Occhetto, strappo con D'Alema
Occhetto, strappo con D'Alema Il fondatore del Pds non intenderebbe lasciare il partito, ma dare battaglia alla leadership del premier Occhetto, strappo con D'Alema «Beffa e arroganza contro i promotori del referendum» ROMA Achille Occhetto va all'attacco di Massimo D'Alema. L'ex segretario del Pds attacca duramente il premier, indica nei «ribaltoni» la causa della sconfitta del referendum e delle riforme, difende Antonio Di Pietro e dà l'impressione di voler anticipare ì tempi del percorso che lo porterebbe verso i Democratici di Romano Prodi. Una tentazione che Occhetto aveva già avvertito nei mesi scorsi, dopo la fondazione dell'Asinelio, ma aveva sublimato fondando la «Carta 14 giugno», per fare da pontiere tra diessini e democratici dopo le elezioni europee. Ma forse l'interpretazione giusta è un'altra: «E' la prima volta che Occhetto - sottolineano fonti del suo entourage - attacca per nome e cognome il presidente del Consiglio». E la sua prospettiva non sarebbe divorziare, ma dare battaglia all'interno del partito che ha fondato, contro quella che gli uomini dell'ex segretario definiscono «l'egemonia dalemiana, che può essere messa in forse». Occhetto ha definito «ingiusto e ingeneroso» l'attacco di D'Alema a Di Pietro: proprio il presidente del Consiglio, accusa l'ex leader della Quercia, ha «osteggiato il referendum», come «gran parte del vertice» del partito. «Siamo arrivati al punto in cui l'arroganza e la beffa sono arrivati al colmo. L'astensione - aggiunge Occhetto - è il risultato di- una politica di restaurazione della partitocrazia e di affossamento delle idee innovatrici della "svolta", di cui il presidente del Consiglio si è fatto promo¬ tore. Le conversioni dell'ultimo momento e gli apprezzabili sforzi di Veltroni non potevano fermare la tendenza strisciante all'astensione. Ora le idee della "svolta" sono state abbandonate; occorrerà farle rivivere in altro modo». Non in un altro partito, sottintende Occhetto; semmai, dando battaglia all'interno di Botteghe Oscure. La segreteria Ds reagisce per bocca di Pietro Polena, coordinatore della segreteria: «Sono colpito dalle dichiarazioni di Occhetto, che mi sembrano del tutto non corrispondenti a quanto accaduto domenica scorsa. Il contributo dei Ds al voto e al Sì è stato decisivo, come dimostra l'analisi dei flussi elettorali. Lo stesso D'Alema, pur criticato da alcuni nella maggioranza, ha preso una posizione apertamente a sostegno della partecipazione e della vittoria del Sì». Anche Giorgio Bogi, esponente della segreteria Ds e responsabile della campagna elettorale per il referendum, ritene «ingenerose e poco fondate le critiche di Occhetto circa uno scarso impegno della maggioranza del gruppo diri- §ente nella campagna referenaria». Ma la replica più dura all'ex segretario viene dalla «Velina rossa», che registra gli umori di Botteghe Oscure e di Palazzo Chigi. Occhetto, mai nominato, viene definito «il capitano della gioiosa macchina da guerra», ribattezzata «gioiosa macchina delle sconfitte», e le sue accuse a D'Alema vengono liquidate come «esilaranti» e «prive di argomenti politici»; l'attività di Occhetto, scrive la «Velina rossa», «così come quella del presidente dell'Asino» (allusione a Romano Prodi), è ormai la «caccia alle farfalle». Il fondatore del Pds Achilie Occhetto A destra l'ex premier Romano Prodi
Luoghi citati: Roma
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