I proporzionalisti «Un no ad Amato» di Maria Grazia Bruzzone

I proporzionalisti «Un no ad Amato» I proporzionalisti «Un no ad Amato» Maria Grazia Bruzzone ROMA Proporzionalisti all'attacco, contro la legge Amato, e oltre. Galvanizzati dal fallimento del referendum, ormai certi di non essere spazzati via dalla temuta «deriva plebiscitario-maggioritaria», i partiti del «fronte del no» si accingono a sfruttare lino in fondo la vittoria dell'astensionismo difendendo intanto il caposaldo del proporzionale esistente e preparandosi a rilanciare un sistema «tedesco», tutto proporzionale con sbarramento al 5%. Fausto Bertinotti e Armando Cossutta, di nuovo insieme come ai vecchi tempi, come da un mese a questa parte nella campagna anti-referendaria, spiccano tra i verdi Manconi e Paissan, il socialista Boselli e il popolare Adinolfi (la rappresentanza del Ppi è limitata a lui) più vari esponenti della sinistra Ds, alla conferenza stampa convocata a Montecitorio. Il più euforico e il più risoluto è, manco a dirlo, «Fausto il Rosso». Spiega che il referendum era «un'offensiva dei poteri forti, dei grandi partiti, del presidente del Consiglio» ma «è stato sconfitto dagli italiani». Critica Veltroni, che ha aderito a un tale progetto di «resa dei conti» che mirava a chiudere gli spazi ai partiti critici. E mette le mani avanti. Paventa infatti che ora «si voglia mettere la sordina a questo grande risultato», che si punti a ripartire dalla Bicamerale o dalla proposta Amato. «Ma non si può fare il gioco dell'oca e ritornare alla casella di partenza - avvisa il segretario di Prc -: la proposta Amato va ritirata». Una scelta che per il leader dello Sdi Boselli, il quale punta a un allargamento del proporzionale, è «un dovere». E il giorno della rivalsa e tutti usano toni accesi. Adinolfi parla di «una vittoria di Davide contro Golia», Paissan, vicepresidente della commissione di Vigilanza, accusa il servizio pubblico e preannuncia «nuove regole», Manconi spara a zero sulla «sudaticcia campagna contro i partiti democratici, orchestrata da altri partiti, grossi e prepotenti». Tortorella, diessino della vecchia guardia esponente della sinistra, sottolinea come i grandi partiti fossero schierati per il si ma non nella loro interezza. Cossutta è come sempre misurato e duttile. E' soddisfatto del risultato referendario al quale a suo parere ha contribuito anche la guerra in Kosovo che ha «giustamente» distolto i cittadini dai tomi di un «referendum assurdo». Anzi a suo parere «proprio il non voto o il no al quesito testimoniano il rifiuto della guerra». Anche il presidente del Pdci ha parole dure contro i Ds: «E' contro natura - dice - che una forza di sinistra si schieri con la destra e contro gli alleati di governo». Ma non si sbilancia in richieste e proposte. Più diplomaticamente, Cossutta accetta di buon grado la proposta di D'Alema di convocare una riunione del centrosmistra sulla legge elettorale, «una proposta che va accolta e sostenuta». «E' il centrosinistra che ha il dovere di presentare una proposta ragionevole», spiega, e osserva che «non c'è nessuna urgenza» ma «bisogna rifletterci insieme». Lui non si sbilancia. E però una sua opinione ce l'ha, e anche un piano: «Io sono e sarò sarò sempre un proporzionalista. Ma ora bisogna costruire una maggioranza in Parlamento intorno a ima legge che garantisca le due esigenze inseparabili della rappresentatività e della stabilità, anche con un premio di maggioranza». Se non è il sistema tedesco «puro» poco ci manca.

Luoghi citati: Kosovo, Roma