Nell'impero di Bibendum lo scettro passa di mano

Nell'impero di Bibendum lo scettro passa di mano Dopo 44 anni la miiltinazionale francese dei pneumatici sta per cambiare leader e promette che lo stile di gestione rimarrà quello di famiglia Nell'impero di Bibendum lo scettro passa di mano FrangoisMichelin a giugno lascia in favore del terzogenito Edouard Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Il delfino Bibendum ò re. Dopo 44 anni trascorsi ai comandi senza mai sbandare in curva e con una tenuta di strada invidiabile, il settantatreenne Francois Michelin annuncia che da giugno gli subentra il figlio Edouard. Ma per l'abdicazione definitiva bisognerà pazientare un triennio. Solo nel Duemiladue il Grande Vecchio del capitalismo francese dovrebbe ritirarsi a «La Bosse». Ci vive già. E' il castello del villaggio in cui la dinastia Michelin seppellisce i suoi morti. Ma dal '55 lo lascia ogni mattina per andare in fabbrica. Patron segreto, provinciale virtuoso. Non baratterebbe mai la sua Clermont-Ferrand, uggiosa eppur autentica, scambiandolo con i lustrini e le pai! lettes di Parigi Da imprenditori come Bernard Amatili o Francois Pinault, fratelli nemici dagli insaziabili appetiti nell'assedio a Gucci, lo separano anni luce. Il duo è ancora un capitalismo prefinanziario dove premia il lavoro, non la speculazione. Con le sue 36 primavere e il ■ diploma d'ingegneria in tasca, Edouard - nome ricorrente in casa: un po' come gli Emanuele per i Savoia - svecchierà il piccolo mondo antico nel quale il clan Michelin coltiva da sempre la sua differenza. Ma non contiamoci troppo. Alla voce «hobby», ne confessa due: teologia e canto gregoriano. Quando, nel '91, babbo Francois nominò erede il suo quartogenito sconfessando i primi tre (anzi, due: uno dei Michelin junior è parroco) le reazioni tradivano impazienza. Voleva, si disse, americanizzare la «maison». La prova? Una passione per gli Usa, dove peraltro il babbo lo spedì a gestire l'integrazione di Uniroyal Goodrich fu l'esordio nella strategia multimarca - nel portafoglio fami¬ liare. Ma Edouard ha un inossidabile Dna da alverniate doc. La cultura dello strappo non gli appartiene. Il primo giorno in Michelin, papà gli fece indossare la tuta blu. Della multinazionale francese conosce ogni sottoscala. E si direbbe che la prudenza contadina l'accompagnerà nel Terzo Millennio. La sua perestrojka, in fondo, l'ha già fatta sostituendo alla vecchia ripartizione interna per zone geografiche il principio «tematico» gomme, turismo, ricerca... - e attraverso una politica innovativa (pneumatici «verdi», ossia risparmiosi, e hi-tech). Quando gli domandarono che provasse nel vedersi designare leader, tacque. E dinnanzi all'insistenza dell'intervistatore, finì con il rispondere: «Una grande umiltà». Non era buonismo. Per il Numero 1 mondiale dello pneumatico, il cui fatturato '98 sfiora i 25 mila miliardi e l'attivo i mille, gli affari costituiscono un sacerdozio laico. E il «paternalismo» il modello da rivendicare. Francois Michelin lo faceva con verve. «Non vedo perché questa parola debba assumere una connotazione diffamatoria». Il suo obiettivo: «Arricchire l'operaio creando ricchezza». I sindacati li considerava intrusi. E anche nei grandi scioperi come Sello '77 faticò a persuadersi e gli operai individuassero in lui un avversario e non il protettore. Il suo primo e ultimo libro - «E perché no?» (Grasset) - è una confessione di fede. Lettura istruttiva. Lo si potrebbe definire il cocktail ardito di Blaise Pascal e Auguste Comte. Positivismo con un debole per lo spirituale. Slalomando fra San Tommaso, Giovanni Paolo II e catena di montaggio, Francois Michelin espone una sua personalissima trinità. Dio, Lavoro, Capitale. Satana, lui, è bifronte. C'è il Dia¬ volo marxismo - contro il quale guerreggia da mezzo secolo, ostinandosi a vederlo ovunque anche dopo il suo tracollo planetario - e quello che prende le fattezze di Martine Aubry. A dirgli «35» (ore), s'infiamma come un esorcista in battaglia con il demoniaco «666». Per scongiurare la legge minacciò di trasferirsi oltreconfine chiudendo la baracca. Ma nessuno gliene volle. Perché Francois Michelin rimane un imprenditore scomodo però amatissimo. E furbo. Un giorno gli chiesero: «La sua fortuna è in azioni Michelin?». E lui rispose: «Gran Dio, noi Mai mettere tutte le uova nello stesso paniere». li nuovo numero uno della Michelin, Edouard Michelin

Luoghi citati: Parigi, Usa