Clinton, il quale continua ad essere riluttante ad affrontare pubblicamente la questione. Il premier britannico, invece, spinge perché si cominci quantomeno a preparare un'invasione. «Milosevic non deve avere un potere di veto sulle azioni della Nato», ha detto prima di chiudersi con Clinton. «Tutte le opzioni sono sempre allo studio: questo è l'atteggiamento da tenere». Ma l'arrivo improvviso del premier britannico - il «falco» dell'alleanza contro Milosevic - è anche ricco di simbolismo. Ed ha evocato in molti osservatori il viaggio della Thatcher ad Aspen nell'estate del 1990, prima dell'Operazione Tempesta nel Deserto, quando la Lady di ferro esortò il Presidente Bush a non farsi venire la tremarella («to go wobbly on us») e a tenere il timone con fermezza. fc Tony Blair durante una visita in una base militare

Luoghi citati: Jugoslavia, Kosovo, Washington