Salvate la «Rassegna Stampa» rivendica la sua «parzialità»

Salvate la «Rassegna Stampa» rivendica la sua «parzialità» RADIO & RADIO Salvate la «Rassegna Stampa» rivendica la sua «parzialità» Bruno Gambarotta RADIO Radicale ha conquistato ancora un primato, quello di una emittente radiofonica che discute con i suoi ascoltatori la decisione della proprietà di metterla in vendita. Se lo scopo era quello di suscitare una levata di scudi ci sono riusciti. D più addolorato di tutti gli ascoltatori intervenuti è stato Vincenzo Caianiello, presidente emerito dela Corte Costituzionale, sbigottito e attonito, ha parlato di una luce che si spegne; Caianiello ascolta le dirette dal Parlamento: «Non so neppure dove si prende la Rai, invece per Radio Radicale ho un tastino sul mio apparecchio». I dirigenti radicali, nei loro interventi, se devono usare l'odiato aggettivo «imprenditoriale», lo fanno sempre precedere dalla locuzione «tra virgolette». Sergio Stanziani è favorevole alla vendita perché «gli italiani non la meritano una radio così», nel senso che all'ascolto appassionato non fanno poi seguire il consenso che si manifesta attraverso il voto. In effetti siamo in molti a seguire una Rassegna Stampa che è unica nel suo genere, per ampiezza e per passionalità. Se un'ascoltatrice di Brescia dice che negli ultimi tempi non c'è molta imparzialità, la risposta dei conduttori è immediata: «Ma quando mai c'è stata? Rivendichiamo la nostra parzialità». Nel caso che qualche lettore fosse interessato all'acquisto, il prezzo si aggira sui 200 miliardi. Trattabili. In radio di questi tempi si porta molto il Viaggio in Italia. Simona Fasulo e Luca Damiani ne conducono uno' dei tanti, ma è diffìcile dame conto poiché è una trasmissione spalmata sul sabato di Radio2 per 7 ore e mezzo e bucata numerose volte per aprire le finestre dell'informazione giornalistica. Possiamo dire che in questo viaggio circola un'aria amichevole, a tratti persino affettuosa. E' d'obbligo anche qui il tema del giorno. Per «accorciare le distanze fra i nostri dialetti» telefonateci i vostri proverbi sulle donne, che poi sono quasi sempre contro le donne. Una parola! Sono cinquant'anni che non sento qualcuno citare un proverbio, ad eccezione del bischero di turno che quando piove durante un matrimonio non può esimersi dal dire: «Sposa bagnata sposa fortunata!». A Biella un candidato alle passate elezioni, per contrastare la sua diretta con¬ corrente aveva tirato fuori il proverbio che recita «Fumne sun gni sént», cioè «le donne non sono gente, non appartengono al genere umano». Il gesto è stato così «scandaloso» da generare per reazione la redazione di uno studio collettivo sulla storia delle donne di Biella, pubblicato in un volume intitolato appunto Fumne. Simona Fasulo e Luca Damiani viaggiano nell'Italia di sempre, quelle delle ocarine di Bucino, dei ricami fatti al tombolo. Con un piccolo dettaglio che segna il passare del tempo: il piccolo produttore di olive ascolane di Porto San Giorgio dice nell'intervista: «La settimana scorsa ero a Tokyo e i giapponesi le hanno molto apprezzate». Qualche decennio fa le olive ascolane le trovavi solo ad Ascoli. Viaggio in Italia era anche il titolo di una memorabile inchiesta realizzata negli Anni Cinquanta da Guido Pioverne, con le interviste a cura di Sergio Za voli; il testo di Pio vene è stato recentemente ristampato da Baldini 8- Castoldi. Sarebbe bello se qualcuno - perché no?, la medesima coppia di questo viaggio - rifacesse il percorso di Piovene e Zavoli, mettendo a confronto le due Italie, per rilevarne le continuità le differenze. litàej

Luoghi citati: Ascoli, Biella, Brescia, Italia, Porto San Giorgio, Tokyo