Bossi: «Ride bene chi ride ultimo»

Bossi: «Ride bene chi ride ultimo» Bossi: «Ride bene chi ride ultimo» «Dobbiafno ringraziare l'astensione dei napoletani» UNA risata li seppellirà. E' quella di Umberto Bossi che alle 1 e 30 di notte, dal cellulare, non riesce a trattenere la soddisfazione per l'esito del referendum, bocciato dai cittadini che per il 50% e poco più non hanno votato, togliendo il quorum al quesito referendario. Soddisfatto, Bossi? «Ride bene, chi ride ultimo. Qui alla Lega c'è stato un boato quando abbiamo avuto i dati definitivi dal Viminale. Sono stati momenti terribili, per ore abbiamo temuto di essere in un cui de sac. Era una situazione terribile...». Avevate fatto già i conti? «Secondo la nuova legge avremmo perso dodici deputati, basandoci sui voti alle precedenti elezioni. La nostra rischiava di essere la sconfitta dell'ipocrisia». Ipocrisia? «Questo referendum era stato fatto anche contro di noi. D'Alema, che ha mosso tutto, voleva stravincere le elezioni con una legge elettorale fatta su misura. I Segni, i Di Pietro, gli Occhetto, erano solo pedine por il suo gioco». Però, avrà temuto anche lei per ore che non finisse così. I dati dell'Abacus... «Ci sono stati momenti in cui sembrava tutto perso. Ho sentito cantare vittoria. C'era chi diceva che bastava vincere, quanto e con quanti voti non era necessario... E adesso? Adesso voglio vederli, voglio sentirli tutti. Non riesco a trattenere le risate, pensando che volevano vincere tutto loro». Deve ringraziare i suoi elettori, per come è finita... «Mi viene quasi da dire che i primi da ringraziare sono i napoletani. Grazie a loro, grazie a come hanno disertato in massa le urne, questo referendum non è passato». Tre votanti della Lega su quattro non sono andati alle urne. Da sconfìtto, lei rischia di essere il vincitore effettivo di questo 18 aprile. «A scombinare tutto sono stati quelli della sinistra del no, i Cossutta e i Bertinotti. Se anziché chiedere di votare no, avessero dato subito la chiara indicazione di disertare le urne tutte queste cose, queste ore con il cuore in gola non sarebbero avvenute. Ma il dato, anche dai primi minuti, aveva una sua valenza chiarissima». Quale? «Che anche al momento della risicata vittoria dei sì, oltre il cinquanta per cento degli elettori, tra astenuti e contrari, non vole¬ vano il maggioritario secco, una legge elettorale che ci avrebbe fatto diventare americani, con due partiti mossi da lobby, da interessi consociativi, da nazionalismi». E adesso? «Adesso c'è una sola strada aper¬ ta. Quella che vado dicendo da tempo. Quella che porta a una nuova legge eletto 'ale più vicina all'Europa, con uno sbarramento al cinque per cento come avviene in Germania». Le viene un pensiero per D'Alema? «Mi viene in mente una cosa sola: due mesi fa, quando i sondaggi davano il sì ad oltre l'80 per cento, mi aveva detto: 'Bossi, lascia stare, non puoi fare più niente'. Come si sbagliava, ah, ah, ah...». E per Di Pietro? «Lui non conta niente. Era solo un burattino per le manovre di D'Alema che ha mosso tutto per ottenere una cosa sola: vincere e stravincere con una legge elettorale fatta su misura. I cittadini gli hanno dato torto. Adesso vedremo ih Parlamento, come rispondere al presidente del Consiglio». E a Di Pietro? Crede che scomparirà, lui e la sua lista? «Ma no, Di Pietro è sotto la protezione di D'Alema che non se lo può levare di torno per i segreti che lui conosce. Ma la politica di Di Pietro è stata ridimensionata, soprattutto da quella gente che lui credeva di avere con sè». «Adesso c'è una sola strada aperta e cioè quella dello sbarramento al 5 per cento» ti segretario della Lega Nord Umberto Bossi: pericolo scampato

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