SHAKESPEARE? era una donna nera, e bellissima

SHAKESPEARE? era una donna nera, e bellissima Lucy Nigro, prostituta e dark lady, all'origine dei Sonetti e dei drammi: la provocatoria interpretazione di Harold Bloom SHAKESPEARE? era una donna nera, e bellissima Era una donna nera, e Harold Bloom IOME salta fuori dalla mia I ' corrispondenza, dalla pubI blicazione del mio volume I i Shakespeare: l'invenzione \di dell'umano nell'ottobre del 1998, gli Oxfordiani sono l'equivalente sub-letterario degli Scientologi sub-religiosi. Non si ha una gran voglia di polemizzare con loro, perché sono dogmatici e insolenti. Lascerò pertanto stare il Conte di Sobran e mi atterrò al potere poetico dei Sonetti di Shakespeare e al rapporto tra tale potere e il tentativo ormai venerando di dimostrare che qualcuno - chiunque, tranne .'«uomo di Stratford» ha scritto i drammi e i componimenti poetici di William Shakespeare. L'accademia, come tutti sanno, è a pezzi. Persino a Yale sono attorniato da corsi su genere e potere, su transessualità e teoria omosessuale, sul multiculturalismo e su tutti quegli altri splendori cui oggi fanno poetò"*' Chaucer, Milton, Shakespeare e Dickens. Può darsi però che il peggio sia finito. Una decina di anni fa, avevo l'abitudine di presentare i miei seminari shakespeariani destinati ai laureati (non quelli per gli studenti dei primi anni) garantendo solennemente ai miei studenti alquanto risentiti che rutto Shakespeare, e non soltanto i Sonetti, era stato scritto da Lucy Negro, la più celebre prostituta delle Indie Orientali di tutta l'Inghilterra elisabettiana. Anthony Burgess, nella sua splendida biografia immaginaria, Nothing like the Sun, aveva identificato Lucy Negro con la Dark Lady dei Sonetti, donde l'impareggiabile catastrofe erotica di Shakespeare, sfociata nel cuore infranto, le malattie veneree e il decesso relativamente precoce. Con la miglior faccia di bronzo che mi riusciva di mettere, assicuravo i miei studenti che potevano ormai accantonare tutte le loro ansie, giacché la lussuriosa e brillante Lucy Negro era la vera autrice dei drammi e dei Sonetti. Potevano di conseguenza abbandonare ogni loro riserva Eolitica e leggere «Shaespeare» con la dovuta correttezza, giacché Lucy Negro era per definizione multiculturale, femminista e postcoloniale. E dicevo loro che, di conseguenza, potevamo lasciar perdere le conventicole degli Oxfordiani, dei Marlowiani e dei Baconiani, in nome della defraudata Lucy Negro. Essendomi da tempo schierato con Samuel Butler, il quale aveva proclamato che l'Odissea era stata scritta da una donna, una volta sostenuto che nel Libro di J lo jahvista era una donna, avevo l'impressione che sarebbe stato ridondante ed eccessivo, da parte mia, introdurre nel mio volume shakespeariano Lucy Negro come creatrice di Falstaff, di Amleto, di Fvosalinda, di Iago, di Cleopatra e degli altri nomi gloriosi della nostra lingua. E mi propongo di non aggiungere null'altro in questa sede a proposito di Lucy Negro, limitandomi a dire che eua supera di gran lunga il Conte di Oxford nelle sue pretese di rivale, in quanto lei almeno con Shakespeare ci ha dormito! Dedicherò invece il resto di questa breve riflessione a una congettura sulle ragioni per cui gli Oxfordiani, i Marlowiani e i Baconiani non possono fare a meno di cercar di tormentare tutti noi altri. OrigiOriene fempolit I dolori del poeta dei Sonetti sono assai complessi, all'altezza dei migliori componimenti brevi mai scritti nella nostra lingua. Di fatto, non sappiamo con sicurezza chi fosse questo giovane nobile narcisista, anche se Southampton potrebbe andar bene, così come ci sono molte candidate per la figura della Dark Lady, anche se nessuna all'altezza di Lucy Negro. Tutto quello che conosciamo concretamente, con buona certezza, è che quel poeta sovente infelice (anche se alquanto represso) era davvero Will Shakespeare. Questi sono «i suoi sonetti zuccherini tra i suoi amici intimi», senz'altro un gruppo socialmente assai vario che andava da attori plebei (e Lucy Negro!) al petulante Southampton, patrono e a volte (forse) suo amante. Aleggia un'ombra sui Sonetti, come su molti dei drammi più cupi di Shakespeare. Possiamo definirla scandalo o notorietà pubblica, qualcosa che trascende la tristezza del poeta per essere un povero attore sulla scena del Globe. Se la tarda elegia per will Peter è opera di Shakespeare (e ritengo che lo sia, benché si tratti di una poesia debole), allora l'ombra dello scandalo si protrasse per più di un decennio. Eppure il senso di una ferita autoinfhtta è soltanto un frammento del più grande sfoggio di moralità, che costituisce l'elemento autenticamente tenebroso dei Sonetti migliori e di tutte le opere di Shakespeare da Amleto in poi. I Sonetti sono poesia per re e per lettori incantati, giacché ben pochi oltre a Shakespeare sanno ritrarre pienamente quell'ombra che, nel maggiore di tutti i poeti, diventa «milioni di ombre strane». Per quanto stupefacenti, i Sonetti appartengono a un ordine diverso rispetto, ad esempio, a Come vi piace, Enrico IV (ì e 2), Amleto, La Dodicesima Notte, Misura per misura, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra, Racconto d'inverno e un'altra dozzina di drammi shakespeariani. In parole molto semplici, i Sonetti non inventano (o, se si preferisce, non rappresentano) esseri umani. Necessariamente più lirici che drammatici, questi componimenti mostrano chiare affinità con Falstaff, con Amleto e con molti altri protagonisti shakespeariani, e tuttavia tali affinità rimangono enigmatiche. A meno che non si sia formalisti o storicisti, Falstaff e Amleto costringono chi li studia a vederli come più grandi dei drammi stessi che li contengono e più reali di personaggi in carne e ossa, vivi o morti che siano. Lui non è e tuttavia è William Shakespeare il drammaturgo. E i suoi due amori che lo confortano e lo disperano, un gio- vane nobile e una dama scura, non hanno mai la sostanza e la forza di persuasione di Antonio e Cleopatra o dei loro equivalenti negli altri drammi maggiori. I caratteri shakespeariani sono avventure nella coscienza. Ma nemmeno l'io poetico dei Sonetti raggiunge una tale immensità. Sull'interiorità del bel giovanotto e della dama scura ci vengono offerte solo allusioni. Non possiamo rintracciare né le circostanze né i moventi personali (sempre che ce ne siano) dei Sonet- ti. Pene d'amor perdute, un caso unico nell'ambito della produzione shakespeariana, condivide il linguaggio dei Sonetti. Il dilemma apparente dell'autore dei Sonetti, ripulsa da parte dell'amato che gli è socialmente superiore, pare analogo alla situazione di Falstaff nei drammi di Enrico IV, ma l'io poetico dei Sonetti ha ben poco della vitalità di Sir John Falstaff, del suo aplomb e della sua scaltrezza. Alcuni Sonetti si staccano violentemente dalle brame e dalle ambizioni della vita, ma tali ripulse sono rese soltanto di rado nel linguaggio di Amleto. E' pericoloso cercare nei Sonetti illuminazioni per i drammi, sebbene a volte si possa risalire dallo Shakespeare drammatico allo Shakespeare lirico. L'esito poetico dei Sonetti possiede quanto basta della forza misteriosa del drammaturgo da dimostrare che ci troviamo di fronte al medesimo autore, ma l'originalità imponente in sede cognitiva e la persuasività psicologica dei drammi maggiori sono, con poche eccezioni, più tenui. e one eud Almeno da Misura per misura a Otello e anzi fino ai Due nobili parenti, la sessualità viene rappresentata soprattutto come tormento. .'_ volte comico, ma più spesso no: da anarchico idolatra del Bardo, non sono incline a separare tale versione drammatica della realtà umana dal drammaturgo stesso. I critici formalisti e storicistici mi danno sovente l'impressione di trovarsi maggiormente n proprio agio con Flaubert che con Shakespeare. L'intensa rancidità erotica di Trailo e Cressida, Tutto è bene ciò che finisce bene e Timone di Atene è troppo coerentemente feroce per essere soltanto un espediente drammatico, almeno in base alla mia esperienza personale di lettore critico. I trucchi da letto, la prostituzione e le malattie veneree si avvicinano alquanto al centro della visione shakespeariana della sessualità. Quanti si dedicano all'idea infelice che non sia stato Shakespeare a scrivere Shakespeare provano un segreto e forse inconsapevole risentimento per questa sua grande capacità conoscitiva e immaginativa. Il maggiore di tutti questi convertiti alla follia oxfordiana è stato il dottor Sigmund Freud, il quale non voleva saperne di ammettere che questo straordinario suo precursore fosse un giovanotto alquanto normale proveniente da Stratford-upon-Avon. Il Conte di Oxford, morto prima che gU ultimi dodici drammi di Shakespeare fossero composti, si lasciò alle spalle alcune liriche banali che oggi non vai la pena di rileggere. Quelli che ce l'hanno con Shakespeare saranno sempre presenti tra noi. L'unica nostra risposta dovrebbe essere quella di ritomare ai suoi drammi e ai suoi Sonetti. ©Harper's-La Stampa Originaria delle Indie Orientali, multiculturale e femminista: un'autrice politicamente corretta // Eardo represso visse i tormenti della passione sessuale: fu il primo vero precursore di Freud ? era una donna nera, e bellissima La casa di Stradford on Avon In cui Shakespeare trascorse gli ultimi anni di vita. Harold Bloom (foto piccola a sinistra) in «Shakespeare: The Inventìon of the Human» sostiene che il drammaturgo è il centro del Canone occidentale, un autore senza eguali per forza d'invenzione e energia linguistica

Luoghi citati: Atene, Inghilterra, Oxford, Stratford