Al mercatino dei gadget di guerra

Al mercatino dei gadget di guerra NELLA CAPITALE JUGOSLAVA L'ARMA DELL'IRONIA PER ESORCIZZARE LA PAURA DEI BOMBARDAMENTI Al mercatino dei gadget di guerra T-shirt e cartoline con obiettivi colpiti e frasi oscene reportage Oiovanai Cerniti inviato a BELGRADO Mihajlov lo zingaro si ò seduto all'angolo della piazza a mezzogiorno, ha aperto un borsone di Elastica e se inventato la sua ancarella di cartone davanti ai magazzini Belgrado. «Venite, un coniglietto bianco per 5 dinari!:). Ne aveva 12, venduti in venti minuti. «La sera nei rifugi tengono compagnia ai bambini, li fanno divertire», dice lo zingaro con la barba nera. «Cosi se questa guerra va avanti tra qualche settimana si divertiranno anche i grandi», prevede Sasha che consiglia un contomo di peperoni rossi. Sta passando il corteo di macchine con il Patriarca Alessio II, si sentono le sirene della scorta. In piazza della Repubblica nessuno si volta, queste non mettono paura. Sul palco c'è il concerto di Miroalav Ilic, valzer e mazurka, e sotto c'ò chi balla. Sasha, 31 anni, occhi furbi e cappellino da baseball, ha capito che può essere una buona giornata. Dal Press Center dell'Armata dovevano partire pullman carichi di giornalisti duetti in Kosovo «per vedere le prove dell'inesistenza delle fosse comuni tanto propagandate dalla Nato». All'ultimo momento il tour è stato annullato, forse per i missili caduti nella notte sulle strade che portano a Sud, forse per lasciare maggior spazio al Patriarca arrivato da Mosca. «Se mi va bene - dice Sasha - aggancio qualche giornalista e riesco a trovare un partner per l'export dei miei gadget. Non credo proprio che m Europa siano tutti a favore della Nato. E le mie magliette, a Parigi o a Berlino, sono sicuro che avrebbero successo. Le mie sono le uniche originali...». La storia di Sasha è quella di un cittadino di Belgrado che non ha mai amato i potenti e Milosevic, «anche perché sono disoccupato da quando ho finito i corsi da operaio stagnino specalizzato». Se l'è sempre cavata con qualche lavoretto, che qui sarebbe il contrabbando. E adesso, da quando è cominciata questa guerra che gli piace quanto Milosevic, proprio per niente, è diventato uno dei personaggi di piazza della Repubblica ribattezzata piazza deÙa Libertà. L'idea SU era venuta la notte del primo ombardamento, giù nel rifugio dove stava con Jelena, la moglie, che lavora come operaia tessile. Il giorno dopo ne ha parlato con due amici e a sera era pronto il primo gadget: la spilla con il bersaglio, d «target». «Sono il primo creativo di guerra», dice e ride. Gli occhi di Sasha controllano la concorrenza. Lo aiuta Jelena, la vecchina che vende mazzetti di narcisi e mughetti a cinque dinari, 800 lire. «Ho dovuto abbandonare le spille e sono passato alle magliette, ma adesso arrivano anche le imitazioni e mi tocca convertire». Le sue le vendeva a 70 dinari, oggi sono a 60. «Mi tengo un margine di guadagno basso, ma ormai sono alla sven- dita. Ne avevo mille e in tre giorni ma ne sono rimaste meno di cento». La concorrenza ha magliette macedoni, quelle di Sasha sono cinesi, roba fina. «Svendo quei che mi è rimasto e tra due giorni li fregherò ancora tutti». Ha già deciso come: «Magliette a colori con le foto di fabbriche, case, strade e ponti colpiti dagli aerei Nato e la scritta ' saluti da Belgrado" in serbo, inglese e russo». Adesso Sasha si deve spostare. dal botteghino delle sigarette la coda arriva fino alla sua bancarella. A Nis nella notte hanno bombardato la fabbrica di sigarette e i belgradesi fanno scorta di Best e Wells, Zeta e Morava, le popolari. Genitori in fila, bambini che corrono in piazza e ai gridano «Gotovol», che vuol cure «finito», ed è la parola che sentono tutte le mattine alla radio quando Avram Izrael annuncia la fine dell'allarme aereo. Sasha va sotto i magazzini Belgrado, al posto dei coniglietti di Mihajlov lo zingaro. «Non lo faccio per soldi, guadagno poco più di quel che spendo e sopravvivo come tutti tiene a dire - L'unica cosa che mi interessa è sapere dove vanno gli aerei che mi passano sulla testa ogni notte. Sapere quando non passeranno più». Nikolaj oggi in piazza non si è visto, ma l'aveva messo in conto. «Se non vengo è perché ho trovato dove stampare». Non ha vent'anni, i capelli sono tinti di biondo e l'orecchino è un piccolo "target". Dev'essere da qualche parte a stampare le nuove cartoline della guerra. Ne aveva 500. già finite. La più ricercata era quella dell'aereo Usa abbattuto con la scritta «anch'io ce l'ho invisibile, ma non mi cade». Se ha trovato la stamperia sarà in piazza domani alle tre, davanti al Teatro Nazionale per «La cavalleria rusticana» di Mascagni, biglietti esauriti. «Se son pronte le mie magliette vengo anch'io promette Sasha - vedremo chi è più creativo e vende di più». In Piazza della Libertà, Belgrado, dove ogni giorno s'inventano una sfida alla guerra. Cartoline sulla guerra in vendita nel centro della capitale jugoslava