E la stampa bellezza di Vittorio Gorresio
E la stampa bellezza TACCUINO DELLA MEMORIA E la stampa bellezza LE Comari di Windsor»: cosi or è tant'anni (ma sembra veramente ieri) su questo giornale Vittorio Gorresio delini due uomini politici grossi per una loro pubblica baruffa. Litigarono su di un problema che conoscevano solo in superficie. Oggi, avviluppata nel referendum come in una camicia di forza, la nostra classe politica, con le dovute eccezioni, incapace com'è di una analisi serena della guerra balcanica, «Nato versus Beograd», si abbandona alla rissa verbale nostop. Qualsiasi pretesto è buono per dar mostra (ahiloro) di robusta mancanza di memoria storica (anche «a breve»), di ignoranza in fatto di diritto internazionale, di cecità non solo politica di fronte al nuovo, all'anomalo di questa guerra non dichiarata. Ed ecco qualcuno protestare con veemenza perché Santoro, trasmettendo da Belgrado il suo atipico Moby Dick (una volta si chiamava Samarcanda, domani chissà comi.1 ma è lui, la trasmissione), avrebbe fatto il giuoco del nemico. Così come lo avrebbe fatto Vespa, il giuoco del nemico, dico, dando spazio alla animosa ideologa consorte di Slobo ovvero Lerner lasciando che l'ambasciatore di Serbia parlasse fuor dai denti. Se si fossero ricordati, i politici protestatari, di un precedente non poi così lontano, avrebbero evitato l'ennesima bnitta figura. Il «precedente» è l'intervista di Peter Arnett a Saddam in piena Gorra del Golfo, sotto le bombe americane. Il tiranno assiro-babilonese (manco a dirlo ribattezzato subito l'Hitler del Medio Oriente) accusava gli Stati Uniti di infierire criminalmente su di una popolazione inenne, pretendeva dal presidenti; Bush il linkaye tra il suo (possibile) ritiro dal Kuwait e la soluzione del problema palestinese, mentre il giornalista nemico, Arnett, gli rimproverava di aver violato il diritto internazionale, di continuare a farlo prendendo ostaci occidentali eccetera. Nessuno si scu.idalizzò per quell'intervista invero «storica», Peter ricevette un premio dal suo datore di lavoro, la sua fama aumentò. Nessuno mostrò di scandalizzarsi. Ma non basta: la brutta avventura corsa da Lucia Annunziata ha provocalo la fatale protesta di qualcuno che grida all'attentato contro la libertà di stampa. La libertà di stampa a senso unico? Per tortuna la nostra collega (che abbiam visto scarpinare il Salvador come un bravo soldatino della notizia) lui .sdrammatizzato il suo ca.->o è il nostro lavoro, ha dello. Ha avuto paura? Non riuscivo a capire come poteva andari; a finire, ha risposto. E' proprio cosi: nel 1971, dopo un fallito putch in Sudan, soldati furiosi prosuro Eric Rouleau, Therry do Jardnes, Egisto Corradi e chi scrive, e li misero al muro, con le mani legate dietro la schiena, per fucilarli. Il sergente che doveva comandare «fuoco», giunse con mezz'ora di ritardo e siccome lui era stato in Congo con l'Onu e dunque parlava ii frani ese quando capi ch'eravamo giornalisti e non spie, invece di farci fuori ci accompagnò in albergo. Ecco, ha ragione Lucia: eravamo certamente angosciati ina soprattutto non riuscivamo a capire «come poteva andare a finire». Qualche volta «si capisce», qualche volta ti ammazzano. «E' la stampa, bellezza».
Luoghi citati: Belgrado, Congo, Kuwait, Medio Oriente, Serbia, Stati Uniti, Sudan
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