Effetto Ocalan sul voto turco di Mimmo Candito

Effetto Ocalan sul voto turco Ma i militari temono l'affermazione del Partito della Virtù, d'ispirazione islamica, nato dalle ceneri del disciolto Refah Effetto Ocalan sul voto turco Il premierfavorito dopala cattura del leader curdo Mimmo Candito Oggi la Turchia si dedica ad elezioni anticipate perii rinnovo del Parlamento. E' la stessa Turchia che a novembre dichiarò quasi guerra all'Italia di D'Alema e che Stati Uniti ed Israele si erano precipitati ad aiutare nei suoi affari anticurdi, ben consci - Clinton e Netanyahu - del ruolo determinante che Ankara interpreta in un sacco di faccende geopolitiche: l'equilibrio orientale della Nato, le alleanze strategiche dell'America nel Medio Oriente, la sorte politica e militari! di Saddam Hussein, il ruolo dei fondamentalismi nelle società islamiche sviluppate, il percorso dei rifornimenti energetici dal territorio ex-sovietico, anche lo relazioni economiche fra il mondo europeo e quello musulmano. A queste elezioni anticipate la Turchia arriva perché in quei giorni di Ocalan ospite dentro un villotto romano, il governo di Ankara dovette subire un ignominioso voto par- lamentare, che denunciò la corruzione del suo primo ministro, Yilmaz, e di altri collaboratori di gabinetto. Nella politica turca la corruzione è un male endemico, che non risparmia quasi nessuno, e i suoi partiti operano come associazioni di un potere personalistico piuttosto che come organismi di progettualità politica; uno dei pochissimi che si era sottratto a questa pratica era il Refah, il Partito Islamico del Benessere (la Turchia laica di Ataturk è comunque musul¬ mana al 97 per cento), e anche per questo il Refah si era guadagnato un consistente consenso popolare, tanto da mandare al governo il suo leader, Necmettin Erbakan. I generali eredi della dottrina di Remai Pasha non potevano però accettare questa «minaccia» religiosa, ed Erbakan fini rinviato a casa sua (un giudice ne ha ora chiesto anche la condanna per attentato alla Costituzione), mentre il suo Refah finì sciolto d'ufficio. L'aggiustamento imposto dall'alto non ha però risolto i mali endogeni della politica turca, e il governo di Yilmaz ha potuto resistere soltanto per il tempo sufficiente a salvare la decenza; poi le liti tra parlamentari corrotti e mafiosi hanno prevalso su qualsiasi progetto di comparaggio (Yilmaz sembrava anche che avesse trovato un accordo con un'altra celebre leader chiacchierarissima, la signora Tansu Ciller); oggi, dunque, si torna a votare. Fino a quando non scoppiò il caso Ocalan, tutti i sondaggi pre-elettorali davano per scontata la vittoria del nuovo partito islamico, che aveva preso l'eredità del Refah cambiandone soltanto il nome, e definendosi ora Partito della Virtù: il suo populismo, ma soprattutto la sua straordinaria capacità di penetrazione sociale (offre gratuitamente tutti quei servizi dalla scuola alla sanità - che lo Stato non ha i mezzi per gestire adeguatamente per le poverissime periferie metropolitane), gli assicuravano un rinnovo fiduciario del voto di preferenza. Ma sulla crisi e sulla caduta del governo Yilmaz si è inserito con molta abilità un vecchio protagonista della vita politica turca, Bulent Ecevit, che ha sempre saputo coniugare una identità socialdemocratica con le pratiche del parlamentarismo di Ankara: e il regalo che americani e israeliani gli hanno prontamente offerto, impacchettandogli in carta dorata il terribile Ocalan, ha dato al leader del Partito del Socialismo Democratico un grosso guadagno di popolarità presso la società turca, o comunque presso quella parte della società che non accetta l'esistenza di un «problema curdo» dentro i sacri confini nazionali fissati da Ataturk «Padre della Patria». Le certezze di alcuni mesi fa si sono perciò incrinate, e gli ultimi sondaggi paiono indicare ora che il Psd di Ecevit (godendo anche di una riduzione del tasso d'inflazione: da quasi il 90 per cento del 1998 al 61 per cento di quest'anno) potrebbe diventare il primo partito del nuovo Parlamento, tranquillizzando i nervosissimi generali laici e consentendo al presidente Demirel di assegnare il nuovo incarico senza dover forzare in modo indecente la prassi costituzionale. Domani, poi, ricominceranno i problemi che ora stanno in un angolo: le privatizzazioni, la riforma fiscale, il sistema pensionistico, e la guerra ai curdi. La formazione integralista offre gratuitamente tutti quei servizi - dalla scuola alla sanità - che lo Stato non ha i mezzi per gestire adeguatamente nelle poverissime periferie urbane Donne in abiti tradizionali durante un comizio del Partito democratico La Turchia vota oggi per rinnovare Il Parlamento, dopo la caduta del governo Yilmaz, nell'autunno scorso