La «strana coppia» delle tic di Ugo Bertone

La «strana coppia» delle tic LA RISCOSSA DI SOMMER IL «BFJRNABE' TOPESCO» W: Mi-i: La «strana coppia» delle tic Due ex monopolisti forse condannati a sposarsi retroscena Ugo Bertone MILANO L'ima, Telecom Italia, e ormai una «public company». L'altra, Deutsche Telekom e saldamente nelle mani dello Stato che controlla ancora il 74 per cento del capitale. Per il resto le due società :ìì assomigliano assiri : strutture sovradimensionate (Dt denuncia 70 mila possibili esuberi, Telecom almeno 20 mila); perdila di epiote di mercato e ritardi da recuperare nei nuovi, più lucrosi, servizi Anche il «nemico» la Mannosmann-Olivetti e il medesimo lanche Dt in Italia partecipa al decollo di Wind). I" forse' questa strana somiglianza la ragione più forte per pensare che questo strano matrimonio tra ex monopolisti potrebbe realizzarsi per davvero. Certo, come scrive «Die Welt» e la gran parte della stampa tedesca, l'alleanza piti sensata potrebbe essere quella con la britannica «Cable & Wireless» che consentirebbe a Deutsche Telekom di avere accesso ai mercati asiatici e di accelerare sul fronte dei servizi. Ma chissà se «C&W» o altri colossi anglosassoni saranno in grado di capire i problemi di un colosso che nasce dalle costole del ministero delle Poste e che, da seni pre, è condizionato dall'«interèsse generale». E l'interesse generale, fino a pochi mesi, era interpretato da Oskar Lafontaine, contrario ad accelerare le vendite di Stato. Oggi, però, il successore Hans Eichel potrebbe spingere per una soluzione diversa anche perchè, nelle casse pubbliche, c'è un buco di 20 miliardi di marchi. La carta italiana, oltre a far dimenticare ai soci di Deutsche Telekom un anno difficile, il '98, e le difficoltà di un altro, il '99, che non s'annuncio migliore (- 6,9% il fatturato del primo trimestre). Chi guida Dt e Telecom Italia, insomma, deve saper tenere conto della costante politica, al di là delle quote azionarie. Fino a pochi mesi fa, al proposito, Herr Sommer, patron di Deutsche Telekom, poteva invidiare al suo collega Franco Bernabò i rapporti cordiali con l'esecutivo. Lui, manager austriaco cresciuto alla scuola della Sony chiamato dall'azionista pubblico a guidare il colosso Deutsche Telekom verso il mercato (fino al '96 la compagnia altro non era che una divisione del ministero delle Poste), aveva trovato ben poca comprensione dalle autorità federali. Il governo Kohl, infatti, non aveva mosso un dito per proteggere la società sua controliata dai venti del libero mercato. Anzi, in nessun Paese l'ex monopolista ha dovuto confrontarsi con un'eguale apertura ai nuovi concorrenti e con un analogo crollo delle tariffe: anche il 70 per cento in meno rispetto all'anno prima. Penalizzata da una tariffa di interconnessione per le interurbane tra le più basse del mondo (2,7 pfennig al minuto) il dinosauro Dt aveva fin dal gennaio del '98, subito l'assalto di una cinquantina di nuovi concorrenti. Il risultato? Minori ricavi per almeno due miliardi di marchi (duemila miliardi di lire circa) nel solo '98. E quel che è peggio, la perdita di almeno il 30% del mercato, nonostante che, nel marzo del '98, Deutsche Telekom avesse già tagliato le tariffe del 20 per cento, Per un anno intero Herr Sommer ha bussato alla porta di Bonn per correggere la situazione. Invano. E così, sempre più minacciosa, è cresciuta l'ombra dell'ex siderurgico Mannesmann, che ormai può vantare più di 6 milioni di abbonati nella telefonia mobile, oltre alla rete fissa Otelo, rilevata da Rwe e Veba, altri due colossi pronti a sfruttare le difficoltà dell'ex monopolista pubblico. Più ancora, Sommer ha dovuto assistere, impotente, alle fortune di società come Mobilcom, che hanno guadagnato miliardi di inarchi (e conquistato il 10% del mercato) alle spalle di Deutsche Telekom, connettendosi alla rete del gestore pubblico. «Ma questa situazione deve finire - ha tuonato il socialdemocratico Arne Bornsen, numero due dell'Authority tedesca -. Dt deve poter far pagare il giusto questo traffico atipico». Strano destino incrociato, quello tra Sommer e Bernabò. Mentre in Italia esplodeva a metà febbraio l'opa su Telecom e Bernabò scopriva la «neutralità» dell'azionista pubblico, Sommer trovava nel governo Schroeder un padrone finalmente comprensivo. Non è un caso, probabilmente, che l'Authority fissasse le nuove tariffe per le chiamate locali ai livelli graditi da Dt dopo un'uscita a suo favore del ministro dell'Economia Werner Muller... Ora i destini della «strana coppia» si incrociano. E, come testimoniano i primi contatti tra D'Alema e Schroeder, ancora una volta la politica avrà il ruolo principale. I GRANDI DEL SETTORE LA CLASSIFICA DEI MAGGIORI GRUPPI DI TELECOMUNICAZIONI PER FATTURATO 1997 (IN MILIONI DI DOLLARI) SULLA BASE DEI DATI CONTENUTI NEL RAPPORTO DELL'OCSE SULLE TELECOMUNICAZIONI 1999 ti I Operatore Paese Fatlurato NTT GIAPPONE 78.099 DEUTSCHE'TELECOMITALIA GERMANIA-ITALIA 69.6780 AT&T USA 53.319 HELL ATLANTIC USA 30.194 FRANCE TELECOM FRANCIA 264151 BRITISH TELECOM GRAN BRETAGWA 25397 SBC USA 24.856 GTE USA 23.260 BELL SOUTH USA 20361 MCI USA 1 19.653

Luoghi citati: Bonn, Francia, Giappone, Italia, Milano