Una flotta di 2 mila anni fa riemerge dal fango di Pisa di Marco Neirotti

Una flotta di 2 mila anni fa riemerge dal fango di Pisa Le navi romane scoperte mentre si scavava per la nuova stazione. Di alcune si è conservato il carico Una flotta di 2 mila anni fa riemerge dal fango di Pisa Marco Neirotti PISA Non è difficile immaginarle, queste navi da commercio, mentre risalgono il mar Tirreno e si infilano in un fiume e vanno a ormeggiare a Pisa. Non è difficile perché, viste cosi, non sembrano passati un po' più o un po' meno di duemila anni: la terra - e con la terra detriti e perfino brandelli di mosaici - di più discariche le ha conservate, verrebbe da dire accudite. Stanno li, sotto la stazione di Pisa San Rossore, un paio di chilometri dalla piazza dei Miracoli, dalla Torre che sembra aver recuperato qualche millimetro di pendenza. Sono relitti di mare scoperti scavando per una stazione. Le Ferrovie dello Stato hanno investito miliardi per deviare il loro corso, per sostenere il recupero, la ricerca, il restauro. Oggi, a Pisa, il presidente Demattò annuncerà tecnologie future proprio di fronte a questi reperti che verrà a salutare il ministro per i Beni Culturali Giovanna Melandri. Onore alle Fs e onore anche alla Soprintendenza di Firenze per la Toscana e a quella di Pisa, intervenute anche loro, appena avvisate, con un misto di dovere e stupore. Un ritrovamento del genere non si era mai visto, tanto che l'idea fotografica di quelle navi - dalle più piccole a quella di 30 metri - ha fatto pensare a una Pompei pisana, a una calamità che paralizza la vita di un porto per restituirla intatta duemila anni dopo. Sarebbe piaciuto a Steven Spielberg uno scenario del genere. Ma i soprintendenti di Firenze, Angelo Bottini, e di Pisa, Gugielmo Malchiodi, e soprattutto il direttore degli scavi, l'archeologo Stefano Bruni, hanno estratto dalla gioia una verità più complessa: «Le navi non sono tutte dello stesso periodo, si va addirittura dal terzo secolo prima di Cristo al quarto dopo Cristo». Più di 700 anni di storia navale romana come stratificata, per qualche ragione ancora da comprendere sepolta e ricoperta da testimonianze successive. E gli stessi materiali che hanno ricoperto gli scafi conducono all'idea di una grande, antica, indiscriminata discarica che sotterra le navi sotto brandelli di mosaici forse legati a una Pisa che smantellava la sua storia imperiale. Il ministero dei Beni Culturali già lo chiama, giustamente, «cantiere delle meraviglie». Meraviglie che - grazie anche alla disponibilità e all'impegno economico delle Ferrovie - potrebbe continuare a rivelare sorprese. Una delle navi, più corta e con la prua allungata, è forse una nave da guerra: se così fosse, saremmo di fronte a uno dei primi, rari esemplari del genere. Ma queste imbarcazioni sepolte - ora trattate con resina, ora da togliere presto dall'aria che guasterebbe i legni - raccontano non soltanto l'arte e la tecnica marinare romana (si sono ritrovati anche cordami) quanto commerci, abitudini, consuetudini, gusti di un'epoca. Se ciascuno scafo, con le sue dimensioni, la sua carenatura, rivela in qualche modo la sua destinazione, altri, uno so¬ prattutto, tornano dall'Atlantide terrosa di Pisa intatte anche in strumenti, suppellettili, merce che trasportava. Agli archeologi dovranno affiancarsi gli storici, i tecnici della navigazione. Ci sono, intatti, strumenti di bordo non troppo dissimili da quelli di fine secolo scorso. Su una nave commerciale sono state trovate anfore - oltre un centinaio e altre lontano dall'imbarcazione - ancora capaci di testimoniare del loro contenuto: torsoli di frutti, di olive, perfino tracce di vino e terra o sabbia tipiche di Napoli, il che già segnerebbe la rotta di un commercio. E non sono navi sciagurate e basta. Perché proprio la stratificazione, la diversità, l'allargamento dei ritrovamenti dà l'impronta di un tempo che passa e che abbandona. Tremila metri quadrati di sorprese. Com'è possibile che già allora non scoprissero che cosa c'era sotto le navi in transito? Gli esperti sorridono: «Allora non c'erano i sommozzatori». E aggiungono: «Quello che stiamo trovando è ciò che secoli hanno lasciato per cause diverse. Come andare a dragare oggi l'intero porto di Genova, fino in fondo». Oggi qui, al «cantiere delle meraviglie», si celebrerà con legittimo orgoglio una scoperta e, con lei, un impegno notevole delle Ferrovie di Stato. Si vedranno spalmare le carene degli scafi di sostanze che le proteggano dal contatto con l'aria. Poi, di corsa, si dovranno quegli scafi riparare in luoghi adatti, tanto che già è stato affittato un capannone che possa tutti accoglierli. E, una volta tanto, l'elogio delle tecnologie che sentiremo, i progetti di grandi innovazioni, la sfida del futuro su rotaia, le promesse dei trasporti avverranno in simbiosi con un pezzo di storia rimasto immutato, a parlare di sé e rispettato dalla corsa della modernità. Gli archeologi al lavoro su una delle navi romane ritrovate a Pisa Nell'altra foto, il sito cosparso di anfore [FOTO MOZZI]

Persone citate: Angelo Bottini, Cristo, Giovanna Melandri, Malchiodi, Stefano Bruni, Steven Spielberg

Luoghi citati: Firenze, Genova, Napoli, Pisa, Pompei, Toscana