In fermento le banche della City

In fermento le banche della City In fermento le banche della City Ifondi esteri fanno il tifo per la fusione Roberto Ippolito v inviato a LONDRA Squilla a ripetizione il telefono di John Karidis, uomo di spicco a Londra della banca tedesca Dresdner Kleinvvort Benson. «Tanti investitori miei clienti - racconta Karidis - mi chiamano per scambiare le opinioni e avere suggerimenti». E quali sono questi suggerimenti'/ «Oggi non ho proprio tempo di rispondere a un giornalista, devo avere la testa sgombra, ho troppo da fare». Si vive con il fiatone nella City, la comunità finanziaria della capitale britannica, il clamoroso affare di fine millennio, la progettata megafusione fra la Telecom Italia e la Deutsche Telekom. L'attivismo di Karidis non deriva solo dal fatto di essere collegato con il mercato tedesco direttamente interessato all'operazione. O dal fatto che proprio al Lincoln Centre di Londra è prevista (probabilmente questa mattina) la conferenza stampa per l'annuncio del via libera all'iniziativa Suportelecom. La City è in fermento perché è la sede delle principali banche d'affari mondiali e dei maggiori fondi d'investimento e lo stesso Franco Bernabò, amministratore delegato della Telecom Italia, si è precipitato qui sabato scorso per incontrare analisti e consulenti legali. «Siamo ansiosi di conoscere i dettagli della fusione in cantiere e la valutazione che verrà fatta delle due aziende» dice Robert Grindle dell'Uose Security. Ma è già in grado di anticipare le sue prime impressioni positive: «Telecom Italia e Deutsche Telekom giudica Grindle - sono state molto brave ad agire in gran fretta. Per gli attuali azionisti del gruppo italiano il progetto è un bene perché consente di scegliere tra due opportunità, fra questa soluzione e l'offerta pubblica di acquisto promossa dall'Olivetti». Ed è un gestore di fondi italiani, Emanuele Antonacci impegnato nel quartier generale londinese di Fidelity, a descrivere una situazione particolare: «La maggioranza dei fondi esteri, contrariamente a quelli italiani, preferisce questa fusione ali offerta dell'Olivetti. Fusione difficile ma realizzabile se il governo tedesco non pretende di ottenere il predominio». Ma come mai la concentrazione Telecom-Tclekom im- maginata sembra piacere alla City? Ecco l'idea di Holger Grawe della Westlab Panmure: «Il progetto è positivo per entrambe le aziende. A Telecom Italia permette di difendersi dall'opa Olivetti attraverso un alleato forte, per Deutsche Telekom sarebbe una preziosa occasione per svolgere un ruolo attivo nel processo di consolidamento delle telecomunicazioni europee». E ancora: Grawe è convinto che la fusione consentirebbe di ridurre i costi e di avere vantaggi per la ricerca e io sviluppo. Gli analisti non sembrano infatti preoccupati per l'unione fra due colossi che ancora non si sono lasciati del tutto alle spalle la stagione del monopolio del servizio telefonico: «Tutti - osserva Grindle dovranno ristrutturare, tagliare le uscite e orientarsi verso il cliente». E quindi, aggiunge Antonacci, se ci sono problemi di efficienza «c'è anche maggiore possibilità di incrementare il valore aziendale». Tuttavia vengono anche evidenziati i problemi legati alla riuscita di questa opera- /.ione, a cominciare dal fatto che il matrimònio è previsto fra un'azienda italiana già privatizzata e una tedesca a forte maggioranza pubblica. «La questione - sostiene Grindle è delicata, ma nessuno dubita che il governo tedesco privatizzerà». Nella City si guarda anche con curiosità alle mosse della compagnia britannica, Bt, semplice osservatrice dopo che per giorni si è parlato di intensi contatti con Bernabò e di un possibile ruolo da cavaliere bianco, cioè di aiutante contro l'Olivetti. C'è delusione verso Bernabò che ha scelto i tedeschi? «Noi continuiamo a non confermare né smentire i contatti» rispondono fonti di Bt aggirando la domanda. Il gruppo britannico sfuma le valutazioni sull'accorpamento fra i due concorrenti europei: «Le fusioni - viene dichiarato - sono una cosa buona. Il mercato sta passando dalle alleanze alle concentrazioni. L'intesa fra un gruppo privato e uno pubblico è particolare. Comunque vedremo cosa accadrà. L importante è che la competizione sia corretta».

Persone citate: Antonacci, Bernabò, Emanuele Antonacci, Franco Bernabò, Holger Grawe, John Karidis, Robert Grindle, Roberto Ippolito

Luoghi citati: Londra