Va in onda lo spettacolo del quorum di Raffaella SilipoGiulio Borrelli

Va in onda lo spettacolo del quorum Tutti i leader su Raiuno a rallegrarsi della vittoria del sì. Poi la doccia fredda su Canale 5 Va in onda lo spettacolo del quorum Di Pietro irritato con l'Abacus: ma come tifate i conti? Raffaella Silipo Una teleserata al cardiopalma, un grande, involontario spettacolo mediatico che nemmeno il mitico primo referendum nella storia della Repubblica, era riuscito ad allestire. «Una beffa di dimensioni colossali, farà il giro del mondo...», troverà ancora il coraggio di sorridere Fini a notte fonda. Lui, come tutti gli altri leader del fronte del sì, è reduce da tre ore nel salotto di Borrelli a «Serata Tg 1 », a gioire della vittoria che i sondaggi Abacus dannò per certa, inizialmente addirittura con una percentuale di votanti al 52 %. Tanto pare assodata la vittoria del maggioritario che gli ospiti già cominciano a dividersi sugli scenari futuri. Berlusconi, in collegamento da Arcore, si lascia andare: «Con il referendum è stata fatta una scelta. Bisogna rispettarla: quindi si vada subito a votare con questa legge che è precisa. Sono imbroglioni e truffatori coloro che vogliono già cambiare la legge uscita dalle urne». «Non faccio il furbo e non imbroglio - replica Veltroni - ho detto in campagna elettorale che sono per il doppio turno, per il bipolarismo e la stabilità. Il doppio turno è una proposta di legge su cui c'è un'intesa della maggioranza, corrisponde perfettamente alla volontà degli elettori e noi la porteremo in Parlamento...». Intanto i dati del quorum scendono, lentamente ma inesorabilmente: dal 52 %, si passa al 50,9. £ la serata su Raiuno si conclude con un siparietto degno del miglior vaudeville. Nel collegamento con l'Abacus, il patron Pagnoncelli dà le ultime proiezioni e Di Pietro sbotta, incalzandolo, molto agitato: «Ma ci devo credere a questi dati? Taglia, taglia, ogni proiezione tagliate qualcosa, come si fa a passare dal 52 al 50%? Ma come li fate i conti?», Pagnoncelli cerca di spiegare che è tutt' altro che un lavoro semplice: «Venga qui lei, se crede..», risponde piccato. Borrelli mette pape: «Lui sta solo facendo il suo dovere». Sogghignando interviene Bertinotti, che non sa ancora di essere profetico: «A questo punto se passa ancora un po' di tempo, lo dico per paradosso, va a finire che si scende sotto il 50%...». Anche Veltroni ha un soprassalto: «Non vorrei che questa trasmissione passasse alla storia come "le ultime parole famose" ed eviterei dichiarazioni premature». E Fini s'improvvisa maestro di cerimonie: «Buonanotte. Basta. Era difficile raggiungere il quorum e forse per un soffio ce l'abbiamo fatta, ma aspettiamo i dati del Viminale. Borrelli, si rassegni anche lei a chiudere...». Borrelli si rassegna, anche perchè pare tutto tranquillo. A questo punto, i maratoneti del quorum si trasferiscono su Canale 5, dove il direttore Enrico Mentana, che aveva scelto di non dare sondaggi, inizia a trasmettere i dati del Viminale e stanchi collegamenti con il comitato del Sì e del No. Da una parte c'è Segni asserragliato nel suo ufficio, che ancora saggiamente attende a parlare: una premonizione? Dall'altro soltanto due grandi vecchi della sinistra, Diego Novelli e Sergio Garavini, che invece ci credono fino al¬ l'ultimo, e avranno in premio la possibilità di gioire per primi in diretta, ma la beffa di non poter brindare, perchè il bar dell'hotel Nazionale è chiuso e a loro sono rimaste soltanto due bottiglie d'acqua minerale. I numeri del ministero dell'Interno indicano un parziale del 50,9. Poi un lungo, inspiegabile black-out del ministero. Da mezzanotte i terminali del Viminale trasmettono solo risultati parziali, il silenzio viene interrotto all'una con la notizia bomba: la percentuale dei votanti di 96 province è scesa al 49,7 %. Alla fine, mentre dalle singole prefetture arrivano dati favorevoli al «sì» da Roma e Milano e contrari da Napoli, il dato definitivo, annunciato all'I e 25 dall'inviata Cesarti Buonamici è 49,6 %. L'ambasciatrice che non porta pena viene subito corteggiata da Novelli: «Domani mattina invi e remo alla giornalista in redazione un mazzo di fiori». La Bonamici si schermisce: «Vi ringrazio, ma non vorrei inimicarmi quelli del sì...». Quelli del sì hanno, a dire il vero, ben altro a cui pensare. Chi la prende meglio è Fini, che commenta con Mentana la gaffe mediatica dei leader ospiti di Borrelli. «Così imparate a andare a Saxa Rubra...», è l'ironica risposta del trionfante direttore del Tg5. «Il danno è davvero indimenticàbile», chiude il leader di An. E Mentana gli ricorda l'altra «beffa», quella del '95 con le regionali, quando le proiezioni furono capovolte dal dato reale. «Ma stasera - chiude Fini - ero in ottima compagnia nel commentare troppo presto...». I grandi sconfitti, oltre al fronte del sì, sono Raiuno e l'Abacus. «Non è colpa nostra - si difende Lamberto Sposini, responsabile della «Serata TG1» -. Non abbiamo responsabilità, come qualcuno si è divertito a dire. Noi ci siamo limitati a fare informazione, come tutti avrebbero fatto. Stavolta l'Abacus ha sbagliato ma ha delle attenuanti. Per quanto riguarda il TG1 ci siamo limitati a diffondere le proiezioni come avrebbero fatto tutti. Si dà quello che si ha. Non vedo lo scandalo. Credo che gli altri abbiano fatto la stessa cosa». Chi è sconvolto è il povero patron dell'Abacus, Nando Pagnoncelli: «In 17 serate elettorali è la prima volta che incorriamo in un errore mormora -. L'unica cosa che posso dire è che ci dispiace. Avevamo raccomandato prudenza, poi i commenti hanno preso un'altra piega. D'altra parte, la rilevazione era più complicata rispetto al passato perchè la legge ha modificato la composizione delle sezioni elettorali riducendole di un terzo. Io ho detto anche questo. Mentirei se dicessi elle mi sarei aspetto un risultato come quello venuto fuori dai dati del Viminale. Noi ci aspettavamo una percentuale tra il 50% e il 51,5%. Con margini così ridotti le possibilità di errore, ovviamente, aumentano». Nelle redazioni dei giornali, intanto, si lavora freneticamente per capovolgere le prime pagine improntate al trionfo referendario: «D sì canta vittoria», «Una valanga di sì seppellisce la partitocrazia», «Il sì vìnce»... Tutto sbagliato, tutto da rifare, avrebbe detto Gino Bartali. VI SI' NO V0TANTI V0TI % V0TI % T0RIH0 52,6% 89,4% 10,6% L'AQUILA 49,7% 94,1% 5,9% VERBANIA 46,3% 90.2% 9,8% MODENA 64,9% 93,0% 7,0% P0RDEN0NE 47,5% 92,3% 7,7% LASPEZIA 49,7% 91,1% 7,9% PARMA 55.9% 91,1% 8,9% AOSTA 42,7% 91,0% 9,0% ENNA 33.7% 92,0% 8,0% RAGUSA 45,0% 92,9% 7,1% TRAPANI 42,3% 92,4% 7,6% RIMINI 59,9% 93,6% 6,4% CALTANISSETTA 33,8% 92,7% 7,3% G0RIZIA 52,0% 89,1% 10,9% AREZZO 56,3% 93,2% 6.8% RAVENNA 61,1% 92.1% 7,9% IMPERIA 47,2% 92,7% 7,3% SIRACUSA 38,3% 94,0% 6,0% MASSA CARRARA 44,7% 91,0% 9,0% PISTOIA 55.5% 92,5% 7,5% SAVONA 53,3% 91.6% 8,4% BOLOGNA 64.9% 93,7% 6,3% FERRARA 64,8% 92,1% 7.9% SIENA 58,9% 92,6% 7,4% TRIESTE 47,5%" 90,8% 9,2% GENOVA 48,8% 91,1% 8,9% UDINE 46.9% , 91.8% 8,2% PALERMO 39,6% 91,4% 0,6% TREVISO 53.0% 91,6% 8,4% VERONA 57.0% 92,1% 7,9% BELLUNO 43,2% 92,0% 8,0% Il patron della società di sondaggi «E'la prima volta che sbagliamo» Qui sopra il direttore del Tg5 Enrico Mentana trionfatore della teleserata Accanto quello del Tgl Giulio Borrelli