Veltroni

Veltroni Veltroni «Il miracolo non c'è stato» Maria Teresa Meli ROMA «11 miracolo in cui speravamo non si è realizzato. Le condizioni oggettive hanno sicuramente pesato nel determinare lo scarto che ha impedito il raggiungimento del quorum. Noi Ds abbiamo fatto la nostra parte, come risulta dal dato del 72% dei Sì da parte del nostro elettorato e come dimostra il dato della affluenza nelle regioni in cui il nostro pallilo ha maggiore forza», commenta Walter Veltroni alla notizia che il referendum è nullo perchè il quorum non è stato raggiunto. Era stato profetico durante «Serata Tgl»: «Non vorrei che questa trasmissione passasse alla storia come "le ultime parole famose ed eviterei di fare dichiarazioni premature"». Appreso il dato definitivo il leader dei Ds si è consolato mettendo in evidenza un aspetto positivo: «11 90% dei sì, con quasi il 50% degli elettori è comunque una base importante per mantenere il nostro obiettivo: un sistema elettorale a doppio turno, capace di dare stabilità al nostro paese». Lo stile dell'uomo è quello di sempre: misurato senza cedimenti alla parola grossa o al gesto esagerato. Persino alle dieci di sera, quando le proiezioni danno l'esito positivo per assodato, la parola d'ordine è: cautela, cautela e ancora cautela. «Se si raggiunge il quorum è un miracolo», dice. E la ormai proverbiale prudenza di Walter Veltroni è più che mai opportuna in un frangente come questo: visto che a notte tónda il quorum - che in serata sembrava raggiunto, sebbene per un soffio si eclissa. E con lui rischiano di eclissarsi i progetti e le speranze del segretario, il quale teme che con la sconfitta referendaria «riprenderanno fiato i proporzionalisti e i conservatori». Ma, per quanto guardingo e portato a procedere con i piedi di piombo, il leader della Quercia, alle dieci e mezzo di sera, di fronte alle proiezioni dell'Abacus che davano il quorum per ottenuto, si sbottonava. «Adesso, finalmente si può mettere in moto un processo riformatore - aveva detto perchè la spinta proporzionalista è stata definitivamente bloccata. Ura possiamo tornare' al punto raggiunto in Bicamerale: oggi abbiamo fatto un passo avanti anche nella direzione del presidenzialismo». Persino quei primi dati sul quorum raggiunto per il rotto della cuffia sembrava non dispiacere a Veltroni. Già, perchè una percentuale così bassa di volanti, a suo giudizio, poteva spianare la strada alla riforma del sistema elettorale, rendendo invece più arduo il tentativo di quanti vorrebbero che la legge fosse quella scaturita dal quesito referendario. E il segretario, fidandosi di quella proiezione Abacus, ineditava di partire lancia in resta con la sua proposta di doppio turno di collegio per una battaglia ben più dura di quella che si è conclusa questo 18 aprile, una battaglia dentro la maggioranza, prima ancora che con l'opposizione. Il ppi è un osso duro, ma il leader della Quercia ripeteva ai suoi collaboratori: «I popolari hanno firmato per il doppio turno di collegio e ora non è che si possono tirare indietro e fare finta di niente». Progetti che verranno vanificati di lì a qualche ora. Al gioco clie si apre subito in tv, con ognuno die tira il risultato dalla propria parte, Veltroni si rifiuta di partecipare. «In queste occasioni - osserva - la politica dimostra il suo volto peggiore: hanno vinto tutti». Piuttosto, il leader della Quercia vuole sottolineare un altro aspetto: e cioè che il fenomeno dell'astensionismo (altissimo in questo caso) ha caratterizzato anche gli ultimi due referendum. «Quindi - spiega - si può dire che per i referendum c'è una certa stanchezza, una tendenza dell'elettorato ad astenersi». Però, secondo Veltroni, questa volta l'iniziativa refrendaria si è svolta in un quadro molto particolare: «in una situazione drammatica, con la guerra». A quanto pare l'elettorato diessino ha risposto al suo appello. Il leader è sì riuscito a far schierare il suo partito, però ha perso la battaglia.

Persone citate: Maria Teresa Meli, Veltroni, Walter Veltroni

Luoghi citati: Roma