Clinton, la tentazione dell'Uck

Clinton, la tentazione dell'Uck Clinton, la tentazione dell'Uck Iguerriglieri l'arma segreta americana Andrea di Robilant WASHINGTON Armare o non armare i kosovari? Il dilemma si è rapidamente spostato dai margini al centro del dibattito in seno all'amministrazione, mentre alcuni giornali americani già parlano di assistenza e rifornimenti clandestini ai ribelli. L'Uck venne dato per disperso dopo i primi bombardamenti della Nato alla fine di marzo, e fino a pochi giorni fa non c'era alcuna ipotesi di armare i kosovari sul tuppeto. Ma la settimana scorsa l'amministrazione, sotto pressione da parte di un numero crescente di senatori che chiedono come mai non si è ancora proceduto alla pianifi- cazione di un'invasione di terra, ha cercato di spostare l'attenzione sulla sorprendente «resurrezione» dell'Uck. Il segnale più chiaro che Clinton e il suo entourage vedono il rafforzamento dell'Uck come una possibile alternativa, o come corollario, ad un intervento di terra è venuto durante la deposizione del capo di stato maggiore Henry Hugh Shelton una commissione Difesa del Senato. Grazie alla campagna aerea della Nato contro Milosevic, ha detto Shelton, l'Uck «comincia ad avere i mezzi per potersi muovere contro di lui e spingerlo fuori dal Kosovo». Lo stesso giorno a Bruxelles il portavoce della Nato James Shea ha paragonato l'Uck «ad una feni- ce che risorge dalle sue ceneri». La rivista U.S News &• World Report, nel numero che esce oggi in edicola, cita fonti dell'amministrazione secondo cui il governo americano ha già avviato discussioni con i ribelli kosovari per la fornitura di missili anti-tank e di mitragliatrici. Un reporter di Newsweek racconta nel numero che esce oggi di aver visto «nuovi stock di armi» in un campo di addestramento che ha visitato. Il dipartimento di Stato si tiene in contatto quotidiano con la leadership dell'Uck. Il portavoce James Rubin parla regolarmente al telefono con il leader dei ribelli, Hashim Thaci, il quale continua ad essere una delle principali fonti d'infor- inazione americane sul terreno. Ma l'immagine propagandata dalla Nato di una miracolosa resurrezione dell'Uck cozza con altre informazioni che danno un quadro molto diverso. Come ha detto un soldato dell'Uck u Edward Barnes, l'inviato di Time: «Qui c'è tanta gente disposta a morire, ma pochi capaci di combattere. E' tanto se sanno usare il loro Kalashnikov. La settimana scorsa una pattuglia di 24 uomini è uscita in missione. Venti sono stati ammazzati». L'aiuto militare ai kosovari se mai sarà approvato in quantità rilevanti - rimarrà probabilmente clandestino perché un dibattito aperto al Congresso susciterebbe reazioni optili an- che tra j,. maggiori alleati di Clinton. «Armare l'Uck non sarebbe una mossa saggia», dice il senatore democratico John Kerry, rispecchiando una posizione molto diffusa tra i democratici. «Non sarebbe un invito alla pace ma un incoraggiamento all'indipendenza del Kosovo». Perplessità anche nel campo repubblicano moderato. Brent Scowcroft, ex consigliere per la sicurezza nazionale di George Bush: «Se armi i kosovari finisci per allargare il conflitto». Finora l'unico incoraggiamento pubblico a fornire armi all'Uck per evitare di dover mandare soldati americani è venuto da esponenti della destra repubblicana come il senatore Mitch McConnell, che ha chiesto al Presidente di «dar loro la possi bilità di combattere». Nel frattempo la retorica an ti-Milosevic del Presidente Clinton si fa ogni giorno più du ra - ieri lo ha chiamato «un ti ranno bellicoso». E Marcia Berry, portavoce della First Lady, ha annunciato che Hillary intende recarsi tra i profu gin albanesi.

Luoghi citati: Bruxelles, Kosovo