Telecom, Passo tedesco piace a D'Aleuta di Roberto Ippolito

Telecom, Passo tedesco piace a D'Aleuta Domani il consiglio del gruppo. Cardinale: usare la golden share con Dt sarebbe come uscire dall'Europa Telecom, Passo tedesco piace a D'Aleuta «Ma l'accordo deve essere paritario». In campo la Consob Roberto Ippolito Horna C'è una condizione decisiva. E' Massimo D'Alema a indicarla. Il grande accordo ipotizzato fra Telecom Italia e Deutsche Telekom, fa scrivere in un comunicato della presidenza del Consiglio, «non potrebbe che essere paritario». Altrimenti non se ne fa niente. Oltre che dal capo del governo, l'esigenza del perfetto equilibrio fra i due possibili partner è sostenuta da più parti, a partire dal segretario dei democratici di sinistra Walter Veltroni per il quale la progettata fusione «per essere accettabile dovrà essere davvero paritetica». Progettata fusione che ieri, con queste avvertenze, si è guadagnata importanti consensi: piaci; a Carlo Azeglio Ciampi e a Salvatore Cardinale, ministri del Tesoro e delle Comunicazioni; a Lanfranco 'l'urei e Nerio Nesi, dirigenti economici dei Ds e dei comunisti italiani; al segretario della Cisl D'Antoni. Ha qualche preoccupazione invece il leader Uil, Larizza, ed è critico Vincenzo Visco, ministro delle Finanze. C'è quindi almeno una certa attenzione per la fusione con la Deutsche Telekom immaginata da Franco Bernabò, amministratore delegato della Telecom Italia. Un'idea la sua che non è maturata solo per contrastare l'offerta pubblica di acquisto, pronta a scattare, da parte dell'Olivetti di Roberto Colaninno. E' il tentativo di creare un colosso europeo (anzi il secondo gruppo mondiale) in un settore con un'accesa competizione per la caduta dei monopoli nazionali e il rapido sviluppo tecnologico. Bernabò sta spingendo al massimo per la completa fusione che consenta di unificare le reti dei due gruppi. Tratta con determinazione con la Deutsche Telekom: si ipotizza già un presidente unico con due amministratori delegati. Ieri è volato di nuovo a Londra per approfondire i vari aspetti del progetto con legali e banchieri. Domani sot- toporrà i piani al consiglio di amministrazione. Entro stasera deve dare comunicazioni alla Consob. E' una questione fra imprese. Ma anche una questione di Stato, per l'importanza che hanno le telecomunicazioni e per il fatto che il governo italiano ha in mano il 3,4% della Telecom (messo in vendita) e quello tedesco il 72%. Sin da venerdì D'Alema e il cancelliere Gerhard Schroeder si sono sentiti al telefono. Il fatto che la Germania non abbia realizzato la privatizzazione rappresenta un problema delicato. Con la semplice fusione fra le due società, sommando le azioni, lo Stato tedesco avrebbe la netta maggioranza. Per questo Ciampi, ieri a Dresda, invita il collega tedesco Hans Eichel ad accelerare la privatizzazione. Per ora al ministero delle Finanze dicono che non c'è motivo per cambiare le decisioni già prese: discesa entro l'estate della quota pubblica solo al 62%, nulla di più fino al 2000. In mancanza della privatizzazione, Visco considera «problematica» la fusione. Tuttavia Ciampi parla di «operazione che ha certamente un interesse rilevante» e di «ipotesi interessante»/ e pertanto «non ci sono motivi di preoccupazione». Cardinale vede sgrossi vantaggi per i lavoratori e i risparmiatori» se «la società che nasce sarà strutturata in modo equlibrato» e aggiunge: «Possiamo utdizzare la golden share solo per il bene del Paesi', non certo contro i tedeschi, sarebbe come rifiutare l'ingresso in F.uropa». Con prudenza, la presidtnza del Consiglio dice di voler avere «tutti gli elementi di valutazione delle potenzialità e dei rischi» per dare «le garanzie dovute al Paese per la salvaguardia dell'identità e del patrimonio italiano in un settore strategico». Comunque, si precisa, «le ricognizioni in atto» sono effettuate con l'assoluto rispetto «delle regole del mercato». Veltroni invita anche a tener conto della «disponibilità a investire da parte di gruppi italiani evitando una logorante guerra interna». In questa affermazione potrebbe esserci forse un riferimento alle voci di «inciucio», il tentativo di mettere d'accordo gli attuali azionisti di Telecom Italia con gli scalatori dell'Olivetti e con la Deutsche Telekom. Si muove davvero qualcosa in questa direzione? La mossa di Bernabò ha già provocato un terremoto nelle telecomunicazioni europee. Non può essere felice la Fnuice Télécom (che ha una partecipazione incrociata del 2% con Dt ed è alleata in Global One insieme all'americana Sprint). L'Enel di Franco Tato è irritata con i tedeschi: abbracciando Bernabò, la Deutsche Telekom dovrebbe uscire dall'italiana Wind (dove ha il 24,5% come France Télécom, accanto al 51% dell'Enel). E forse accantonare il proposito che le viene attribuito di comprare l'inglese Cable & Wireless.

Luoghi citati: Dresda, Europa, Germania, Londra