L'India invoca Sonia Gandhi di Claudio Gallo

L'India invoca Sonia Gandhi La vedova italiana di Rajiv deve decidere se guidare un governo di minoranza o aspettare elezioni anticipate L'India invoca Sonia Gandhi Caduto per un voto il governo nazionalista Claudio Gallo NEW DELHI Era nato debole e gracile tredici mesi fa, ieri è spirato, ucciso da un solo voto di differenza: l'India, appena entrata nell'era delle grandi coalizioni, ha perso il governo guidalo dal nazionalista hindu Alai Miliari Vajpajee. Oli occhi di tutti sono puntali sul leader dell'opposizione, Sonia Gandhi, guida di quel partito del Congresso che ottenne l'indipendenza dall'impero britannico con Gandhi e Nehru: riuscirà la vedova italiana di Rajiv Gandhi a fare il nuovo governo? I,a crisi, scattata ieri dopo che il governo e caduto sulla mozione di fiducia por 269 voti contro 270, lascia trasparire una debolezza generale del quadro politico indiano, dipendente com'è dai capricci e dai ricatti di un pulviscolo di partitili! regionali pronti a saltare da una coalizione all'altra senza nemmeno aspettare la seconda scarpa. «Qualcuno non ha mantenuto le promosse», ha commentato l'anziano premier del Bjp (il partito nazionalista lamini che rassegnando le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, K. R, Narayanan, non ha escluso elezioni anticipato. Il voto anticipato tuttavia potrebbe essere un regalo proprio a Sonia Gandhi che un sondaggio di qualche mese fa rivelava il personaggio politico più collibie in India. Nella palazzina bianca con il portale a colonne che ospita il partito del Congresso, noi cuore della capitale del Raj britannico disegnato con severa grazia da sir Bdwin Lutyens, regna una grande prudenza. Qualcuno ipotizza un governo di minoranza monocolore con Sonia al timone: 140 deputati su 543, con l'appoggio della (debole) sinistra e di una nebulosa di ras regionali. Ma siamo daccapo, la stabilità che l'India va cercando è un'altra cosa. Se n'è accorta subito la Borsa: la principale, (niella di Bombay (Mumbai porgli indiani) ha perso 246 punti in quindici minuti, Delhi ha stabilito in mezz'ora il record negativa il meno 57 punti. E' curioso, ma non troppo, che a scatenare questa crisi sia stata una donna e che una donna sia candidata a risolverla. Anche se le donne sono sempre state tenute ai margini della società, la metafisica indiana sa che il potere è femminile. Nell'era della globalizzazione, dove le vecchie tradizioni sono moneta fuori corso, i simboli si fanno carne e oggi sono proprie le donni; a condurre il gioco politico indiano, invece di bruciare liete sulla pira dei manti morti. Ha aperto la partita una signora corpulenta, ex attrice definita «il sogno di qualsiasi disegnatore satirico», Jayalalitha Jayaram, per gli amici Jaya, leader dell'Aiadmk, partito del Tamil Nadu che portava alla coalizione di Vajpayee 18 cruciali seggi. Per il direttore del piti noto noto settimanale dell'India del Sud, «Frontline», «è amora lo, autoritaria e straordinariamente corrotta». Questa matrona che negli accessi di collera si leva le scarpe e le tira in testa ai collaboratori, capace, (piando era premier del suo Stato, di proclamare festa pubblica il matrimonio del figlio della sua «amica del cuore», si è intestardita di ottenere la testa del ministro della Difesa Fernandes e la riabilitazione del capo della Marina, cacciato per uno scandalo di spionaggio. Fernandes è corrotto, l'ammiraglio è innocente, questa la sua tesi. Il vecchio Vajpayee ha fatto finta di niente finché ha potuto, anche perché la vicenda rischiava di introdurre una pericolosa politicizzazione nelle Forze annate, proprio mentre nel subcontinente missili e atomiche spuntano come funghi. Cosi si è arrivati alla resa dei conti, non prima che Jayalalitha si fosse fatta vedere a prendere il tè dalla sua amica Sonia. Prima della ultime elezioni, i giornali si divertivano a chiamare Sonia (nata Maino nel 1946 a Orbassano, nella cintura di Torino) «la sfinge» perché dopo la morte, in due diversi attentati, del marito, il premier Rajiv Gandhi, e della suocera Indirà Gandhi (solo omonimia con il Mahatma) se ne stava in silenzio, senza rispondere agli appelli di chi voleva che prendesse la leadership del Congresso. Adesso Sonia Gandhi è entrata a piedi giunti in quella grande corrente della storia che porta inesorabilmente la sua famiglia nelle stanze del potere. L'insaziabile sete di miti delle folle miserabili si abbevera oggi alla sua immagine che viene riverita come quella di una dea, e specularmente il volto di lei pare ogni giorno di meno quello di un'europea e sempre più quello di una donna indiana: il volto benefico della madre che raccoglie, comprende, aiuta. Non è escluso che, dall'alto della sua nuova statura politica, Sonia preferisca le elezioni anticipate a! debutto in un governo traballante, ma la voglia di rinvincita del partito, da un anno lontano dall'abituale potere, potrebbe avere la meglio. A destra, sostenitori del partito del Congresso agitano un'immagine di Sonia Gandhi, ieri a New Delhi. Sopra il premier uscente Atal Biliari Vajpayee

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