La nuova verità della Nato di Francesco Manacorda

La nuova verità della Nato La nuova verità della Nato «1kosovari uccisi dai serbi, non da noi» Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Due attacchi Nato, in due zone e in due momenti diversi della giornata. Nove bombe laser del tipo Gbu 12 da 500 libbre (220 chili) ciascuna sganciate e «in entrambi i casi è possibile che ci siano state vittime civili». Dopo cinqui; giorni di silenzi imbarazzali, di ricostruzioni lacunose o contraddittorie, il generale dell'Aviazione Usa Daniel Leaf, che cimi;iiiiIn il 31" Stormo di stanza ad Aviano, animelle: il 14 aprile i suoi piloti possono aver causato non una, ma due volte, la morte di civili. In un caso a Nord-Ovest di Djackovicu, nell'altro caso a Sud-Est della slessa città, attaccando sull'autostrada un «grande convoglio» composto da mezzi militari e civili. Ma allo stesso tempo Leaf sostiene che le decine di morti di cui parlano i serbi nell'attacco a Sud-Est di Djackovica sono con ogni probabilità l'effetto non delle bombe Nato, ma di una messinscena del regime di Milosevic. I rifugiali - sostiene erano usati come scudo umano e sono stati massacrati dai serbi: «Secondo molte testimonianze sono morti por colpi di mitra o di mortaio, mentre la Nato ha impiegulo solo bombe di precisione». Poi, con ventiquattr'ore di ritardo e dopo aver levato tutti i resti di mezzi militari, Belgrado avrebbe portato i giornalisti occidentali nella zona per mostrargli i presunti - e falsi effetti del ruid Alleato. Leaf ricostruisce minuto per minuto quelle due ore scarse, dalle 11,10 alle 13 (ora di Greenwich) di mercoledì scorso in cui otto caccia F16, due Jaguar britannici, due A10 e un C130 che dirigeva le operazioni lanciano nove bombe, due sul primo bersuglio, sette sul secondo. Il primo caso è quello di tre veicoli, identificati come militari, a NordOvest di Djuckovica che vengono ritenuti responsabili dell'incendio di abitazioni nella zona e bombardati. «E' il fatto che quei veicoli siano associati alle case incendiate che ne ha fatto un bersaglio legittimo», spiega Leaf, anche se nell'operazione è stato colpito almeno un veicolo civile. Più controverso è il caso a SudEst della città, dove la Nato ammette un errore di valutazione anche se non si assume nessuna responsabilità sugli effetti. Là, gli aerei alleati identificano una colonna in testa alla quale ritengono che ci siano almeno 20 mezzi militari. «Abbiamo appena avuto notizia che è un convoglio dell'esercito jugoslavo». Poi, dopo aver scoperto che si tratta di «un misto di mezzi militari e civili*, l'attacco termina. Quanto alle fosse comuni in Kosovo, ieri la Serbia ne ha smentito l'esistenza e ha accusato la Nato di «dire menzogne e di fare propaganda». Ha quindi aggiunto che «le foto aeree» mostrate dalla Nato potrebbero essere frutto di «animazione mediante computer». Mentre le operazioni procedono rallentate a causa del maltempo, una scelta strategica divide l'Alleanza: la Nato vuole fermare le importazioni di carburanti. Ma se gli Usa premono per creare un blocco navale attorno ai porti del Montenegro, altri alleati sono prudenti su questo. La Francia, ad esempio, ritiene necessaria una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, mentre Italia e Grecia sono poco convinte dell'opportunità di imporre nuove sanzioni. E alcuni Paesi Nato sono preoccupati per le reazioni del Montenegro. Quella sul blocco delle forniture petrolifere è una decisione che il Consiglio atlantico dovrà prendere presto, sotto la pressione di Washington e dei comandi militari della Nato. Francia e Stati Uniti divisi sul progetto di bloccare ogni rifornimento di benzina ai serbi I corpi straziati dopo l'attacco aereo di Meja e le immagini della Nato

Persone citate: Daniel Leaf, Leaf, Milosevic