Di Pietro: pronto a rinunciare al doppio turno

Di Pietro: pronto a rinunciare al doppio turno Oggi urne aperte dalle 7 alle 22. Il senatore dell'Ulivo agita le acque alla vigilia del referendum Di Pietro: pronto a rinunciare al doppio turno Veltroni: «No, è la nostra scelta. Era meglio tacere» ROMA Due dichiarazioni, ieri, hanno scosso la calma piatta che di solito caratterizza la vigilia del voto. La prima è stata quella di Antonio Di Pietro. L'ex pubblico ministero ha fatto un annuncio importante: «A me ha detto - piacerebbe avore il maggioritario con il doppio turno di collegio, ma non vorrei che nel far ciò si produca un altro mostro con il proporzionale. E allora è meglio il risultato del referendum piuttosto che un intervento peggiorativo». Affermazioni significatve, quelle di Di Pietro, doppioturnista convinto, tant'è che su questo tipo di riforma elettorale ha presentato una proposta di iniziativa popolare. Affermazioni la cui valenza non è sfuggita a Walter Veltroni, che infatti gli ha prontamente replicato. «Oggi - ha risposto il segretario della Quercia - è il giorno del silenzio ed è un peccato che sia stato rotto». Quindi il leader diessino ha aggiunto: «A parte che c'è un documento dell'Ulivo sul doppio turno, che forse Di Pietro nonricorda, c'è anche una sua proposta di iniziativa popolare che ha raccolto migliaia di firme». La sortita dell'ex pm, che ha subito impensierito gli esponenti di Botteghe Oscure (oltre a Veltroni, altri rappresentanti della Quercia hanno criticato l'ex magistrato) e i forzitalisti (che hanno replicato con Enrico La Loggia), ha un doppio significato. Da una parte il senatore dei «democratici» ha voluto mettere le mani avanti per impedire future alleanze, sulle riforme, ma anche su altri te¬ mi, tra D'Alema, Marini e Berlusconi. Dall'altra, l'uscita di Di Pietro lascia trasparire chiaramente quale sia l'indirizzo di marcia del movimento prodiano: la creazione di un grande partito democratico dentro cui confluiscano le esperienze del centro e quelle della sinistra, ds in testa. Ed è chiaro che è più facile raggiungere 1' obiettivo del partito democratico con il turno unico, piuttosto che con quello doppio. E' stato proprio questo secondo ragionamento che si nascondeva dietro le dichiarazioni dell'ex magistrato, a suscitare la reazione di Veltroni. Naturale, invece, che un personaggio come Gianfranco Fini abbia esultato per l'esternazione dipietresca: «Sono lieto di questa presa di posizione», ha dichiarato il leader della destra. Il presidente di Al¬ leanza nazionale ha in mente di tentare il tutto per tutto pur di bloccare l'intesa tra Berlusconi, D'Alema e Marini, e il fatto che l'ex magistrato si dica contrario al tentativo di una legge che attenui gli effetti referendari fa il suo gioco. Non solo: Fini vagheggia la creazione di un partito conservatore (il cosiddetto Elefantino) e la nascita, sull'altro fronte, di un partito democratico agevolerebbe questo progetto. Per gli stessi motivi un forzitalista contrario all'«inciucio» come Antonio Martino si è unito a Fini nel plauso a Di Pietro. «Il suo intervento - ha spiegato l'ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi - è molto importante e offre una garanzia in più di chiarezza politica». Ma c'è un'altra dichiarazione che ieri ha creato qualche polemica. Una dichiarazione di voto: quella del ministro per le Pari opportunità Laura Balbo, la quale ha affermato che andrà a votare al referendum, e voterà «Sì». Una presa di posizione che ha innervosito i verdi contrari al quesito referendario. Luigi Manconi, che a suo tempo ha proposto a D'Alema il nome di Balbo per quel ministero, è stato costretto a fare buon viso a cattivo gioco. «La nostra libertà - si è limitato a dire Manconi - è illimitata». Ma gli altri verdi non hanno saputo nascondere la loro stizza. Duro Pieroni: «Balbo ha osservato - ha sbagliato: meglio se fosse restata in silenzio». Addirittura sprezzante Paissan: «E' una notizia - ha replicato l'esponente Verde del tutto trascurabile che non merita considerazione né commenti», [m. t. m.l

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