«Volevo fuggire con la mia Noemi» di Lodovico Poletto

«Volevo fuggire con la mia Noemi» Davanti al giudice, la donna ha raccontato il suo dramma: «La vita era un inferno» «Volevo fuggire con la mia Noemi» Lo sfogo della mamma che ha accoltellato la figlia Lodovico Poletto «Continuavo a ripetere a mio marito che volevo andarmene. Lasciarlo per sempre, ma avevo paura. Quell'uomo mi ha rovinato la vita». Doveva essere solo l'udienza di convalida dell'arresto per l'assassinio della figlia Noemi, ma per Letizia Cancelleri quella di ieri è diventata un'occasione di sfogo, un'istantanea degli ultimi anni di vita familiare. E l'immagine che ne viene fuori è l'opposto del ritratto di «coppia felice» che parenti e amici avevano tracciato venerdì, dopo il delitto. Un quadro che spiega le parole di Gina Frecchio, la mamma di Letizia. «Tutti possono dire ciò che vogliono. La verità io la conosco, è chiusa nel mio cuore». Si è presentata davanti ai magistrati verso le 10, accompagnata da agenti della polizia penitenziaria, Letizia Canccìleri. Tuta da ginnastica di colore blu, capelli legati a coda di cavallo, occhi profondi e segnati da giorni di angoscia. I legali, gli avvocati Geo ed Oliviero Dal Fiume e Roberto De Sensi, l'hanno accolta con un sorriso: «Stia tranquilla, faremo presto». Ed è cominciato il rito. Ma l'interrogatorio vero, quello sui perché del delitto, sulla dinamica, con la ricostruzione minuziosa di quei minuti terribili, non è mai iniziato. Davanti al gip Fabrizia Piranti, la mamma omicida ha pianto e singhiozzato. Ha raccontato se stessa. «E' vero, ho avuto dei problemi con l'eroina, è per questo motivo che ho precedenti per furto. Ma grazie all'aiuto di mia madre sono cambiata». Poi l'incontro con Gino. Tra loro c'era stato amore all'inizio, ma le cose erano subito cambiate. «Lui a casa non c'era mai; le poche volte che restava in famiglia dormiva. Ero andata anche al Sert a chiedere consigli, ma nessuno ha saputo aiutarmi». Sono stati anni di stress, così forte da farla dimagrire vistosamente. E quella che tutti avevano spacciato per una dieta «fai-da-te», a base di digiuni e las- sativi vegetali, in realtà era una perdita di peso conseguenza dell'infelicità. «Ho perso 15 chili: quella vita mi faceva male. Volevo fuggire con la mia Noemi. Ma avevo paura che lui si vendicasse su mia figlia e sui miei parenti. Anche i genitori mi dicevano che la famiglia del mio convivente non era adatta a me. Ma che, comunque, quell'uomo me lo ero scelto e dovevamo stare insieme per tutta la vita». Così sono trascorsi gli anni, tra tensioni e incomprensioni. «Continuavo a ripetergli: "Gino, io me ne vado". Ma lui non cambiava e io non riuscivo più a vedere vie d'uscita». A metà mattinata hanno dovuto interrompere l'udienza per dar modo a Letizia di calmarsi. Qualche minuto di silenzio, un bicchiere d'acqua, qualche parola con i suoi legali. Poi è ripreso il racconto. Ancora istantanee sul passato più remoto. «Quando è nata Noemi ì miei genitori mi hanno suggerito di non dare il nome del mio convivente alla bambina. Ma avevo terrore di lui, e dei suoi parenti». Poi un salto nel tempo, fino alla sera prima del delitto. Parole soffocate dalla lacrime. Frasi lasciate a metà, come a sottintendere chissà quali segreti. «Gino giovedì sera è uscito, il mattino dopo è andato al lavoro, non ci siamo neppure parlati. Poi io mi sono alzata, ho preparato la colazione e ho telefonato a mia madre». Sulla decisione di uccidere Noemi non ha detto nulla. I ricordi riprendono nitidi all'arrivo del marito. «Ho sentito Gino che bussava alla porta. Gridava e scuoteva il portone. Allora sono corsa in bagno... Ero già ferita. Sì, lo ricordo, è arrivata la polizia...». E adesso la parola passa ai periti. Il pm Roberto Furlan ha disposto l'autopsia sul cadavere della piccola Noemi: sarà eseguita oggi in mattinata dal medico legale Varetto. Domani, invece, ci sarà la perizia psichiatria su Letizia Cancelleri. Due accertamenti obbligatori, in attesa della decisione dei giudici sul destino di questa donna: ospedale psichiatrico o carcere. Alla polizia scientifica, invece, sono stati affidati gli oggetti sequestrali in quell'alloggio, al piano rialzato di uno stabile Anni 60, in via Casteldelfìno 6. Ci sono un paio di forbici, un grosso coltello da cucina, un altro coltello, una cintura di pitone. E' tutto sporco di sangue. Ma non c'è una lettera d'addio, un biglietto, due righe scritte da Letizia per spiegare il suo gesto. La prima spiegazione l'ha fornita lei stessa ieri mattina: «Volevo fuggire con mia figlia. Quell'uomo non lo soppportavo più. Mi ha rovinato la vita». La donna sottoposta oggi alla perizia psichiatrica mentre sulla bimba verrà effettuata l'autopsia Poi il giudice deciderà tra carcere e ospedale psichiatrico Letizia Cancelleri mentre esce ai termine dell'udienza dal gip

Persone citate: Gina Frecchio, Letizia Canccìleri, Letizia Cancelleri, Oliviero Dal Fiume, Roberto De Sensi, Roberto Furlan, Varetto