Polo, prove di sorpasso di Fabio Martini

Polo, prove di sorpasso Fini è tentato dal «cartello» che potrebbe proiettare il suo partito oltre Forza Italia: domani la decisione Polo, prove di sorpasso Ma An è divisa sull'intesa con Segni Fabio Martini ROMA Quella notte Gianfranco Fini era molto, molto nervoso. La notizia del quorum fallito era appena arrivata e nella sede del Patto Segni i leader del Sì vagavano un po' storditi da una stanza all'altra. Qualcuno di loro, nonostante una porta chiusa, ha sentito Fini inveire pesantemente contro il destino, salvo poi - qualche minuto più tardi - mostrarsi ai giornalisti con un'espressione professionale. Tra i capi di partito, Fini è quello che aveva puntato di più (anche finanziariamente) sulla vittoria del Sì e oltretutto, per An, la sconfitta del 18 aprile arriva dopo quella del 21 aprile 1996 e dopo quella, altrettanto pesante, delle amministrative 1997. Uno scacco dopo l'altro e ora nei crocchi dei deputati si comincia a chiacchierare sottovoce sugli «errori di Gianfranco», segretario del suo partito da 12 anni e leader indiscusso da sei, da quando ha voluto la svolta che na cancellato l'Msi. La riunione a porte chiuse di domattina dell'esecutivo di An si profila vivace, oltretutto chiamata a prendere una decisione sul le listi: per le Europee: correre da soli, oppure varare un cartello elettorale con Mariotto Segni? Gianfranco Fini ci sta pensando. La tentazione di un cartello elettorale è forte, ma la scelta è più insidiosa di quanto non possa sombrare a prima vista. Una lista Fini-Segni, almeno sulla carta, potrebbe far lievitare per la prima volta An sopra Forza Italia: l'ambizione del sorpasso tante volte accarezzata potrebbe diventare realtà. E questo scenario, ovviamente, preoccupa assai Silvio Berlusconi. La sorpresa, semmai, è un'altra: con la «scusa» di Segni, dentro An si sta preparando un robusto scontro tra filo e anti-berlusconiani. Con un curioso scambio dei ruoli: la «destra sociale» tifa per Mariotto, i moderati contro. E così, chi vuole costringere Berlusconi a fare il famoso passo indietro, si schiera per l'alleanza con Segni. Dice Gianni Alemanno, leader della «destra sociale»: «Io propongo di fare le liste con Segni, un'alleanza che consenta di mantenere a ciascuno la propria identità, ma che consenta di avviare una concorrenzialità all'interno del Polo». Non sarebbe il caso di definire tutto questo una conta? «Perché no?», dice Alemanno, «nessuno vuole mettere in discussione l'alleanza con Berlusconi, ma verificare i rapporti di forza all'interno del Polo potrebbe essere utile». La scommessa della destra sociale di Aleman- no e Storace è quella del sorpasso, quella di allargare il divario di queste ore tra An e Forza Itaba, costringere Berlusconi a ridimensionarsi. Ma dentro An, chi tifava fino a tre giorni fa per un'alleanza organica con Segni e Casini, oggi è schierato contro ogni intesa, anche minima, con il papà dei referendum elettorali. «Io - spiega il presidente dei senatori Giulio Maceratimi sono un difensore del Polo: altre opzioni sono premature o addirittura pericolose». Spiega Italo Bocchino, l'allievo preferito di Pinuccio Tatarella: «Un'alleanza con Segni aveva senso nel caso in cui avesse vinto il Sì: cosi come l'Asinelio si era candidato a coagulare tutti i bipolaristi dell'Ulivo, così era logico che anche nel Polo, si creasse un'aggregazione bipolare. Ma ora che senso avrebbe un'alleanza con Segni? Forse a garantire a lui un posto di capolista in Sardegna, ma il valore aggiunto per An quale sarebbe?». Ma alla fine quel che più induce alla prudenza i moderati di An è il timore di irritare Berlusconi: «Non c'è motivo di mettere in discussione la compattezza del Polo», dice Ignazio La Russa e Bocchino è più esplicito: «Dobbiamo andare oltre il Polo, ma con tutto il Polo...». Come dire: dentro An c'è chi vuole fare la «festa» a Berlusconi. E Segni? Chi lo conosce, racconta di averlo visto «molto dispiaciuto per il risultato del referendum». Ai suoi che lo hanno sondato sull'ipotesi di andare alle europee con una «lista Segni», Mariotto ha risposto: «Non se ne parla, io non ci sto a mettere in campo il quarantacinquesimo partito». Segni è tentato dalla suggestione di una alleanza elettorale con An e questa mattina alle 11 ne parlerà con Fini nello studio del leader di Alleanza nazionale. Poi, domani, Fini affronterà l'esecutivo del suo partito: da una parte l'cArea vasta», la vecchia corrente «finiana» di Tatarella, La Russa, Gasparri, Martina! che sparerà a palle di fuoco contro il patto con Segni; dall'altra la destra sociale di Alemanno e Storace e in posizione molto più sfumata il portavoce di Fini, Adolfo Urso. I critici attaccano: «L'alleanza aveva senso in caso di vittoria del sì» Scelta difficile Qualcuno già parla degli «errori di Gianfranco» I due leader del Polo: SiMo Berlusconi e Gianfranco Fini Sotto Mario Sopii e Ignazio La Russa

Luoghi citati: Roma, Sardegna